Togliere il gattino alla madre: quando si può fare e quando no
Ogni cosa a suo tempo, succede anche con lo svezzamento che non va assolutamente anticipato. Vediamo allora quando togliere il gattino alla madre
Quando togliere il gattino alla madre? È una domanda che ci si pone spesso. Una cucciolata in arrivo è sempre una grande emozione, impagabile, però è opportuno arrivare preparati al lieto evento ed evitare di commettere passi falsi che potrebbero danneggiare l’equilibrio psicofisico dei micetti e della loro mamma. Si tratta di una fase delicata dalla quale dipende il resto della vita.
Cerchiamo quindi di essere un supporto e non una fonte di stress o malessere. La socializzazione, infatti, che comincia in famiglia e accanto ai fratellini, è molto complessa. Va vissuta nella maniera più corretta possibile, altrimenti si rischiano danni comportamentali che poi non sono facili da superare.
Come allontanare i cuccioli dalla madre senza traumi
Lo svezzamento è un processo graduale che si divide in più fasi. La prima comincia alla nascita e si conclude alla quarta settimana circa. Non è ancora arrivato il momento di togliere il gattino alla madre che, invece, appare parecchio attenta e protettiva nei confronti dei piccoli che ha dato alla luce da poco tempo.
Durante l’allattamento, il nutrimento materno è fondamentale, così come le cure che servono anche a stimolare i bisogni fisiologici. La gatta infatti lecca i propri figli per spingerli a fare la pipì e ad andare di corpo. Tutto si complica nel caso di mici orfani o abbandonati, che dovranno subire inevitabilmente uno svezzamento precoce ed essere supportati da delle balie umane.
La seconda fase è quella dello svezzamento vero e proprio, mamma gatta è sempre meno ‘chioccia’ e cerca di spingere i propri piccoli ad acquisire sicurezza. I gattini, infatti, ormai riescono a vedere e a camminare. In teoria, sarebbero pronti a imparare come ci si procura il cibo. Per fortuna, però, hanno chi pensa a loro e speriamo possano trovare in tempi celeri una mamma o un papà umani disposti ad adottarli quando è il momento giusto.
Il compito più arduo è imparare a essere indipendenti, diventare adulti. Miao lo farà con l’aiuto della mamma che lo metterà in guardia dai pericoli della vita, gli insegnerà a cacciare e a dosare la forza. A tal proposito, potrebbe tornare utile saperne di più su come impedire a un gatto a mordere e graffiare (nel caso in cui il micetto dovesse essere ‘rimandato a settembre’).
Distacco dei cuccioli dalla madre
È una eventualità da evitare in tutti i modi se non è ancora arrivato il momento, che in genere coincide con il compimento dei due mesi di età. Significa creare un vuoto difficile da colmare e che lascerà il segno. Dal punto di vista fisico ed emotivo il gattino dovrà affrontare un periodo di mancanze.
Tra le quattro e le otto settimane di vita, invece, il cucciolo è più forte e sano. Tutto cambia, ma è ancora presto e nessuno può sostituirsi appieno a chi lo ha messo al mondo. La mamma è sempre la mamma. La sua mancanza avrà delle ripercussioni per tutta la vita del felino.
Togliere il gattino alla madre precocemente lo farà diventare paurosi nei confronti dell’essere umano per esempio, poco incline alle carezze e alle coccole, iperattivo e, nei casi più gravi, potrebbe soffrire di ansia da abbandono. Morsi, graffi e tappezzerie massacrate rappresentano le conseguenze più evidenti. A tal proposito, ecco perché il gatto morde quando lo accarezzo.
Se possibile, attendiamo i due mesi di vita: soltanto in quel momento i piccoli sono educati e indipendenti, pronti ad affrontare la vita. Potremo quindi sperare che chi li adotterà non avrà grossi danni all’arredamento di casa.
I gatti sentono la mancanza della mamma
Soprattutto nel periodo iniziale, quando priviamo il nostro amico a quattro zampe del latte materno, dobbiamo assicurargli un sostituto che sia in grado di dargli il nutrimento di cui ha bisogno. In commercio esistono degli alimenti studiati ad hoc che, oltre a garantire le opportune proprietà nutrizionali, riescono ad assicurare persino lo stesso sapore.
Il cibo che scegliamo, inoltre, deve essere di ottima qualità e studiato in maniera tale da abituare, passo dopo passo, il gattino a una dieta da adulto. Tra le prime regole, oltre ad affidarsi al consiglio esperto di veterinario di fiducia, c’è la corretta lettura dell’etichetta.
Infatti, se la carne è il primo ingrediente indicato significa che abbiamo di fronte una formula ricca di proteine, ideale per la crescita sana ed equilibrata di cani e gatti (notoriamente dei carnivori).
Importantissimo è non dare al gattino il latte vaccino, in alternativa a quello in polvere è meglio quello di capra: il suo stomaco, infatti, non riesce ad assimilare correttamente gli enzimi che contiene. Tra gli effetti collaterali, anche possibili episodi di diarrea. Non solo fastidiosa ma anche, e soprattutto, pericolosa qualora dovesse persistere nel tempo. A tal proposito potrebbe tornare utile conoscere gli alimenti tossici per i gatti.
Dopo quanto tempo la gatta lascia i gattini
La nostra piccola palla di pelo, specialmente all’inizio, dovrà fare scorta di cibo più volte al giorno: la media, solitamente, è di quattro o cinque volte nell’arco delle 24 ore. Il dosaggio consigliato è di circa 80 milligrammi di latte artificiale, meglio se in piccole dosi. A dirci se avrà fame sarà proprio Micio, che potrebbe lamentarsi e attirare l’attenzione nel caso in cui dovesse ancora provare un certo appetito. Solitamente, resiste tutta la notte senza sentire l’esigenza di mangiare di nuovo. Tuttavia, lasciargli un’eventuale scorta notturna potrebbe rappresentare una sorta di porto sicuro.
Quando parliamo di cibo e di latte sostitutivo, un discorso a parte va fatto se siamo dinanzi a un cucciolo allontanato prematuramente dalla madre. In questo caso, infatti, bisogna trovare un sistema per “simulare” la naturale poppata. Il metodo più utilizzato si basa sull’utilizzo di un contagocce: quest’ultimo va riempito con il latte artificiale prima di cominciare a interagire con Miao. Gli esperti la chiamano alimentazione a siringa.
Togliere il gattino alla madre deve essere un processo graduale. Specialmente nel caso dei gattini diffidenti o spaventati da una situazione che non conoscono, è opportuno trovare il modo per giochicchiarci un attimo prima di procedere con il momento della pappa. In sostanza, è necessario trovare il modo per guadagnarci la fiducia del piccolo.
E arriviamo adesso al momento in cui bisognerà garantire al piccolo il necessario fabbisogno di latte artificiale. Prestando la necessaria attenzione, agguantiamo il nostro amico a quattro zampe tenendolo fermo in modo saldo. A quel punto, avendo cura di non fargli del male, somministriamo gradualmente le gocce del latte. Per evitare un approccio troppo fisico, o per favorire le fasi iniziali dell’interazione con il piccolo, una possibile alternativa può essere quella di intingere un nostro dito nel latte e vedere se il micetto lo lecca.