Insegnare al gatto quali sono le aree off limits, ecco come
La socializzazione è un aspetto determinante per convivere con Miao. Insegnare al gatto quali sono le aree off limits rientra in un addestramento di base
Il rapporto tra bipede e quadrupede è sempre più simbiotico, figlio di secoli di convivenza a strettissimo contatto, che ha ridotto il gap comunicativo tra due specie così diverse fra loro (eppure con tanti punti in comune).
La fase educativa è bene che parta già dalle prime settimane di vita, che segua una programmazione precisa e che preveda coerenza, determinazione e costanza.
Insegnare al gatto quali sono le aree off limits, per quanto possa sembrare impossibile quando vediamo un cucciolo scorrazzare per casa senza controllo, non è impossibile: è sufficiente un po’ di metodo.
Uno sguardo di insieme
Insegnare al gatto quali sono le aree off limits, soprattutto se siamo alla prima esperienza, potrebbe richiedere l’ausilio di un educatore felino, qualcuno che attraverso dei corsi di addestramento per cuccioli mirati ci dia ordine.
Ma come possiamo farlo? Molti proprietari si pongono questa domanda, e anche molto spesso. Prima di tutto va chiarito che non si tratta di un tipo di insegnamento difficile da mettere in atto. L’importante è non confondere e mandare segnali equivoci.
Cosa intendiamo
Con l’espressione “aree off limits” si intendono delle zone in cui il nostro amico a quattro zampe ha il divieto di accesso, non ci può proprio andare. Queste possono trovarsi sia in casa che fuori.
In genere rappresentano dei luoghi di pericolo rispetto alla sacrosanta incolumità di Miao, basti pensare allo stipetto dei detersivi, un concentrato di prodotti che possono provocare l’avvelenamento del gatto. Nel rispetto della sua indole e dei suoi bisogni, dobbiamo dargli delle regole.
Il giusto approccio
L’addestramento, ma vale per qualsiasi altro metodo di educazione, deve seguire il giusto metodo. Servono coerenza, perseveranza e pianificazione. Stabiliamo qual è il comando che vogliamo insegnare al nostro amico a quattro zampe e creiamo una tabella da seguire. Step by step arriveremo al fine che ci siamo prefissati, ma non passiamo alla fase successiva fino a quando la precedente non è stata interiorizzata.
Ogni sessione deve essere condotta all’insegna del relax e del divertimento. Se così non dovesse essere e notiamo sintomi di ansia e nervosismo, soprassediamo e riprendiamo in un secondo momento. Non solo non otterremmo nulla, ma causeremmo stress e ansie inutili alla nostra piccola palla di pelo.
Quel che è certo è che non è il caso di sgridare il gatto. Non capirebbe una punizione, meglio la tecnica del rinforzo positivo, del premio quando si comporta in maniera virtuosa. In questo modo le associazioni negative nella mente di Micio lasceranno il posto a quelle positive.
In questo caso non si tratta di un tipo di allenamento difficile, ma l’indole del felino non è sempre predisposta all’apprendimento di possibili paletti. Prima di tutto il padrone dell’amico a quattro zampe dovrà definire con molta chiarezza quali sono le aree off limits della casa, magari delineando – soprattutto all’inizio – dei confini di demarcazione da non superare.
Queste sono le zone in cui il gatto non può andare e, se disobbedisce, il proprietario dovrà dire un secco “No!”, sapendo bene come parlare al gatto per non traumatizzarlo. Il tutto potrebbe essere facilitato dall’uso di un biscotto come rinforzo positivo.
In questo modo il nostro amico a quattro zampe non solo sarà attratto dalla ricerca dello snack o del gioco, ma capirà che il padrone non glielo lascia mangiare fino a quando non ottiene il risultato desiderato. Se si avvicina per prenderlo, infatti, non diamoglielo subito, ma aspettiamo che sia completamente uscito dalla stanza.
Il tono di voce e la comunicazione
Decenni di convivenza a stretto contatto con i pet ci hanno permesso di creare un rapporto molto più intenso, in alcuni casi simbiotico. Tutto questo però non ha eliminato le differenze comunicative tra due specie così diverse fra loro. Ecco perché è importante imparare a conoscere il linguaggio dei gatti più a fondo possibile.
Mandare dei comandi sbagliati o equivoci possono creare problemi e invece di raggiungere l’obiettivo potremmo allontanarcene sempre di più. Inoltre, l’udito del nostro amico a quattro zampe è molto sensibile. L’addestramento deve essere gestito nel migliore dei modi.
Educare da soli il proprio amico a quattro zampe può risultare più difficile rispetto all’uso del premio come ricompensa. Ecco perché è importante affidarsi a un esperto in materia e non lasciare nulla al caso. Molto importante è anche utilizzare un tono di voce molto secco e deciso per poter far capire al felino che sta violando una regola. In questo caso, più che addestrare, si dovrebbe parlare di “educare il gatto”. Infatti gli si sta insegnando a rispettare le regole della casa.
Un tono deciso non significa che il padrone dovrà gridare, anche perché alzando la voce non si otterrà nulla, solo una paura irrazionale che non farà certo ragionare nel migliore dei modi il nostro amico a quattro zampe. Piuttosto, il cane continuerà a non capire dove ha sbagliato, e perché lo si sta sgridando.
Problemi di comportamento, come intervenire
Insegnare al gatto quali sono le aree off limits potrebbe portarci a dover affrontare alcuni problemi comportamentali, magari figli di brutte esperienze. Adottare un gatto traumatizzato, infatti, richiede una dose di pazienza in più. I corsi validi devono comprendere delle lezioni sulla gestione e la risoluzione di tali questioni.
Mordicchiare e graffiare qualsiasi cosa, saltare e miagolare quando lasciati soli sono quelli che quasi tutti gli amanti di Miao hanno dovuto imparare a gestire. Dare informazioni utili all’addestratore su problematiche precise può essere d’aiuto.
Un buon etologo poi non dimentica mai l’importanza di una sempre maggiore comprensione del perché il gatto si comporti in un modo o in un altro. Solo la consapevolezza porterà a una risoluzione definitiva ed efficace delle storture comportamentali.
L’addestramento è per sempre
I corsi danno le basi, in realtà però non si finisce mai di conoscere il proprio amico e di insegnargli cose nuove. E nemmeno noi finiamo mai di conoscerlo e di imparare da lui. Una buona abitudine è quella di sfidarlo, nuove abilità e nuovi comandi o trucchi stimolano l’apprendimento e il rapporto felino – proprietario.
Insegnare al gatto quali sono le aree off limits può essere più complicato fuori casa. Se il nostro adorato Micio si avvicina a una zona pericolosa, può essere molto utile avergli insegnato già prima a rispettare le nostre indicazioni, un dettaglio che può salvare l’amico a quattro zampe anche da rischi di una certa entità.