Quali sapori sente il gatto? Ecco tutti quelli che percepisce
Tra le domande più gettonate c'è proprio questa: quali sapori sente il gatto? Le risposte non sono mai così scontate. I dettagli
Spesso ci si interroga su quali sapori effettivamente sente il gatto. Se il gusto è una faccenda secondaria o se, effettivamente, risulta essere una componente determinante per le nostre piccole palle di pelo. Se assaporare ha lo stesso significato che ha per noi esseri umani, che spesso nel gusto ricerchiamo un piacere più che uno strumento, come in realtà può essere per gli animali, e che per il gusto studiamo e sperimentiamo.
La differenza, se vogliamo, consiste proprio in questo: la cucina per noi è una sorta di regno, un tempio se vogliamo ricercare anche una componente spirituale. Per gli animali, e quindi anche per i gatti, il cibo è fondamentalmente una forma di sostentamento. Tuttavia, questo, non vuol dire che il sapore non giochi un ruolo ben preciso: tutt’altro, ha una sua specifica importanza.
I sapori del gatto
Quali sapori sente il gatto? Allora, è opportuno provare a sfatare una serie di luoghi comuni. Per un micio qualcosa difficilmente sarà individuabile come buona. Certamente sarà nutriente, appetitosa, funzionale al proprio organismo, ma buono è un concetto che molto probabilmente non appartiene alle nostre piccole palle di pelo.
Detto questo, i gatti hanno la possibilità di rilevare dei sapori ben precisi. Questi sono il salato, l’acido, l’amaro e l’umami. No, non abbiamo sbagliato parola. Ebbene sì, l’umami è un sapore che possiamo distinguere anche noi umani e che per i gatti è molto importante. Si tratta, in buona sostanza, del sapore di glutammato, che è particolarmente presente in cibi come la carne, il formaggio ed altri alimenti ricchi di proteine. Il termine è giapponese perché fu proprio il popolo nipponico ad accorgersene per primo ma oramai appartiene al lessico della cucina internazionale. E dei sapori percepiti dai gatti.
Il gatto non è un animale “dolce”
Micio sente tutta una serie di sapori, come abbiamo avuto modo di vedere, tuttavia i felini hanno perso la capacità di rilevare quello che per molti di noi è il sapore per antonomasia: stiamo parlando del dolce. Il nostro amico a quattro zampe, infatti, ha cominciato man mano a farne a meno sino a dirgli addio definitivamente già parecchio tempo fa. E senza neanche troppi rimpianti, a dire il vero.
A decretare questo distacco è stato il processo evolutivo di questa specie animale. Possiamo dire che per i gatti il dolce non è più stato un sapore funzionale o necessario da individuare. Al contrario di altri, come per esempio l’amaro e l’acido, che permettono a Miao, e in generale, a tutte le specie carnivore di scansare il pericolo di ingerire carne andata a male o altri cibi potenzialmente dannosi.
Il gatto non ha il nostro stesso gusto
Una volta stabilito quali sapori sente il gatto, adesso è il momento di focalizzare l’attenzione su quello che è l’approccio al gusto da parte delle nostre piccole e tenere palle di pelo. Come già detto, rispetto agli umani è completamente diverso, in quanto vi sono modi di percepire il cibo diversi e abitudini che ovviamente differiscono tra una persona e un felino. Non c’è un modo giusto o uno sbagliato, semplicemente non si possono incrociare.
Anche per questo motivo, non ci stancheremo mai di ripetere che condividere la propria alimentazione con il gattino che teniamo in casa è vivamente sconsigliato. Quello che è buono per me, non è detto che sia buono per Miao. Ciò che fa bene a me, non è detto che faccia bene a lui. Quello che per me è assolutamente innocuo, non è detto che abbia lo stesso tipo di resa se lo inseriamo nella dieta del nostro gatto.
