Gatto tigrato fa amicizia con cane da combattimento
Gli animali di specie diverse non è vero che non possono legare, lo sa il gatto tigrato che fa amicizia con un cane da combattimento
Il Pit Bull, erroneamente, è considerato fra le razze da combattimento, cattivo di natura. Questo post smentisce una fra le falsità più grosse e pericolose in fatto di cani. Il gatto tigrato che fa amicizia con un cosiddetto cane da combattimento è più preparato di molti esseri umani.
Posizioni dolcissime, sempre più vicine e complici. Così appaiono quelli che dimostrano di avere una complicità da amici per la pelle. Un rapporto simbiotico e molto profondo, nonostante – sulla carta – appartengano a specie differenti e con caratteri molto fiversi.
Riposano con le teste attaccate, perché così sono sicuri di avere una protezione reciproca in uno dei momenti di massima vulnerabilità. E poi perché, si sa, incollati si sente meno freddo e ci si anche sente meno soli.
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Si accudiscono a vicenda. Si danno attenzioni e si dicono “ti voglio bene” senza bisogno di parlare. A darcene conferma sono le loro espressioni appagate, addirittura beate sui loro volti. Nell’ultima foto Miao pare stia scacciando Fido, ma non è così.
Anche questo è un gesto di profonda comprensione reciproca. Entrambi sanno che possono permettersi qualsiasi cosa, la pazienza dell’altro sopperirà a qualsiasi apparente dispetto.
Tutto questo è possibile, perché nonostante la fama che lo precede, il Pit Bull è una razza tutt’altro che aggressiva. Gatto tigrato, in realtà, non fa amicizia con cane da combattimento. Gli esemplari che lo sono, lo sono diventati a causa di un addestramento scellerato da parte dell’uomo, ma se vengono sottoposti a una corretta socializzazione sono fra gli animali più mansueti che esistano.
Nonostante le apparenze possano ingannare, è davvero un pezzo di pane. Chi non lo è, è stato addestrato alla violenza, è convito di dover stare sempre sulla difensiva e di non poter mai abbassare la guardia.
Per sfatare tutti i falsi miti, vale sapere che è un ottimo esemplare per fare compagnia ai bambini, a tal punto che nel XIX e XX secolo era considerato il babysitter a quattro zampe per antonomasia. Nonostante appaia massiccio e minaccioso, nasconde un cuore d’oro e ha tanta pazienza quando a interagire con lui sono i più piccoli.
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