Nutrizione parenterale del gatto: a che cosa serve e quanto è utile
La nutrizione parenterale del gatto prevede l'immissione di sostanze atte al suo sostentamento per via endovenosa. Attraverso le flebo, per capirsi
Chi ha un amico a quattro zampe in giro per casa, o semplicemente è un amante degli animali, spera di non dover mai sentire parlare di nutrizione parenterale del gatto. In questi casi, infatti, significa che non sta affatto bene.
Il timore principale è la denutrizione, che possa incorrere in una malattia grave come l’anoressia o entrare in uno stato catabolico, a causa della difficoltà nel mangiare autonomamente. Le cause possono essere molteplici, ma cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.
Uno sguardo d’insieme
Quando si parla di nutrizione parenterale del gatto non è mai un buon segno, il più delle volte infatti si trova ricoverato in una clinica per una seria problematica di salute. Un esempio è quello di un felino che soffre di insufficienza renale, inappetente da giorni e con una grave stomatite.
In casi come questo l’assistenza con delle flebo che possano sopperire a ciò che l’organismo non è in grado di fare da solo è indispensabile, ne va della vita del nostro amico a quattro zampe. La malnutrizione, infatti, provoca un abbassamento delle difese immunitarie, altera il metabolismo e aumenta le possibilità di decesso. Il fine del ricovero, quindi, è:
- Fornire i nutrienti necessari alla ripresa;
- Contrastare l’inevitabile perdita di tessuto muscolare;
- Stimolare la ripresa degli organi vitali;
- Giungere alla guarigione.
Quando un animale domestico, cane o gatto che sia, arriva in ospedale, il più delle volte le sue condizioni sono già gravi. Il rischio di anoressia è concreto e il ricovero comporta anche un alto fattore di stress e ansia, che contribuisce ad accentuare sintomi riconducibili alla depressione, che a sua volta provoca inappetenza. Si tratta di un circolo vizioso che va interrotto.
Miao è più vulnerabile di Fido
Miao, però, rispetto a Fido, è tendenzialmente più vulnerabile durante l’ospedalizzazione. La nutrizione parenterale del gatto è quasi inevitabile. Questo perché:
- Le esigenze nutrizionali dei felini sono ben definite e specifiche: le calorie vengono assunte prevalentemente attraverso le proteine;
- I gatti sono più inclini alla malnutrizione;
- Si tratta di una situazione che, a cascata, ne provoca altre: perdita della massa muscolare e abbassamento delle difese immunitarie;
- Aumenta il tasso di mortalità;
- Malattie del cavo orale o fratture alla mandibola non aiutano la gestione del problema;
- Solo un supporto nutrizionale può invertire la tendenza negativa della prognosi; nutrizionale può migliorare invece la prognosi;
- L’inappetenza aumenta il rischio di lipidosi epatica.
Per tutto quello appena analizzato, il ricovero spesso è l’unica soluzione salvavita per il nostro amico a quattro zampe. In questo modo la nutrizione parenterale del gatto agirà di supporto alle terapie farmacologiche prescritte dal veterinario di fiducia, che conosce anche eventuali pregressi clinici e caratteristiche di razza che possono avere una qualche incidenza.
Quando intervenire
In condizioni limite come quelle che necessitano di un aiuto endovenoso, prima si agisce meglio è. Non dimentichiamo, oltretutto, che la diagnosi di malnutrizione precoce non è semplice da individuare. Ci sono fattori che richiedono una decisione veloce, tempestiva: è il caso dei soggetti immunodepressi (i cuccioli ancora in via di sviluppo e gli anziani con una serie di disfunzioni).
La nutrizione può essere enterale (con il supporto di un sondino) o parenterale (con flebo endovena). La prima è certamente più sicura e, anche se richiede il ricovero, è anche più economica. La seconda si sceglie nei casi più gravi e se il paziente a quattro zampe ha disturbi gastrointestinali.
Nei soggetti che non possono subire lo stress di un’anestesia, si può optare per un sondino naso-enterale (meglio conosciuto come naso-gastrico) per due giorni circa. L’obiettivo è che Miao riesca a ricevere il nutrimento di cui ha bisogno. L’anoressia, infatti, porta a scompensi notevoli e alla morte.
L’anoressia nel gatto
Chiamato anche“digiuno da stress”, provoca uno sviluppo dello stato catabolico, che si traduce in una alterazione del metabolismo energetico basale, una compromissione della funzionalità immunologica, una perdita di massa magra e una diminuzione della capacità di riparazione dei tessuti.
Inoltre, se il nostro amico a quattro zampe sviluppa uno stato di anoressia prolungato, tra gli effetti collaterali, troviamo l’insorgenza della lipidosi epatica. In questo caso, si verifica un eccessivo deposito di lipidi all’interno degli epatociti, che comporta lesioni cellulari e disfunzione importante del fegato.
Un gatto malato non si alimenta autonomamente, il che significa che non assume aminoacidi e li estrae dai muscoli. La conseguente perdita di massa muscolare provoca l’attivazione di forme di difesa e di compensazione epatica, che non fanno altro che peggiorare le condizioni generali del nostro amico a quattro zampe un po’ sfortunato.
L’importanza di un’anamnesi dettagliata
Come nella maggior parte dei casi, e soprattutto se c’è in gioco la vita del nostro pelosetto, una anamnesi il più possibile dettagliata aiuta lo specialista a tracciare un quadro clinico preciso. Serve anche a stabilire un piano alimentare adeguato alla situazione di malessere che va arginata e risolta a tutti i costi.
La durata di un mancato nutrimento può variare a seconda del soggetto in esame e del tipo di dieta che ha sempre seguito. Diverso è se la sua alimentazione è naturale oppure industriale. Nel caso di cibi espressi, poi, incide molto la nostra capacità di preparare pasti bilanciati e con tutti i nutrienti di cui Miao ha bisogno.
Bisogna considerare la via disponibile per la consegna dei nutrienti, la durata prevista del supporto (par)enterale, l’impatto delle dimensioni del tubicino sul tipo di alimentazione, lo stadio della malattia, le condizioni generali dell’apparato gastrointestinale e la prognosi generale. Infine, è importante non dimenticare l’effetto della terapia farmacologica e degli interventi terapeutici sulla motilità.
L’alimentazione di cui ha bisogno Miao
La nutrizione parenterale del gatto deve soddisfare delle elevate necessità proteiche, attraverso la taurina e l’arginina. Deve essere ricca di grassi così da dare il giusto apporto energetico.
Invece, in questo caso, non servono i carboidrati; normalmente importanti anche per la presenza di fibre o prebiotici che possono aiutare l’attività gastroenterica.
La convalescenza a casa
Una volta che il nostro amico a quattro zampe è tornato a casa propria e ha ritrovato il calore familiare, noi bipedi dobbiamo fare di tutto per ridurre lo stress, aumentare la voglia di mangiare anche attraverso il riscaldamento del cibo che emana un odore più forte e invitante.
Durante il momento della pappa, poi, è necessario rimuovere un eventuale collare elisabetta per facilitare il processo dal punto di vista pratico. Alcuni medicinali possono interferire con l’appetito: manteniamo sempre un filo diretto con il veterinario fino a quando Miao non si è ristabilito completamente.
Se abbiamo ancora difficoltà, possiamo avvalerci del supporto degli aromatizzanti o provare con un’alimentazione a siringa (magari con omogeneizzati ad alto contenuto calorico e proteico). Preferiamo alle classiche pappe dei pasti più piccoli e frequenti (anche 10 o 20 al giorno).