Segnali che il gatto vuole stare solo: quando non dobbiamo infastidire Micio
La natura del felino deve essere rispettata, ecco quali sono i segnali che ci dicono che il gatto vuole stare solo. Meglio rispettarli!
I segnali che il gatto vuole stare solo sono chiari, basta conoscerli, saperli interpretare correttamente. È chiaro che secoli di convivenza sempre più a stretto contatto con il nostro amico a quattro zampe ha migliorato la qualità dei rapporti e oggi sappiamo molto di più sui felini rispetto a qualche decennio fa.
Nonostante c’è chi pensi il contrario, Miao ha necessità di ricevere attenzioni e coccole, questo però deve avvenire senza andare contro la natura di un animale che – nonostante l’addomesticamento – rimane sempre molto istintivo e territoriale. Non possiamo pretendere che sia il nostro peluche o un antistress, il legame deve tenere conto anche dei suoi bisogni.
Il gatto sceglie un solo padrone
A dispetto dei falsi miti sui gatti da sfatare, ma che continuano a circolare, Micio è perfettamente in grado di affezionarsi e di riconoscere una sorta di ‘capobranco’. Non succede come nei cani, estremamente fedeli, ma si viene a creare una sorta di imprinting, di amore che non è certo a senso unico.
I segnali che il gatto vuole stare solo dobbiamo conoscerli. Come non pretendiamo invasioni di campo, lo stesso avviene al contrario. Se il nostro amico a quattro zampe graffia, emette un sibilo simile a un soffio o arriva a mordere vuol dire che non vuole essere disturbato. Non sono reazioni improvvise, e se abbiamo questa impressione significa che non abbiamo letto correttamente i precedenti campanelli d’allarme.
Come capire se il gatto è felice
L’aggressività possessiva del gatto è molto specifica e facilmente riconoscibile, basta sapere di che si tratta. Più impariamo a comprendere il linguaggio dei gatti, più sapremo rispettarli e aiutarli quando hanno bisogno del nostro aiuto. Questo vale soprattutto se abbiamo deciso di adottare un gatto traumatizzato che ancora non ci conosce e che ha paura di subire altre cattiverie.
Non va mai dimenticato, infatti, che la nostra piccola palla di pelo è estremamente abitudinaria, non ama le novità e gli imprevisti. Un ambiente nuovo, dei coinquilini nuovi sono tutti elementi di disturbo. Ecco perché con Miao dobbiamo avere una certa dose di pazienza e dobbiamo creargli un ambiente che riconosca come familiare e nel quale ci sia un luogo che possa identificare come rifugio. A tal proposito, può tornare utile sapere come abituare il gatto al trasportino. In questo modo non lo vedrà come un mero mezzo di trasporto per andare dal veterinario o, peggio, cambiar casa, ma come un alleato al quale chiedere ‘asilo politico’.
I gatti capiscono che gli vogliamo bene
La comprensione dei segnali che il gatto vuole stare solo è particolarmente importante quando si è alla prima esperienza con i felini, e soprattutto quando ci sono bambini in casa particolarmente esuberante. Infatti, è fondamentale insegnare ai più piccini il rispetto verso gli animali, altrimenti potrebbero esserci delle conseguenze spiacevoli.
È bene che sappiano che non vanno trattati come peluche, ma con rispetto e tenendo conto degli spazi reciproci. Niente rumori fastidiosi o prese di posizione. Anche perché i gatti la caccia ce l’hanno nel dna e l’approccio da predatore può sempre fare capolino e avere il sopravvento.
Come capire se un gatto ti odia
I suoni, se bene interpretati, possono dirci tanto. Per esempio, se il gatto fa le fusa è davvero felice? No, anche loro possono indicare frustrazione e stress. Sono accompagnate da muscoli tesi, tentativi di fuga e orecchie tese. In questo caso concediamo i propri spazi alla nostra piccola palla di pelo. A tal proposito, ecco come curare l’ansia nel gatto.
Il sibilo, il cosiddetto felino che soffia, indica che è arrabbiato e nervoso. Il passo successivo è mostrare i denti e mettersi in posizione di attacco. Si comporterà come un piccolo leone della Savana in miniatura.
Un miagolio acuto, che rivolge solo a noi perché con i suoi simili utilizza altri versi, vuol dire “ho fame”. Quando invece è di tipo gutturale e proviene dalla parte posteriore della bocca, indica l’intenzione di combattere. Rappresenta una sorta di sfida, di avvertimento ed è bene togliersi dal suo raggio d’azione prima che creda seriamente di dover passare ai fatti.
Posizioni del gatto quando sta male
Tra i segnali che indicano che il gatto vuole stare solo ci sono delle posizioni chiare e inequivocabili, se si conoscono. Le orecchie all’indietro, per esempio, sono sintomo di angoscia e un tentativo di protezione. Attenzione, perché la paura può trasformarsi in aggressività.
Lo stesso vale per i baffi tirati indietro: vogliono dire che il nostro amico a quattro zampe ha bisogno di spazio. Se provocata, la nostra piccola palla di pelo è facile che pensi di doversi difendere. Il linguaggio del corpo di Miao, se letto correttamente, è come un libro prezioso dal quale reperire informazioni importantissime per una convivenza pacifica.
Se si mette in una posizione che può agevolare il balzo in avanti, invece, può volere dire che ha voglia di giocare o che, se ci posizioniamo sulla sua traiettoria, può decidere di saltare e graffiare oppure mordere.
Il pelo rizzato è un altro segnale da non sottovalutare. Indica lotta oppure desiderio di fuga. Nella mente del predatore che sa però di essere in difetto dal punto di vista della stazza è un modo per apparire più grande e minaccioso. Si tratta di un chiaro segnale di combattimento e non può essere frainteso in alcun modo.
Conclusioni
Quando decidiamo di adottare un gatto, se siamo alla prima esperienza, chiediamo il parere del veterinario o di un etologo esperto in comportamento felino. Ci può dare consigli utili per imparare a interpretare un animale per certi versi misterioso e affascinante.
Poi, teniamo conto che un adulto ha delle risorse che un cucciolo di uomo non ha e che il benessere psicofisico di tutti gli attori in gioco deve essere una nostra precisa responsabilità. Scegliamo delle razze di gatti adatte ai bambini e prepariamo i nostri figli a interagire con un essere vivente che ha la propria natura e dei diritti. Cerchiamo di ridurre al minimo i rischi di uno scontro, in modo tale che un’esperienza che cambia la vita in positivo non ci faccia delle brutte sorprese.