Virbagen Omega per gatti: che cos’è, a cosa serve e in quali casi si usa questo farmaco
Il Virbagen O§mega si usa per il trattamento di gatti affetti da FeLV e FIV, due infezioni virali altamente contagiose e pericolose
Il Virbagen Omega per gatti è un farmaco a base di interferone ricombinante omega di origine felina, principio attivo che serve per il trattamento di FeLV e FIV a stadi clinici non critici.
Si utilizza nei gatti a partire dalla nona settimana di età ed è una sospensione che si inietta per via sottocutanea con una dose di 1 MU (milioni di unità) per ogni kg di peso corporeo.
Questo farmaco si può usare anche per il trattamento dei cani affetti da parvovirosi, un virus altamente contagioso e mortale specialmente per i cuccioli.
Virbagen Omega per gatti: posologia e dosi
Virbagen Omega è un farmaco per gatti che si acquista in flaconi da 5 MU o 10 MU contenenti il liofilizzato e il solvente, che insieme formano la sospensione da iniettare per via sottocutanea.
Si usa nei gatti a partire dalla nona settimana di età colpiti da FeLV, il virus della leucemia felina, e FIv, il virus dell’immunodeficienza felina, ma solo nei casi clinici meno gravi.
La sospensione deve essere iniettata nei gatti per via sottocutanea una volta al giorno per 5 giorni consecutivi in tre cicli nella dose di 1 milione di unità (MU) per ogni kg di peso corporeo.
Il Virbagen Omega non è il classico farmaco da banco e soltanto il veterinario deve somministrarlo ai gatti.
A cosa serve il Virbagen Omega per gatti?
Il Virbagen Omega si usa per il trattamento di gatti affetti da due brutte malattie: la leucemia felina (provocata dal virus FeLV) e la sindrome da immunodeficienza felina (provocata dal virus FIV).
Cos’è la FeLV e cosa provoca nei gatti?
FeLV è la sigla con cui comunemente viene chiamata la leucemia felina, una malattia altamente contagiosa e molto diffusa tra i gatti, per i quali spesso è mortale.
A provocarla è un retrovirus che si trasmette principalmente tramite la saliva (quindi i morsi di animali infetti) ma anche tramite altre secrezione o il sangue.
In genere nelle fasi iniziali dell’infezione il gatto non mostra alcun sintomo, tanto che spesso capita che la mamma gatta trasmetta il virus ai gattini ancora nell’utero.
La FeLv colpisce soprattutto i gatti giovani e che vivono in strada o hanno la possibilità di uscire di casa per frequentare gli ambienti esterni.
Questa malattia può avere un decorso diverso a seconda dell’esemplare colpito. Alcuni gatti, infatti, riescono ad eliminare il virus spontaneamente e diventano immuni mentre altri non riescono a sviluppare l’immunità.
Quando il virus si diffonde nell’organismo colpisce in particolare il midollo osseo, proprio dove si producono le cellule del sangue responsabili delle difese immunitarie del micio.
Attualmente non esiste una cura per la FeLV ma soltanto delle terapie di supporto che aiutino i gatti a vivere più a lungo ma soprattutto lontano dai sintomi e dai disturbi tipici della malattia.
La cosa più importante, quindi, è la prevenzione: portiamo il micio spesso dal veterinario e facciamo dei test specifici per verificare se sia sano o meno.
Cos’è la FIV e cosa provoca nei gatti?
La FIV è la sindrome da immunodeficienza felina, un’altra malattia felina molto contagiosa e diffusa tra i gatti causata da un altro retrovirus.
Si manifesta con sintomi e conseguenze analoghe a quelle del virus dell’HIV, quello che nelle persone provoca l’AIDS, per questo spesso viene chiamata AIDS felina.
Ciò però non deve farci cadere in errore: la FIV è simile all’AIDS ma non si può trasmettere all’uomo in alcun modo!
Il virus della FIV si trasmette per contatto diretto con lo scambio di fluidi organici, quindi con l’accoppiamento, oppure di saliva o sangue.
Non resiste nell’ambiente ma la sua diffusione è proporzionale al tipo di luogo. In parole povere la FIV si diffonde dove ci sono moltissimi gatti randagi quindi le città sono il suo ambiente ideale.
Nella maggior parte dei casi ne sono colpiti i gatti maschi, quelli che stando in giro vengono spesso coinvolti in risse per il territorio e quindi subiscono morsi e ferite.
I gatti domestici, però, non sono esenti dal contagio e possono infettarsi anche solo a causa di un’uscita sporadica o casuale da casa.
Anche per la FIV non esiste una cura ma solo dei trattamenti, come quello con Virbagen Omega, che possono contribuire a far vivere i gatti infetti più a lungo e in condizioni dignitose.
La cosa importante è portare il micio sieropositivo a fare controlli periodici dal veterinario in modo da intervenire in tempo quando ce ne sia bisogno.
Come agisce il principio attivo?
Il Virbagen Omega per gatti contiene il principio attivo interferone ricombinante omega. Gli interferoni sono una particolare famiglia di proteine prodotte naturalmente dall’organismo del gatto per combattere le infezioni virali.
Questo principio attivo, in sostanza, agisce sui gatti stimolando il sistema immunitario in modo che si attivi e attacchi direttamente il virus.
L’interferone omega contenuto nel Virbagen viene prodotto attraverso un particolare metodo, la tecnologia ricombinante, a partire da una cellula animale in cui è stato inserito un gene in grado di produrre autonomamente la proteina.
Per questo motivo l’interferone ricombinante omega produce lo stesso identico effetto di quello prodotto naturalmente dall’organismo.
Virbagen Omega per gatti: possibili effetti collaterali
Il Virbagen Omega per gatti non è un farmaco di uso comune come gli antidolorifici o gli antibiotici e a somministrarlo deve essere solo ed esclusivamente il veterinario.
Per ottenere degli effetti è fondamentale che il medico lo inietti tenendo conto delle dosi consigliate in base al peso dell’animale.
Naturalmente va da sé che tutti i farmaci devono essere dati al micio sotto il controllo del veterinario senza mai prendere iniziativa, rischiando di fargli del male anziché guarirlo.
Come tutti i farmaci ad uso veterinario anche il Virbagen Omega per gatti può avere degli effetti collaterali, per fortuna passeggeri e non troppo gravi. Gli stessi effetti si riscontrano anche nei cani.
Il micio potrebbe andare in ipertermia, quindi avere un anomalo aumento della sua temperatura corporea, dalle 3 alle 6 ore dopo l’iniezione del farmaco.
In molti casi può mostrare sintomi come vomito o feci molli e dagli esami del sangue, inoltre, si può riscontrare una leggera diminuzione nella conta di globuli bianchi, piastrine e globuli rossi.