Perché i gatti erano venerati dagli Egizi?
Nell'antico Egitto, i gatti erano considerati sacri e venivano raffigurati in dipinti, sculture e incisioni. Ma perché i gatti erano venerati dagli Egizi?
In Egitto il gatto era l’animale più diffuso fin dall’antichità e la sua fama lo portò, col tempo, a diventare da semplice animale domestico ad animale sacro, per poi divenire una vera e propria divinità. Ma perché i gatti erano venerati dagli Egizi?
Origini del culto del gatto nell’antico Egitto
Nell’antico Egitto esistevano due razze di gatti, il gatto selvatico e il gatto della giungla. Si narra che gli antichi Egizi furono i primi ad addomesticare i gatti selvatici attirandoli nelle loro case offrendogli in dono del pesce. A quei tempi piccole bestie come ratti, scorpioni e serpenti velenosi invadevano le case degli Egizi e ne saccheggiavano i raccolti di grano. I gatti inizialmente venivano utilizzati per cacciare ed uccidere queste bestie, diventando così protettori delle case e dei raccolti. A testimonianza di questo, esistono diversi dipinti dell’epoca raffiguranti scene in cui i gatti uccidono dei serpenti.
Pian piano gli Egizi iniziarono a considerare i gatti come veri e propri membri delle loro famiglie e li trattarono con lo stesso rispetto e dignità con cui venivano trattati i figli. A partire dal Medio Regno gatti e gattini cominciarono ad apparire nei dipinti accanto alle tavole imbandite, specialmente vicino alle donne, e cominciarono ad essere simbolo di fertilità. Durante il Nuovo Regno i gatti assunsero in maniera definitiva una connotazione divina. Le loro figure vennero inizialmente raffigurate su oggetti di vita quotidiana, gioielli, braccialetti d’oro, amuleti e anelli ma il gatto fu anche rappresentato in moltissime statue in bronzo destinate per lo più a tombe e monumenti funebri. La maggior parte delle statuette aveva le orecchie forate con orecchini d’oro o d’argento e occhi intarsiati di pietre semi-preziose.
Divinità Egizie rappresentate con sembianze di gatto
Una delle prime divinità dell’antico Egitto fu la dea Mafdet, a cui la gente si rivolgeva nella speranza di ottenere protezione contro animali velenosi come serpenti e scorpioni. Per questo motivo fu la prima ad essere ritratta con una grande varietà di feroci forme feline. A volte essa veniva raffigurata col corpo di donna e la testa di una leonessa o di un gatto, altre volte con il corpo di un gatto e la testa di una donna. Per via della capacità dei gatti di tenere al sicuro le case degli Egizi dalle bestie velenose, Mafdet venne considerata protettrice della casa e del regno stesso. Come lei, anche Sekhmet, dea della guerra, delle epidemie e delle guarigioni, veniva ritratta con corpo di donna e testa di leonessa.
Più avanti nella storia Egiziana, la dea Bastet (o Bast, come era inizialmente conosciuta nel Basso Egitto prima dell’unificazione delle culture dell’Egitto) rimpiazzò Mafdet come dea dalle sembianze feline preferita. Essa infatti era raffigurata con il corpo di donna e la testa di gatto. Anche lei fu considerata impavida protettrice della casa (specialmente dei bambini, delle donne e delle famiglie reali) proprio grazie alla famosa abilità dei gatti di uccidere scorpioni, serpenti ed altre bestie nocive. I suoi seguaci la chiamarono “Occhio di Ra“, ed era loro credenza che essa osservasse il mondo e salvaguardasse l’Egitto dalle invasioni. Nei testi più antichi Bastet venne descritta come figlia del dio del sole Ra, creata insieme alla sua gemella malvagia la dea Sekhmet.
Man mano che i gatti divennero importanti membri della famiglia e sempre più protettori della casa, Bastet divenne dea della famiglia, delle donne, dei bambini, della fertilità, del sorgere del sole e divinità che forniva la protezione contro forze maligne e malattie.
Bastet fu paragonata alla dea greca Artemide, a causa delle caratteristiche simili come la protezione per la famiglia. Fu in seguito trasformata da divinità solare a lunare, ed identificata come figlia di Iside e Osiride. Bastet venne raffigurata il corpo di donna e la testa di gatto e nella sua mano sinistra, spesso, reggeva un amuleto a forma di occhio detto l’Udjat “occhio di Ra” avente poteri magici. Questo amuleto veniva riprodotto anche nelle decorazioni all’interno dei templi e delle case come protezione da malattie, rapine ed infortuni. Tutt’ora, se portato al collo, si dice che protegga i viaggiatori.
La gatta venne inoltre paragonata alla luna mentre il gatto maschio al sole: “Gli Egizi hanno osservato negli occhi di una gatta le varie fasi lunari perché con la sua luna piena splendono di più mentre la loro luminosità diminuisce con la luna calante e il gatto maschio muta l’aspetto dei suoi occhi in relazione al sole, infatti quando il sole sorge la sua pupilla si allunga, verso mezzogiorno si arrotonda e la sera non si vede affatto e sembra che l’intero occhio sia omogeneo”.
I seguaci del culto di Bastet erano soliti mummificare i gatti e piangerli nello stesso modo in cui piangevano i loro stessi familiari. Gli Egizi credevano che anche per i gatti esistesse l’aldilà e perciò anch’essi venivano mummificati e sepolti con tanto di funerale. I gatti erano considerati animali sacri al punto che, se accidentalmente ne veniva ucciso uno, il responsabile doveva essere punito con la morte. Anche in caso di una qualsiasi emergenza, come ad esempio un incendio, che richiedeva l’evacuazione di una casa, i gatti dovevano essere salvati per primi. Erodoto, a riguardo, scrisse: “Quando scoppia un incendio, ai gatti succede qualcosa di veramente strano, gli Egiziani lo circondano tutt’intorno pensando più ai gatti che a domarlo, ma gli animali scivolano sotto o saltano sugli uomini e si gettano tra le fiamme. Quando questo succede, in Egitto è lutto nazionale, gli abitanti di una casa dove un gatto è morto di morte naturale si radono le sopracciglia, i gatti vengono portati in edifici sacri dove vengono imbalsamati e seppelliti nella città di Bubasti.”
Bubasti è una località vicino all’attuale città di Zagazig, ed è considerata la città sacra di Bastet. Nei testi antichi, infatti si narra che Bastet, morsa da uno scorpione, fu guarita da Ra. Gli antichi documenti riportano: “Ra infuriato, provocò una siccità e mandò Bastet a uccidere gli uomini. Quando si fu calmato, Ra mandò Thot a cercare Bastet in Nubia, ma la dea si nascondeva sotto forma della di leonessa (Sekhmet). Discendendo il Nilo, Bastet si era bagnata nel fiume in una città sacra a Iside, trasformandosi di nuovo in gatta entrando a Bubasti, la città dei gatti,dove fu trovata da Thot”. Per questo motivo il 31 ottobre di ogni anno aveva luogo una festa in suo onore, della quale si trova traccia in uno dei testi dello storico greco Erodoto.