Daisy, il gatto che nessuno vuole adottare a causa della sua macchia in testa
Oggi vogliamo raccontarvi la particolare storia di Daisy, un gatto che non riesce a trovare una famiglia per un motivo davvero particolare.
Molto spesso vi raccontiamo storie come questa. Storie di felini che non riescono a trovare una casa per colpa del loro aspetto. Coma la storia di Poodle, la gattina strabica che nessuno vuole adottare.
Storie di gatti con malformazioni particolari, gatti ciechi o sordi, gatti che insomma trovano davanti a sé molto pregiudizio.
E la storia del gatto Daisy è ancora più triste. Perché Daisy non ha nessun problema fisico, nessuna malattia, anche se ovviamente neanche in questo caso sarebbe giustificabile il non riuscire a trovare famiglia.
Daisy non vuole essere adottata per colpa del colore del suo pelo. O meglio, per colpa di una particolare macchia che la natura le ha donato.
Una macchia che ha una forma decisamente bizzarra e che ricorda le “grazie” maschili. Una macchia che sembra proprio essere una vera e propria condanna.
Daisy è una gatta di 9 anni che vive al The Mini Kitty Commune, un rifugio di Sidney. I volontari che lavorano in questo rifugio felino raccontano di come nessuno chieda mai di lei.
Le persone che visitano il rifugio si fermano a guardarla, magari ridacchiano un po’ e proseguono oltre.
E tutto questo, proprio per colpa di quella particolare macchina. I volontari assicurano che il felino è davvero buonissimo.
Nonostante abbia vissuto per tutta la vita da randagio, è un gatto molto educato, socievole e anche molto affettuoso. Un gatto che sicuramente meriterebbe di trovare una casa.
La storia di Daisy, per fortuna, è diventata molto virale. Come sempre, i social network sono un vero e proprio toccasana per i nostri amici a quattro zampe che riescono a trovare una famiglia proprio grazie alle tante condivisioni sui social.
La speranza è adesso che possa succedere lo stesso a Daisy. Il suo post è diventato molto virale e adesso manca solo la sua prima richiesta di adozione. Noi incrociamo le dita.