Perché i gatti non obbediscono ai comandi e ti ignorano?
Abbiamo provato a educare un felino ma senza successo? Perché i gatti non obbediscono? Vediamo qualche informazione a riguardo.
Cosa sappiamo riguardo l’educazione dei felini? Abbiamo mai provato a addestrarli un minimo alle buone maniere? I tentativi sono stati vani? Perché i gatti non obbediscono? Cerchiamo di rispondere a questo interrogativo.
Gatti e indipendenza: come mai non vogliono obbedire
Chiunque conosca un minimo i felini sa benissimo quanto essi siano degli animali molto indipendenti, che vogliono sempre fare di testa loro e non vogliono assolutamente ascoltare nessuno, neanche il padroncino.
Molte volte, infatti, è assai difficile entrare in confidenza con un gatto, poiché lui vuole palesemente farsi gli affari suoi, senza essere minimamente disturbato. Gli unici scambi di interazione che ci concede sono quelli dedicati al cibo, acqua, pulizia della lettiera, insomma quelli di necessità.
Ovviamente, certo è che non si può far di tutta l’erba un fascio: esiste felino e felino. Chiaro che ogni esemplare è a sé e riguardo questi argomenti non si può banalizzare in modo così semplice.
Tuttavia, quando prendiamo un gatto in casa dobbiamo renderci conto del fatto che alcuni bisogni devono assolutamente essere soddisfatti.
Inoltre, dobbiamo anche metterci in testa che interagire con un gatto non è la stessa cosa che farlo con un cane. L’indole più profonda del felino è del tutto diversa.
È vero, allora, che i gatti non riescono ad ascoltare la nostra voce perché non vogliono minimamente farlo? Sì e no: diciamo che, in linea di massima, preferiscono agire solo secondo quello che hanno in testa, senza seguire i consigli di nessuno.
Semplicemente, molte volte tendono a ignorarci per dimostrarci che non hanno bisogno di noi…o almeno, non sempre! Questo avviene perché, in natura, il gatto non deve sottostare davvero a nessuno, anzi! Lui è il solo padrone di sé stesso e non vuole minimamente ascoltare terze voci in capitolo.
Data la sua speciale natura da predatore, impara molto presto una lezione determinante: tutti sono potenziali nemici o prede da acchiappare…o almeno, allo stato selvaggio, è così che funziona! Chi tardi arriva, male alloggia!
Ecco perché molto spesso i felini sono alquanto diffidenti nei confronti degli uomini o di qualunque altro animale. Figuriamoci cosa significa per loro essere tenuti dentro casa e avere le “ali tappate”.
Questo è un motivo che sicuramente giustifica il perché i gatti non obbediscono quasi mai. L’istinto è davvero più forte di qualunque altra cosa. Vogliono sentirsi liberi e vogliono farlo al massimo delle loro possibilità.
Il segreto per capire come interagire con il nostro gatto è quello di conquistare la sua fiducia gradualmente. La socializzazione con noi e con l’intera famiglia, allora, dovrebbe avvenire fin dalla tenerissima età, ovvero da quando il felino è un po’ più propenso a darci retta, poiché deve ancora temprare il suo carattere.
Fra l’altro, è fondamentale anche considerare l’idea che i gatti, quando vogliono e riescono, sanno essere davvero molto dolci e affettuosi. Il loro temperamento può dimostrarsi anche simpatico e affabile, a patto che ci siano le condizioni per lasciarsi andare.
Ciò che più conta, sicuramente, è fare in modo che il piccolo amico a 4 zampe riesca a trovare da subito un ambiente consono, pieno di ogni confort possibile e adatto a ogni sua esigenza.
Quello che serve, allora, è cercare di insegnargli qualche piccola regoletta per una migliore convivenza fin dalla tenera età. Perché, insomma, i gatti non obbediscono? Evidentemente, non siamo riusciti a conquistare la loro fiducia. Si deve, allora, utilizzare polso, autorità, ma anche tanta pazienza e tanto amore.
Come si educa un gatto?
