Gatto Burmilla: salute, malattie e aspettative di vita
, il Burmese e il Persiano Chinchillà. Scopriamo quali sono
Essendo una razza piuttosto recente non si sa ancora tutto sulla salute del Burmilla ma sono stati già evidenziati dei problemi ricorrenti.
In genere quando un gatto nasce dall’incrocio di razze preesistenti tende a ereditarne non solo l’aspetto ma anche eventuali tare genetiche.
Il Burmilla è un gatto che gode di buona salute nel complesso tuttavia tende a ingrassare e ad avere problemi ai reni. Ma vediamo nel dettaglio.
Quanto vive in media un Burmilla
Come già anticipato, il Burmilla è un gatto di sana e robusta costituzione che gode di buona salute se ben curato in ogni aspetto.
Secondo le stime più attendibili questo micione vive in media tra i 12 e i 15 anni, a dimostrazione del fatto che raramente si ammala.
Ciò però dipende da quanto ce ne prendiamo cura con le importanti e regolari visite dal veterinario e seguendo tutti i consigli e gli accorgimenti del caso.
Non dimentichiamo che il Burmilla è una razza di origine recentissima (anni Ottanta) e gli studi su di essa e sulla sua salute sono ancora all’attivo.
È di fondamentale importanza che il gatto venga seguito da un bravo veterinario sin dai primi mesi di vita, che faccia le vaccinazioni e segua eventuali terapie consigliate dal medico.
Salute del Burmilla e alimentazione
Chiunque decida di adottare un Burmilla deve conoscere i rischi per la sua salute legati a una cattiva alimentazione.
Come il Burmese, uno dei suoi “genitori” insieme al Persiano Chinchillà, anche questo gatto ha la tendenza a ingrassare.
È un micio particolarmente goloso che mangerebbe di tutto e in continuazione perciò dobbiamo fargli seguire una dieta specifica.
Mai affidarsi al fai da te, cerchiamo sempre il consiglio del veterinario per stilare il piano alimentare più appropriato che sia commisurato non solo al suo stato di salute ma anche alle sue abitudini di vita.
Un gatto che sta sempre fermo e passa tutto il suo tempo in casa di certo avrà bisogno di meno energie (quindi calorie) rispetto a un gatto più attivo.
L’alimentazione non deve essere soltanto fatta di ingredienti freschi e salutari ma anche gestita in quantità sufficienti a mantenere il gatto in salute.
Con un Burmilla è meglio evitare dunque i cibi troppo grassi e scegliere croccantini e scatolette di umido adatte a gatti in sovrappeso.
Non dobbiamo dimenticare che l’obesità rappresenta un rischio effettivo per il gatto e non soltanto per una questione puramente estetica.
Un gatto obeso appesantisce tutto il corpo e quindi può avere problemi muscolari e disturbi che colpiscono le articolazioni.
Come se non bastasse può sviluppare disturbi dell’apparato gastro-intestinale e avere quindi problemi a digerire il cibo.
Salute del Burmilla: malattie dei reni
Dal Burmese il gatto Burmilla ha ereditato la tendenza a sviluppare malattie dei reni come i calcoli renali o la più grave policistosi renale.
I calcoli renali sono esattamente gli stessi che possono colpire noi esseri umani, le cosiddette “pietre” che si formano nei reni.
È un problema abbastanza comune nei gatti causato dall’eccessivo accumulo di sostanze come magnesio e acidi nelle urine che a lungo andare si solidificano dando vita ai calcoli.
Questo disturbo è curabile ma può essere davvero molto doloroso per il nostro micio che si fa parecchio male ogni volta che deve fare pipì.
Inoltre se non vengono curati in tempo possono provocare infezioni del tratto urinario che possono degenerare e trasformarsi in qualcosa di più grave.
La policistosi renale, invece, è una condizione conosciuta anche come rene policistico ed è esclusivamente ereditaria.
Si manifesta in genere nei gatti adulti e condivide dei sintomi in comune con l’insufficienza renale quali eccessiva minzione, vomito e diarrea, aumento della sete e nei casi più gravi anoressia.
Purtroppo non è semplice diagnosticarla in tempo perché i sintomi veri e propri insorgono quando già la malattia è in stato avanzato e i reni sono compromessi.
Purtroppo ancora oggi per la policistosi renale o rene policistico non esiste una cura e l’unica cosa che può fare il veterinario è prescrivere una dieta mirata.
Nello specifico deve essere fatta di pasti a basso contenuto di proteine e di potassio, accompagnati da integratori e farmaci che ne riducano i sintomi.