I gatti nell’arte di Utagawa Kuniyoshi
Utagawa Kuniyoshi era un pittore e disegnatore giapponese che si colloca nella corrente artistica dell’ukiyoe. Tra le varie rappresentazioni e per arginare la sempre più avanzata censura, decise di “affidare” alla figura del gatto, il compito di trasmettere il suo pensiero.
In questo articolo vogliamo farvi conoscere l’estro e la creatività di un maestro dell’Ottocento giapponese, il visionario Utagawa Kuniyoshi. Nato nel 1798 e morto nel 1861 a Edo, l’attuale Tokio, Kuniyoshi è considerato uno dei maestri più esponenti della corrente artistica dell’ukiyoe.
Il termine Ukiyoe (immagini del mondo fluttuante), è stato coniato per esprimere una nuova concezione della vita; ovvero una vita fugace che deve essere vissuta appieno godendo dei piaceri che la vita offre. Ed è proprio in questa nuova visione della vita che il maestro Kuniyoshi, realizza le sue opere più meravigliose e significative che hanno proprio come tema la figura del gatto.
Il maestro Kuniyoshi amava particolarmente i felini ed era solito dipingere circondato dai suoi gatti. Dalle testimonianze dei suoi allievi è stato possibile capire che non esitò inoltre a erigere dentro la sua abitazione un altarino in cui vi erano delle tavolette con su scritto i nomi dei gatti defunti. Altarini uguali a quelli che solitamente nella tradizione buddista vengono eretti per omaggiare i familiari che non ci sono più.
Tornando alle sue opere, dovete sapere che proprio nel periodo in cui Kuniyoshi visse, le autorità avevano emanato delle leggi che andavano a ledere il nuovo concetto di vita che si stava facendo largo soprattutto nella classe mercantile, che si era aperta ai mercati esteri. Vennero banditi tutti quei possibili oggetti, rappresentazioni o stampe che ostentavano il lusso e mettevano in pericolo la moralità dell’essere. Ma, non solo! gli abitanti di Edo non potevano indossare kimono troppo elaborati e variopinti, erano ammesse solo determinate tipologie di colore da poter utilizzare nelle stampe e soprattutto non dovevano essere più rappresentate due capisaldi dello stile Ukiyoe: le geisha e gli attori del teatro kabuki. Erano ammessi altresì i personaggi che derivavano invece dalla mitologia.
Moltissime stampe della corrente ukiyoe vennero così censurate e bandite. Per ovviare a ciò, Kuniyoshi pensò ad un particolare stratagemma. Tutti i personaggi che non potevano più essere rappresentati nella stampe, a causa delle nuove leggi e della censura, venivano impersonati dai gatti. I gatti quindi erano i veri e propri protagonisti di stampe satiriche che andavano ad incarnare i vizi e i piaceri della società.
Non mancano comunque opere in cui i gatti fanno da sfondo alle rappresentazioni o che vengono raffigurati semplicemente in scene di vita quotidiana. Oppure che vanno a comporre le lettere tipiche dell’alfabeto giapponese.
In molti sostengono che la scelta di utilizzare proprio la figura del gatto risieda nel profondo amore dell’artista per loro e soprattutto per la loro imprevedibilità e mistero che aleggia intorno alla loro figura, e che incarna appieno la vita che dovrebbe essere vissuta dall’umanità.