Woda la gattina che rischia di essere mandata via dal carcere nel quale vive
Questa gatta ha rischiato grosso ma vediamo insieme perché
La storia della gattina, protagonista di questa righe, è davvero surreale amici miei, infatti, non vedevo l’ora di raccontarvela per filo e per segno. Ecco che, ancora una volta, un piccolo e dolce pelosetto ci dimostra come si può vivere in pace e serenità con gli altra attraverso l’amore e l’empatia. Oggi, sono qui per raccontarvi la storia di Woda la gattina che rischia di essere mandata via dal carcere nel quale vive ormai da anni. Andiamo a conoscerla insieme!
Questa piccola e dolce gattina di nome Woda rischia di essere mandata via dal luogo che sente come casa propria. Era una dolce randagia che cercava amore e affetto e, soprattutto, era incinta quando entrò per la prima volta nel carcere Gozzini di Firenze. Qui, partorì con il favore delle persone che lavorano e sono recluse in quel posto, tutti la amavano.
I suoi gattini furono dati tutti in affidamento e adottati e lei, alla soglia dei vent’anni venne adottata dal personale e dai detenuti. Tutto sembrava rose e fiori fino ad ora, quando il carcere cambia direttore e la nuova presidente non accetta gatti all’interno della struttura.
La piccola Woda ha 21 anni ora, anziana e malandata vorrebbe solo restare a casa sua con le persone che fino ad oggi si sono prese cura di lei. E, infatti, la notizia oltre ad aver sconvolto tutti ha anche suscitato lo scontento del personale e dei detenuti che la volevano ancora al loro fianco.
Ma, fortunatamente, dopo diversi sforzi in richieste e discussioni si è arrivati alla lieta notizia: la gattina Woda può rimanere nel carcere Gozzini. Probabilmente a toccare i cuori, più di ogni altro discorso, furono le parole di Don David Mario Colella parroco del carcere.
“Mi dispiace che la gattina vada via, mi ero affezionato anche io. Era ormai parte integrante di questo ambiente, aiutava i detenuti a vivere meglio, era quasi terapeutica per tanti di noi. Stava soprattutto negli uffici degli agenti, ma anche nel cortile e negli spazi esterni. È vero che si tratta di un animale, ma spesso il modo in cui trattiamo gli animali è indicativo di come trattiamo gli esseri umani. Nelle prigioni dovrebbero esserci più animali, sono terapeutici per i reclusi. Sarebbe bello se la gatta restasse qui”