I felini urlano quando si accoppiano. Si cimentano in miagolii parecchio rumorosi che si sentono, per esempio, quando una coppia di randagi amoreggia sui tetti.
La gatta inizia a miagolare rumorosamente nel momento in cui entra in calore, lo fa per attirare l’attenzione dei maschietti, che a loro volta rispondono.
Il risultato è un corteggiamento con tanto di rituale che, a suo modo, è anche molto affascinante. L’accoppiamento dei gatti segue delle regole ben precise che vale la pena conoscere.
L’accoppiamento dei gatti non è possibile prima che maschietto e femminuccia non abbiano raggiunto la maturità sessuale. Le gatte la raggiungono tra i cinque e i nove mesi circa; i gatti sono un po’ in ritardo – come spesso accade – e ci mettono più o meno nove mesi/un anno.
Il calore della femminuccia si riconosce a occhi chiusi (e orecchie ben tese): oltre ai miagolii che somigliano tanto al pianto di un bebè, ci sono tantissimi altri segnali. La nostra amica a quattro zampe dice chiaramente al maschietto di essere disponibile. Cammina con la coda alzata e si strofina su qualsiasi superficie le capiti sotto tiro.
Si tratta di un periodo, sembra fatto apposta, che corrisponde ai mesi in cui la temperatura climatica è più elevata: in genere tra marzo e ottobre. Non è infatti un caso che determinati versi siamo più frequenti durante le miti sere estive.
In questo lasso di tempo una gatta può avere dai due ai tre cicli di calore, ognuno dei quali può variare da un minimo di tre a un massimo di 20 giorni.
Tra uno e l’altro, poi, possono passare dai 10 ai 40 giorni: tutto dipende dall’eventuale gravidanza. Se la gatta rimane incinta, infatti, il ciclo si interrompe e l’organismo si prepara alla gestazione e al conseguente parto. Su questo meccanismo possono incidere anche diversi fattori, fra cui la razza e l’età.
Se non vogliamo avere a che fare con dolci attese indesiderate, o perlomeno non vogliamo che l’accoppiamento tra gatti avvenga fuori dal sicuro e monitorato giardino di casa nostra, dobbiamo fare attenzione agli istinti di fuga: sono più forti di qualsiasi rapporto tra bipede e quadrupede, possiamo starne certi.
È per questa ragione che i veterinari fanno una campagna di sensibilizzazione 365 giorni l’anno contro il randagismo e le colonie feline incontrollate. Le conseguenze delle nascite senza freni colpiscono in primis i nostri adorati felini, e noi siamo gli unici nelle condizioni di mettere dei paletti.
Il numero delle colonie, infatti, è in costante aumento ed è uno dei fattori – tra i principali quantomeno – che contribuiscono all’abbandono. Si tratta di un meccanismo senza senso che va fermato solo in un modo: attraverso la sterilizzazione.
Sarà il veterinario stesso a consigliare a chiunque glielo faccia presente di procedere con l’operazione, a meno che non ci siano controindicazioni che mettano in pericolo la vita della gattina. Anche la castrazione dei maschi è altamente raccomandata, se non si vuole dare il via a un allevamento controllato. La prevenzione è la migliore delle cure, non dimentichiamolo mai.
Quando la nostra amica a quattro zampe va in calore vuol dire che è pronta a lanciare segnali inequivocabili ai maschietti che bazzicano nella zona. Il suo comportamento cambia radicalmente e non rifiuta certo le avances, anzi: le cerca in tutti i modi. Dice di essere ben disponibile a concedersi, se qualcuno ne ha desiderio.
Tra gli atteggiamenti che non lasciano certo spazio all’immaginazione c’è l’incedere: la gatta pronta per l’accoppiamento cammina con il sedere e la coda all’insù e il ventre verso il basso. Il messaggio che manda è chiaro: è pronta a tutto e non si lascerà certo pregare.
Dopo avere assunto la posizione ideale per permettere al maschio di agire, inizierà a fare movimenti pelvici; mentre il gatto si concentrerà su quelli copulatori. La fase preliminare all’accoppiamento tra gatti vero e proprio è simile a quella che si crea tra due esemplari aggressivi e pronti al combattimento.
Il rapporto sessuale, in media, dura circa 20 minuti; ma può variare da un minimo di 11 a un massimo di 95 minuti. I maschi arrivano ad accoppiarsi anche 10 volte in un’ora, mentre le femminucce sino a 50 (con diversi maschi, per cause di forza maggiore).
Un ovulo viene fecondato da un solo spermatozoo, ma se la femmina si accoppia con più soggetti, i vari spermatozoi hanno la possibilità di fecondare diversi ovuli. Questo è facilmente traducibile: da una stessa cucciolata possono nascere piccoli con padri differenti.
L’accoppiamento fra gatti provoca dolore? Visti i rumori che nascono in questa fase, è una domanda che in molti si fanno, soprattutto quelli che sono alla prima esperienza con un amico a quattro zampe.
Innanzitutto, bisogna precisare che l’anatomia del pene è molto particolare: sulla sua superficie infatti sono presenti delle spine, come dei piccoli aculei di cheratina che hanno un ruolo determinante nella fecondazione: sono loro che la rendono possibile stimolando l’ovulazione delle femminucce. Oltretutto, impediscono che il pene scivoli via durante l’atto sessuale.
Nonostante i versi e gli atteggiamenti possano far pensare l’esatto opposto, le spine non sono per nulla dolorose e non provocano alcun tipo di sanguinamento. Più precisamente danno il via a un meccanismo neuroendocrino, che provoca una scarica ormonale di LH. Questo ormone comincia ad agire tra le 24 e le 36 ore successive al coito.
Subito dopo aver concluso il rapporto sessuale, la nostra amica a quattro zampe è tutt’altro che amichevole con il suo partner. Via via che quest’ultimo ritira il pene, le pupille della gatta si dilatano e nel 50% dei casi emette un grido molto acuto. Questo è un comportamento assolutamente normale e non c’è motivo di allarmarsi e di pensare che la sua salute sia in pericolo.
La maggior parte delle femminucce, poi, attacca il maschio con fare parecchio aggressivo. Subito dopo si leccano le parti intime per un intervallo di tempo che va dal minuto ai sette circa. In conclusione, tanto rumore ma nessun dolore. Meglio così!
Il mio gatto è leggenda, comunque, cercherà di dare delle precise linee guida, senza per questo volersi sostituire al parere qualificato del veterinario.
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