Concetti basilari, ma che dobbiamo ripetere quasi fossero mantra. Per non trovarci nella spiacevole situazione di fare, involontariamente, del male al nostro amico a quattro zampe per… eccessivo affetto. Il che, considerando quanto amiamo Micio, sarebbe oggettivamente un paradosso.
Il gatto e l’approccio al gusto
Adesso cerchiamo di capire come funziona il meccanismo del gusto nel gatto. In realtà non si tratta di una materia che è stata particolarmente approfondita sinora, tuttavia risulta certamente meno sofisticato rispetto a quello di un essere umano in quanto i mici sono esclusivamente dei carnivori, mentre l’alimentazione dell’uomo può contare su una varietà neppure minimamente paragonabile a ciò che solitamente i gatti mangiano.
D’altronde, come si suol dire, a ciascuno il suo. E questo vale anche per i nostri affettuosissimi pelosi. I prodotti in scatola e le crocchette, infatti, vengono preparati e messi in commercio in modo da soddisfare quelle che sono le esigenze dei gatti rispondendo a precise necessità nutrizionali capaci di rispondere a quelli che effettivamente sono i bisogni dei felini. Niente di più e niente di meno.
Papille gustative e sapori nel gatto
Posto il fatto che abbiamo già chiarito quali sapori sente il gatto, nelle nostre piccole palle di pelo i recettori per il gusto, o più banalmente chiamate papille gustative, sono posizionati in diversi punti all’interno della cavità orale, a cominciare dalla lingua. Ma ne abbiamo traccia anche nell’epiglottide, nel palato molle, nelle labbra, nelle guance e persino nella gola, con posizione diversa attribuita a ogni sapore.
Il salato lo abbiamo già trovare in punta e nella parte anterolaterale della lingua. Per cui si tratta di un sapore ben distinto sin dall’ingresso del cavo orale di Micio, che lo riesce a scovare già nei primi giorni di vita nel latte materno. La base e la parte posterolaterale della lingua è invece terreno fertile per la percezione dell’amaro, mentre l’acido il gatto riesce a percepirlo un po’ ovunque.
Piccola postilla sul dolce, che come abbiamo detto in precedenza non viene praticamente percepito dai mici. Al netto di questo, ci sono alcuni gattini che non disdegnato affatto cibo con alti contenuti di zuccheri, probabilmente per motivi che non hanno direttamente a che vedere con questo nutriente particolarmente dolce. Una situazione che sfugge alle più basilari regole della coerenza, se vogliamo.
Preferenze di sapore e attitudini
Per i gatti il cibo non è un’esperienza sensoriale, ma una fonte di sostentamento. Questo è vero ma è altrettanto vero che ciò non significa che Micio non possa sviluppare una certa attitudine verso alcuni sapori piuttosto che verso altri. Pare, in realtà, che esso nasca già con le idee chiare sotto questo punto di vista: la preferenza di un sapore, e quindi di un cibo, si sviluppa nei cuccioli di gatto già ancor prima di nascere, a seconda dell’alimentazione seguita dalla madre durante la gestazione.
Al di là delle preferenze, poi ci sono delle vere e proprie capacità di percezione che contraddistinguono i felini da tenere in debita considerazione. Infatti, è stato scoperto che i gatti percepiscono in modo molto più netto rispetto agli esseri umani le diverse tipologie dell’amaro. Il che non vuol dire che le apprezzi, semplicemente ha un palato più fine sotto questo punto di vista. Anzi, un pasto troppo amaro potrebbe risultare tutt’altro che gradito.
E non perché Miao sia schizzinoso, semplicemente perché la sensazione potrebbe risultare sgradevole.
D’altronde, al di là di possibili difficoltà da riscontrare e valutare con l’ausilio del veterinario di fiducia che conosce eventuali pregressi clinici e caratteristiche di razza, il nostro amico a quattro zampe ha fondamentalmente bisogno di umido, secco e acqua per vivere. Per i nostri esperimenti culinari ci sono pur sempre gli amici pronti a darci un parere sincero (si spera).