Reflusso acido nei gatti: da cosa è causato, sintomi, diagnosi e soluzioni
Il reflusso acido è piuttosto frequente nei gatti giovani e provoca vari sintomi tra cui rigurgito e inappetenza, ma non solo. Ecco cosa sapere
Quando i nostri piccoli felini vomitano spesso probabilmente stiamo osservando il cosiddetto reflusso acido o gastroesofageo nei gatti (GERD), non il semplice vomito sporadico ma una condizione patologica vera e propria.
Il reflusso acido non è altro che un’alterazione del naturale flusso dei succhi gastrici e intestinali che in modo del tutto anomalo risalgono attraverso l’esofago, fuoriuscendo poi dalla bocca.
Questo disturbo è frequente nei gatti perciò non preoccupatevi se il veterinario vi dice che il micio ne soffre. Basta ricorrere alla giusta terapia!
Può colpire i mici di tutte le età a prescindere dalla razza o dal sesso, ma è più frequente in quelli giovani.
È importante curare il reflusso acido nei gatti e non lasciare che persista a lungo perché l’azione dei succhi gastrici dello stomaco, la pepsina e i sali biliari danneggiano le pareti dell’esofago provocandone l’infiammazione (esofagite).
Sintomi di reflusso acido nei gatti
Non è difficile individuare i sintomi di reflusso acido nei gatti e il primo che possiamo osservare è proprio l’emissione dei fluidi gastrointestinali dalla bocca.
In questi casi possiamo notare che quello del micio non è esattamente vomito, che in genere contiene i residui di cibo non digerito.
Si tratta di una sorta di rigurgito dalla consistenza più fluida, di colore giallastro e dal pungente odore acido in cui possiamo trovare anche tracce di pappa, a seconda se il micio ha mangiato da poco o meno.
Oltre al rigurgito in sé, però, ci sono anche altri sintomi di reflusso gastroesofageo nei gatti che possiamo collegare all’esofagite.
Quindi il micio da una parte vomita ripetutamente e dall’altra accusa dolore, ad esempio miagolando e lamentandosi mentre ingerisce il cibo, potrebbe essere inappetente e via via perdere anche parecchio peso.
Nei casi di esofagite più gravi, inoltre, il gatto potrebbe anche avere la febbre alta con tutti i relativi sintomi e una eccessiva salivazione.
Cause principali di questo disturbo
Il reflusso acido o gastroesofageo nei gatti trova la sua principale causa nei disturbi della motilità dell’esofago.
Come abbiamo visto in precedenza, significa che il micio rigurgita succhi gastrici e altri fluidi intestinali perché questi risalgono attraverso l’esofago.
I disturbi dell’esofago sono piuttosto rari ma sono piuttosto frequenti come conseguenza di anomalie congenite, soprattutto nei gattini piccoli che ancora non hanno sviluppato del tutto gli sfinteri gastroesofagei.
È il caso dell’ernia iatale, ad esempio, che ha come conseguenze proprio il rigurgito cronico e la risalita di reflusso acido dallo stomaco alla bocca.
Di fatto in ogni caso parliamo di un processo del tutto passivo che il micio non può controllare perché non dipende in alcun modo dalla sua volontà.
Lo sfintere dovrebbe spingere ciò che passa dall’esofago verso il basso ma, al contrario, modifica la direzione del flusso che va verso l’altro. In pratica fa il percorso inverso.
In rari casi il reflusso acido non è dovuto a una anomalia congenita ma potrebbe essere la conseguenza della presenza di un corpo estraneo nell’esofago, di una condizione di vomito cronico oppure dell’ostruzione delle vie aeree.
Diagnosi di reflusso acido nei gatti: cambio di dieta
Un modo per capire se il gatto soffre di reflusso acido non prevede alcun esame particolare ma un semplice cambio di dieta.
Se vediamo che il micio vomita continuamente e in modo anomalo probabilmente sta mangiando dei cibi che ne irritano le mucose gastroesofagee.
Per questo il veterinario potrebbe per prima cosa prescrivere una nuova dieta che elimini i cibi mangiati abitualmente dal micio.
In genere li sostituisce con nuovi ingredienti, soprattutto con proteine o carboidrati che non ha mai mangiato prima.
Quando dopo settimane o addirittura mesi la nuova dieta non sortisce alcun effetto è probabile che il problema non siano gli ingredienti ingeriti, quindi una possibile intolleranza o allergia alimentare.
Ecco allora che occorre approfondire la diagnosi con ulteriori test ed esami che individuino le cause di questo vomito incontrollato.
Altri strumenti utili per la diagnosi
Il veterinario a questo punto può fare delle radiografie e uno studio sul bario, un fluido che mette in evidenza le caratteristiche e gli eventuali difetti del tratto gastrointestinale.
Questo tipo di radiografia insieme all’ecografia è un ottimo modo per capire se il micio abbia ingerito corpi estranei che possano provocare reflusso acido.
Oltre a ciò entrambi gli esami permettono al veterinario di evidenziare eventuali anomalie del pancreas e dei linfonodi.
Un altro esame molto importante per la diagnosi di reflusso acido nei gatti è l’endoscopia esofagea grazie alla quale il veterinario può prelevare dei campioni per la biopsia dei tessuti.
Naturalmente l’endoscopia si può fare solo ed esclusivamente con un micio sottoposto ad anestesia generale.
L’endoscopia si effettua inserendo nell’esofago un tubicino con una microcamera all’estremità che permette al medico di vedere con i propri occhi ogni minimo tratto dell’esofago.
La cosa più importante resta, comunque, l’esame di laboratorio del patologo che grazie a un piccolissimo campione di tessuto è in grado di diagnosticare con certezza la causa di reflusso acido.
Trattamento
Non esiste un trattamento univoco per curare il reflusso acido nei gatti, dipende sempre dalle patologie o dai disturbi che lo provocano.
Per questo è tanto importante effettuare la diagnosi corretta e precisa ma anche fornire al veterinario tutte le possibili informazioni sulla storia clinica del micio.
Il gatto che soffre di reflusso acido generalmente ha anche esofagite e potrebbe avere altri disturbi del tratto gastrointestinale come la pancreatite.
Quando la diagnosi è questa la prima cosa da fare è nutrire il micio attraverso un sondino che introduca fluidi alimentari e farmaci, perché altrimenti non riuscirebbe a mangiare da solo.
Il veterinario di solito prescrive anche dei protettori gastrici che si somministrano per via orale e riducono l’effetto del reflusso acido sulle pareti interne.
Tra questi possiamo citare il sucralfato, acquistabile in compresse che si sciolgono in acqua, e la famotidina, che riduce l’acidità dello stomaco ed evita la formazione di ulcere e lesioni.
In ultimo il veterinario prescrive dei farmaci particolari che stimolino l’appetito del gatto, perché in presenza di reflusso acido i piccoli felini non riescono a mangiare.