Disfunzione cognitiva felina: che cos’è, cause e sintomi
ma un disturbo molto più complesso: parliamo qui della disfunzione cognitiva nel gatto.
In modo simile a quanto accade a noi esseri umani, anche i nostri amici gatti invecchiano, e questo processo porta inevitabilmente al progressivo deterioramento di alcune funzioni dell’organismo. Ma a volte possono anche manifestarsi dei disturbi che si sviluppano anche a prescindere dal processo dell’invecchiamento. È il caso ad esempio della disfunzione cognitiva felina, di cui tratteremo con dovizia di particolari in questo articolo.
Secondo delle statistiche recenti, la popolazione di gatti domestici è in continuo aumento a livello mondiale; questo è in parte dovuto al fatto che, grazie ai continui progressi fatti sia in campo medico che dal punto di vista nutrizionale, i nostri amici a quattro zampe riescono a vivere meglio e più a lungo: si stima che solo in Europa i gatti dai 12 anni di età in su siano circa 20 milioni.
Di conseguenza, negli ultimi decenni è aumentata notevolmente anche la necessità, da parte della medicina veterinaria, di studiare e analizzare in modo sempre più approfondito le caratteristiche che i gatti anziani sviluppano e le nuove esigenze che presentano, ma anche e soprattutto i problemi di salute che mettono a rischio sia la qualità della loro vita che la loro stessa sopravvivenza.
È proprio grazie a questi nuovi studi che si è scoperta l’esistenza di disturbi fino ad allora considerati un tutt’uno con i classici cambiamenti di cui risente un gatto quando raggiunge la terza età, ma che vanno invece distinti da questi ultimi nonostante le apparenti somiglianze poiché richiedono interventi diversi. Uno di questi è la Disfunzione Cognitiva Felina o CDS (Cognitive Dysfunction Syndrome).
La CDS è una malattia neurodegenerativa che è stata riscontrata e studiata con successo nei cani anziani (rappresentando persino un modello per lo studio della sindrome di Alzheimer negli esseri umani), ma un po’ meno nei gatti, per quanto essa sia altrettanto comune in questi ultimi. Essa è stata a lungo confusa con vari problemi fisici e comportamentali attribuiti “semplicemente” all’età avanzata, che però non sono tutti provocati da un deterioramento delle funzioni cerebrali: ad esempio, la tendenza di un gatto anziano a fare i bisogni in giro per casa potrebbe essere provocata da artrite o altri problemi articolari, che gli provocherebbe serie difficoltà ad accedere alla lettiera; o ancora, una particolare irritabilità da parte sua potrebbe essere connessa a dolore fisico, magari dovuto a qualche problema ai denti o a malattie croniche come l’insufficienza renale.
È facile quindi intuire quanto possa essere dannoso considerare tutti questi indizi, che sono in realtà dei veri e propri sintomi, dei semplici effetti inevitabili dell’invecchiamento, quando un esame più approfondito o almeno una prolungata osservazione del gatto in questione potrebbe portare all’individuazione di altri segni clinici e a una diagnosi completa. Non bisogna quindi esitare a chiedere l’intervento di un veterinario se il proprio gatto manifesta dei cambiamenti comportamentali in modo più o meno repentino, anche se non si tratta necessariamente di comportamenti che hanno un impatto significativo sulla sua quotidianità.
Le cause della malattia
Nonostante questa premessa, si potrebbe comunque essere tentati di attribuire la Disfunzione Cognitiva al passare del tempo e al progressivo invecchiamento del cervello: sarebbe però un errore credere che quest’ultimo possa risultare automaticamente la comparsa della CDS; le lesioni provocate al cervello da questi due disturbi appaiono infatti piuttosto differenti, anche se con delle caratteristiche in comune.
I sintomi da non sottovalutare
È a partire dai 10 anni di età che un gatto anziano può cominciare a manifestare i segni comportamentali tipici della Disfunzione Cognitiva Felina. Uno dei più evidenti è il disorientamento, vale a dire una certa difficoltà nel percorrere aree della casa a lui familiari oppure a ricordare l’esatta posizione di vari oggetti di uso quotidiano, come ad esempio la ciotola del cibo o la lettiera.