Abbiamo già abbondantemente sottolineato che educare un gatto è una cosa davvero molto difficile. Attenzione, però: niente è impossibile! L’educazione di un gatto deve avvenire assolutamente quando è ancora molto piccolo: questo è già un buon punto di partenza che verrà di certo a nostro favore.
Il gatto non è il cane: per sua indole più profonda non tende a fidarsi facilmente, anzi! Quello che fa è proprio il contrario: essere diffidente! Allora, come si può fare per cercare di “addestrarlo” a qualche piccolo comando che possa favorire la nostra convivenza con lui?
Sicuramente, l’unico elemento che può darci la speranza di riuscita è la tecnica del rinforzo positivo! Il gatto ha paura a fidarsi, anche perché crede di essere un super eroe, ovvero un animale che non ha bisogno di niente e nessuno.
Dunque, le ricompense possono essere un buon motivo che aiuta i gatti che non obbediscono a farlo in modo più funzionale e naturale. A volte, infatti, sono reazioni davvero incondizionate quelle dei felini! Se associano un rumore, un nostro movimento o qualunque altra cosa alla ricompensa, il gioco è fatto!
Ecco, allora, come possiamo risolvere il problema del giorno: perché i gatti non obbediscono? Evidentemente, perché non siamo stati abbastanza convincenti al momento della loro educazione! Niente paura: tutto è risolvibile!
Certo, sarebbe meglio addestrare un gattino quando è ancora cucciolo. Ma, se ci trovassimo nella situazione di dover educare un gatto adulto, c’è una cosa in più che dovremmo mettere in conto: tempo, tanto tempo. Al di là di questo, tutto è fattibile.
La memoria del gatto, come quella del cane e di molti altri animali, procede per associazioni: quando lui ha imparato a connettere un’azione a un’altra, agisce istintivamente e conseguentemente, magari senza esserne neanche troppo consapevole. Facciamo forza su questo aspetto come meglio riusciamo!
Informazioni utili riguardo l’educazione
Un gattino molto piccolo, ovviamente, deve avere il tempo di conoscere un po’ del mondo esterno e fare in modo che esso non sia considerato un pericolo incombente.
Molte cose, per fortuna, gli vengono insegnate da mamma-gatto: come usare la lettiera, come mangiare o bere, il modo in cui reggersi per bene sulle zampe etc.
Già il rapporto che c’è naturalmente fra gattino e mamma-gatto è fondamentale: è un legame di dipendenza e gerarchia istintivo e determinante! Questo è già positivo perché insegna al cucciolo che bisogna sottostare a qualche regola proveniente da “esterni”. Ovviamente, però, un conto è la mamma…un conto siamo noi!
Al quarto mese di vita circa potremmo iniziare a intervenire noi e fare in modo che siano insegnati dei piccoli comandi al cucciolo. Ci vorrà comunque molto tempo, ma c’è un segreto che può davvero svoltare l’educazione: il cibo, lo snack e tutto quello che il nostro gattino ama di più!
Dato che, di per sé, il gatto non sarà molto propenso a star dietro ai nostri “comandi”, è bene agire d’anticipo. Dobbiamo riuscire a educarlo nei momenti in cui è più vulnerabile, ovvero più involontariamente disponibile: ad esempio, quando ha fame!
Il gatto, in quanto predatore e cacciatore nato, di fronte all’impellente esigenza di mangiare non si fa scrupoli: cercherà di conquistarsi il cibo a qualunque costo! Anche se questo dovesse significare darci adito.
Lasciamo, inoltre, che sia anche lui, a volte, a gestire i momenti di addestramento, in modo che il tutto venga percepito in modo più rilassato. Dunque, tentiamo di tenerlo concentrato il più possibile: a ogni sua risposta positiva, gli diamo un croccantino (o qualcosa di simile che lo sitmoli!).
Se invece vedessimo che si stanca facilmente o che in quel momento non avesse molta voglia, potremmo sì stimolarlo per un po’ ma, non ricevendo reazioni granché positive, non dovremmo forzare troppo la mano.
