Il gatto riconosce il suo nome oppure no?
Probabilmente quando lo chiami Micio si gira dall'altra parte semplicemente perché...è un gatto. Ma sappi che riconosce alla perfezione il suo nome!
Hai presente quando stai lì per cinque minuti buoni a chiamare e richiamare il tuo Micio, ma sembra quasi che non ti senta? Vien da chiedersi se il gatto riconosce il suo nome o semplicemente ti stia ignorando volutamente.
Questi argomenti sono quasi sempre prerogativa dei cani, sui quali sono stati fatti nel tempo tantissimi studi a proposito del loro comportamento e dei loro modi di fare. Per i gatti è un tantino diverso.
Ma c’è una buona notizia: una ricerca recente ha dimostrato che il gatto riconosce il suo nome con un esperimento molto interessante. Scopriamola insieme!
Basta pregiudizi
Facciamo una piccola ma doverosa premessa. Fin troppo spesso i gatti vengono considerati animali distaccati, incapaci di provare affetto e, anzi, perfino disinteressati a farlo. Tanto che in molti pensano che siano meglio i cani (anche se un termine di paragone tra due animali così diversi è davvero ridicolo).
Non c’è un meglio o un peggio, c’è soltanto una diversità di fondo che non può far altro che arricchirci, come in tutte le cose. Cani e gatti non sono uguali e non semplicemente per via del loro aspetto. Lo sono soprattutto perché comunicano con linguaggi differenti che noi bipedi dobbiamo solo imparare a comprendere e decifrare.
Dire che un gatto non riconosce il suo nome è un errore che facciamo semplicemente perché siamo abituati a considerarla una prerogativa dei cani. Ma entrambi sono in grado di farlo: anche se gli studi sull’argomento sono pochi e molto recenti, la scienza lo ha dimostrato!
La ricerca di Atsuko Saito
La scienziata Atsuko Saito ha dimostrato che il gatto riconosce il suo nome grazie a una ricerca (e a un esperimento) davvero interessante. Lei è un nome qui non molto noto della Sophia University di Tokyo ma, nonostante l’evidente distanza geografica, ha una cosa in comune con tutti noi: va matta per i gatti!
Ecco perché ha deciso di dedicarsi solo ed esclusivamente alle ricerche e allo studio dei piccoli felini domestici, per sfatare una volta e per tutte i falsi miti (ancora in circolazione) sui gatti e la loro capacità di relazionarsi con le persone.
Chiunque abbia un Micio sa perfettamente che è in grado di riconoscere il proprio nome, quando lo chiamiamo per la pappa o per qualsiasi altro motivo. Mancava soltanto un piccolo ma importante tassello: dimostrarlo scientificamente!
L’esperimento
Atsuko Saito ha elaborato un esperimento molto semplice per dimostrare che qualsiasi gatto riconosce il suo nome. Nel 2019 ha selezionato 78 gatti domestici che vivevano sia nelle case private che nei cosiddetti cat café, cioè i “bar per gatti”. Facendosi aiutare da altri ricercatori poi ha semplicemente fatto una cosa: ha selezionato quattro parole simili ai nomi dei gatti in questione, ripetendole ad alta voce a ciascun Micio finché questo non si annoiava e si girava dall’altra parte.
Ed ecco la parte interessante dell’esperimento. Dopo questo passaggio, la scienziata ha chiesto ai proprietari di chiamare il gatto con il suo vero nome e a quel punto ne ha studiato le reazioni: sentendosi chiamare i gatti come si comportavano? Giravano la testa verso il padrone? Miagolavano? Oppure si dimostravano completamente indifferenti?
Ma c’è anche di più. Per un risultato il più realistico possibile, Atsuko Saito e i suoi collaboratori hanno chiesto anche a persone estranee di chiamare quei gatti, per capire se si sarebbero voltati e avrebbero riconosciuto il proprio nome a prescindere da chi lo pronunciasse.
Il risultato
Quindi alla fine il gatto riconosce il suo nome oppure no? L’esperimento della scienziata giapponese è stato davvero utile per rispondere in modo definitivo a questa domanda e i risultati sono più che chiari.
Innanzitutto la maggior parte dei gatti ha reagito positivamente quando a chiamarli con il proprio nome erano i padroni stessi. Sì, li hanno proprio riconosciuti! Invece è emersa qualche differenza quando a chiamarli erano persone che non conoscevano: in questo caso era come se molti di loro non riconoscessero il proprio nome.
La ricerca ha raccolto un altro dato significativo. Hanno risposto meglio i gatti domestici, quelli che vivono in case private, rispetto ai gatti dei café pubblici, dove entrano continuamente tante persone. Per questo c’è una spiegazione particolare: probabilmente i gatti del café sono abituati a sentirsi chiamare da persone diverse per avere qualcosa in “premio”, perciò hanno imparato a rispondere a qualsiasi nome…semplicemente per avere uno snack!
Il gatto riconosce anche la tua voce
I gatti non solo riconoscono il nome che gli diamo, ma sono in grado di riconoscere la nostra voce. Anche in questo caso la dottoressa Saito ha elaborato un esperimento che dimostra questo altro, affascinante aspetto dell’universo felino.
Lo studio è stato molto semplice. Ha preso 20 gatti sottoponendoli all’ascolto di diverse registrazioni, per lo più voci e parole pronunciate da estranei in mezzo alle quali ha inserito anche la voce del padroncino. Il risultato è stato sorprendente: i gatti hanno reagito al suono di tutte quelle voci, alzando la coda o anche miagolando, ma quando hanno sentito la voce del proprio padroncino tutto è cambiato. Al punto che si sono persino girati verso il registratore, come se si aspettassero di vederlo lì!
Differenze tra gatto e cane
Alla luce di quel che abbiamo visto, vien naturale tornare alla piccola premessa iniziale. Il fatto, cioè, che cani e gatti non rispondano al suono del proprio nome alla stessa maniera, cosa assolutamente legittima proprio perché sono animali tanto diversi tra loro.
Anche il gatto riconosce il suo nome, ma ciò accade in percentuale meno volte rispetto ai cani. La cosa deve sorprenderci? In fondo non più di tanto, considerato che i cani sono stati addomesticati molto prima dei gatti (15.000- 20.000 anni fa). Abbiamo addomesticato pecore e capre prima dei felini!
E questo ha creato un divario enorme tra le due specie animali, accentuandone le evidenti differenze di base. I bipedi hanno addestrato i cani per secoli, gli hanno insegnato tante cose e tutto allo scopo di renderli animali docili e obbedienti, in grado di capire e seguire dei comandi. I gatti, al contrario, hanno continuato a vivere da soli, affidandosi soltanto alle proprie capacità e seguendo il proprio istinto di sopravvivenza.
Fino a poco tempo fa la maggior parte dei gatti viveva principalmente all’aperto ed entrava in casa solo per un angolino per coricarsi o se il tempo era brutto e dovevano ripararsi dalla pioggia. Dato che da qualche tempo trascorrono spesso tutta la vita in casa, sono diventati più accoglienti e propensi verso il contatto con gli esseri umani, perciò non è da escludere che continuino ad evolversi nelle loro connessioni sociali con noi bipedi. È probabile che le future generazioni di gatti domestici siano ancora più brave a leggerci nella mente, a capirci e a risponderci rispetto ai gatti di oggi!