La diretta conseguenza di questo problema è l’inizio di una serie di “incidenti” nei quali Micio farà i suoi bisogni in varie zone della casa, non avendo più un punto di riferimento preciso. Può anche capitare che si metta a girovagare apparentemente senza meta o che ci appaia confuso.
Chiunque abbia un gatto sa quanto questi animali tengano alle proprie abitudini, ma con questa malattia esse cambieranno notevolmente e questo riguarderà anche il ciclo sonno-veglia. Di conseguenza avremo un gatto che dorme sempre in orari in cui solitamente sarebbe stato sveglio e attivo.
Un sonno prolungato durante il giorno si tradurrà poi in una veglia notturna quasi sicuramente accompagnata da eccessiva vocalizzazione, che difficilmente riuscirete a non notare. Il modo stesso in cui interagisce con i membri del suo nucleo familiare potrebbero cambiare in un senso o in quello opposto, provocando forte irritabilità o un altrettanto forte desiderio di attenzioni e di contatto fisico con i propri umani.
Cambiamenti simili si verificheranno inevitabilmente anche nelle abitudini alimentari del micio, con conseguente inappetenza o comunque progressivo disinteresse nei confronti del cibo o dell’atto stesso di mangiare. Paradossalmente potreste però assistere anche al fenomeno opposto, ossia a un aumento del suo appetito con la tendenza a tornare più volte alla sua ciotola pur avendo già mangiato.
Diagnosi e trattamento
Come già sottolineato in precedenza, tutti questi sintomi possono essere associati a numerose altre patologie (problemi articolari, squilibri ormonali o metabolici, disturbi al cavo orale, malattie croniche come l’insufficienza renale). Di conseguenza, al fine di giungere a una diagnosi quanto mai corretta, sarà preciso compito del veterinario quello di escludere la presenza di tali patologie; è importante comunque notare che alcune di esse possono coesistere con la presenza di CDS.
A questo processo di esclusione vanno aggiunti anche vari fattori ambientali e cambiamenti nella quotidianità del gatto che potrebbero aver provocato in lui dei comportamenti diversi: citiamo ad esempio la nascita di un bambino, la perdita di una persona cara e l’arrivo o la partenza di un animale domestico, ma anche un semplice trasloco possono provocare effetti simili in un gatto, soprattutto se anziano.
Purtroppo non esiste una cura per la Disfunzione Cognitiva nel gatto, ma è possibile rallentare il suo sviluppo e soprattutto attenuare l’effetto dei sintomi, puntando a migliorare il più possibile la qualità della vita di Micio. Per questa ragione è estremamente importante giungere a una diagnosi e avviare il trattamento quando la malattia è ancora ai primi stadi, poiché più passa il tempo e più essa influirà negativamente non solo sul micio ma anche sui suoi cari.
Parallelamente all’apposita terapia farmacologica che verrà messa a punto dal vostro veterinario, o anche in attesa che essa cominci a fare effetto, esiste una serie di accorgimenti che potete seguire per aiutare il vostro gatto a compiere i semplici gesti che compongono la sua giornata. Tenendo a mente che qualunque cambiamento apportato nella vostra casa confonderà Miao molto più di prima, cercate di tenere i suoi oggetti di riferimento sempre negli stessi punti ed evitate, in generale, di spostare i mobili di casa, evitando di creargli di fatto un percorso nuovo da memorizzare per raggiungere le sue ciotole o la lettiera.
Sempre con l’obiettivo di fornirgli dei punti di riferimento affidabili, piazzate delle luci anche tenui in corrispondenza degli oggetti di cui potrebbe aver bisogno anche quando è sveglio di notte. Non prendetevela con lui se miagola insistentemente o fa i suoi bisogni dappertutto, se è nervoso o vi appare confuso: ci vorrà molta pazienza per abituarsi a questa situazione. Potrebbe comunque risultare utile cercare di tenere il micio mentalmente stimolato tramite il gioco, e sappiamo per certo che la vostra compagnia potrà solo fargli bene.