Ci sono alcune attività che possono essere davvero utili nell’educazione del felino. L’obiettivo da porsi, in fondo, è sempre lo stesso: fare in modo che il nostro gatto obbedisca ai comandi, ma a quei comandi funzionali sia alla sua vita, sia alla nostra…dunque, alla convivenza!
Prima regola: non graffiare tutto!
Tutto ciò che andiamo a insegnargli deve tornare utile anche a noi. Già è molto difficile educare un gatto: perché, allora, dovremmo farlo per cose inutili? Cerchiamo di concentrarci su quello che davvero è importante.
Ad esempio, come si fa capire a un gatto che non tutte le superfici sono possibili bersagli? Mobili, divano, tessuti, tende, vestiti, il nostro corpo: per lui, tutto può diventare un papabile lima-unghie.
Lui all’inizio non capirà, non ci darà retta e, anzi, continuerà a fare di testa sua come se nulla fosse. Visto che non possiamo interagire con lui in modo diretto, proviamo a utilizzare alcuni strumenti: compriamo un tiragraffi!
Questo oggetto è fatto apposta per tale scopo: il gatto, allora, potrà farsi le unghie senza distruggere nulla. Inizialmente, potremmo comprarne un paio, anche piccolini, e metterli vicino alle cose preferite del gatto che sono presenti in casa. Magari, vedendo un nuovo oggetto, potrebbe essere stimolato e incuriosito.
Nel frattempo, proviamo a coprire le superfici che lui più ama per farsi le unghie come possibile: teli sui divano, nastro adesivo sui mobili particolarmente delicati, segnali di allarme luminoso o rumoroso.
Associando il gesto all’azione, il gatto potrà rimanere confuso e, magari, piano piano allontanarsi e distaccarsi da questa pratica. Vedendo che, invece, non succede nulla se utilizza il tiragraffi, sarà sicuramente più stimolato a usufruirne.
Inoltre, per farlo allontanare dagli oggetti della casa che non deve toccare, potremmo anche utilizzare il classico metodo dello spruzzo d’acqua! Un piccolo schizzo d’acqua per avvertilo che non deve fare quello che sta facendo sembra rendersi sempre molto funzionale!
In più, ogni qual volta lui compia un’azione “giusta”, subito dopo potremmo premiarlo con qualche bel croccantino o snack che lui adora, come premio.
Andare al guinzaglio: come ci darà retta?
Perché i gatti non obbediscono alle nostre richieste? Siamo qui ancora a domandarci questo? La risposta è sempre la stessa: evidentemente non siamo stati abbastanza convincenti con lui.
Ad esempio, come facciamo a spiegargli come si utilizza un guinzaglio? Anche in questo caso, per portare a noi la sua attenzione, dobbiamo usare l’escamotage del cibo: questo è l’unico metodo che davvero riesce a motivarlo!
Primo passo: mettergli il guinzaglio quando siamo in casa. Piano piano e con moltissima pazienza, dovremmo fare in modo che lui si abitui a indossarlo e a venirci dietro. Con tempo, serenità e con qualche lode – fatta sempre e solo quando riesce a portare a termine le nostre richieste – la strada sarà più in discesa.
Dopo un po’ di pratica, potremo notare che sarà lui stesso a sentirsi sempre più a proprio agio. Tutto questo, però, può avvenire solo qualora noi fossimo i primi a stimolarlo a dovere! Rinforzo positivo rimane sempre l’unica parola d’ordine! Più lui si sforza, per qualunque motivo, a starci a sentire, più noi dovremmo provvedere a ricompensarlo.
Il cibo è un ottimo deterrente per eliminare la sua sfiducia nei confronti di tutti. Se riuscissimo a fargli capire che noi siamo lì per lui e che vogliamo solo aiutarlo in questo percorso di formazione, potrebbe anche concederci qualche simpatia.
Perché i gatti non obbediscono? Ecco la soluzione! Ciò che più conta è la logica del “dare-avere”: lui dà qualcosa a noi, noi diamo qualcosa a lui! Questo è davvero l’unico modo per entrare in confidenza con Micio e fare in modo che i nostri consigli siano rispettati.