Cistite nel gatto: sintomi, cause, diagnosi e tutte le possibili terapie
La cistite nel gatto non capita raramente. Ecco che può tornare utile riconoscerla e sapere come intervenire nei casi lievi e più o meno gravi. I dettagli
La cistite nel gatto è una patologia che non va sottovalutata. Racchiude, infatti, una serie di disturbi, più o meno gravi, delle basse vie urinarie delle nostre piccole palle di pelo. Spesso e volentieri, inoltre, è il sintomo di qualcos’altro, quello che i sopravvissuti del Titanic chiamerebbero “la punta dell’iceberg”.
La prima cosa da fare, quindi, è escludere eventuali disagi cronici e persistenti che possono essere legati alla dieta di tutti i giorni e allo stile di vita condotto dall’esemplare in questione. Non vanno nemmeno trascurate altre tipologie di patogenesi, come possono essere le infezioni e le anomalie anatomiche congenite.
Uno sguardo di insieme
La cistite nel gatto riguarda sia gli esemplari maschi che le femmine. Questa malattia, che in gergo tecnico si chiama Flutd – Feline low urinary tract disease – ma solo nella fase iniziale dell’ostruzione dell’uretra, può avere conseguenze gravissime.
Nelle femminucce, a causa delle loro caratteristiche anatomiche, può capitare con una certa frequenza che la malattia si concretizzi e diventi particolarmente fastidiosa, anche se curabile per fortuna.
Che cosa è?
Quando la nostra palla di pelo è affetta da questa patologia, si presenta un rilascio di cortisolo (l’ormone che regola lo stress) e si verifica una attivazione di sostanze attive (citochine infiammatorie) che una infiammazione sterile della vescica, con produzione di materiale proteico infiammatorio e sangue.
In questi casi l’urina diventa, conseguentemente, corpuscolata e non appare più limpida. Il materiale prodotto può essere tale da ostruire l’ultimo tratto delle vie urinarie, quello che collega la vescica con l’esterno. Se questo persiste oltre le 24 ore e il nostro amato Miao è di sesso maschile (nelle femmine infatti si manifesta un processo differente e meno complesso fa gestire) le conseguenze possono essere anche fatali.
Rischioso, nella fattispecie è l’incremento del potassio ematico che, oltre una certa, soglia provoca gravi conseguenze cardiache con il collasso e il decesso. È abbastanza ovvio, quindi, che non si sta parlando di una condizione da prendere sottogamba.
I sintomi principali
La cistite nel gatto, prima di tutto deve essere riconosciuta, in maniera tale che si possa chiamare il proprio veterinario di fiducia – che conosce anche eventuali pregressi clinici e caratteristiche di razza – perché possa farsi un quadro clinico completo, arrivare alla diagnosi corretta e stabilire la cura più adeguata alla risoluzione del problema. Una descrizione delle ultime giornate di Miao può aiutarlo a mettere insieme i pezzi del puzzle.
Partiamo subito dal presupposto che i nostri amici a quattro zampe sono animali estremamente abitudinari. Fondamentale quindi è conoscerli a fondo ed essere in grado di saper riconoscere anomalie comportamentali e di gestione della giornata.
Per esempio, un felino che usa molte volte la lettiera, ma senza andare di corpo o urinare, potrebbe avere disturbi legati al tratto urinario. Lo stesso può dirsi dell’eventuale ritrovamento di piccole chiazze di urina, con o senza tracce ematiche, in luoghi in cui normalmente non si troverebbero. Se le notiamo accanto ai sanitari di casa, vicino alla lettiera oppure alle ciotole di cibo e acqua (che ricordiamo deve essere sostituita frequentemente e fresca) può essere un campanello di allarme, e non va sottovalutato.
Una questione di posizioni?
Se, monitorando la nostra piccola e indifesa palla di pelo, vediamo che assume delle posizioni anomale (per esempio, quella tipica di quando va di corpo ma per fare la pipì) è bene sentire il parere dello specialista che valuterà l’eventualità di fissare una visita di controllo per scongiurare il peggio e potere intervenire tempestivamente. A seconda della gravità della situazione, infatti, un approccio del genere può fare la differenza tra la vita e la morte.
Inoltre, i gatti possono emettere vocalizzi apparentemente strani (e anche in qualche modo divertenti agli occhi di noi esseri umani). Questo può dipendere dal fatto che, via via che i valori di azotemia e creatinina nel sangue aumentano, si verifichi una progressiva perdita dell’appetito e, se c’è un’ostruzione, nel giro di qualche ora il rischio è il collasso.
Possibili terapie
In caso di cistite nel gatto, come capita nella maggior parte delle malattie che colpiscono sia bipedi che quadrupedi, il fai da te è assolutamente da escludere. È decisamente più prudente, infatti, richiedere una diagnosi tempestiva e mirata che solo il veterinario può garantirci (o almeno si spera).
Solamente il 2% dei felini con sintomi di ostruzione ha un’infezione correlata in atto. Ecco allora dimostrato come eventuali trattamenti antibiotici improvvisati a casa, magari pensando di stare affrontando situazioni analoghe al passato, si possano rivelare poco efficaci. Inoltre, si potrebbe ottenere un qualche miglioramento con i fans (gli antinfiammatori non steroidei), ma non è affatto detto che si risolvi la situazione.
Invece, il cortisone esacerba la risposta infiammatoria perché attua un’azione biologica identica al cortisolo che è alla base del processo infiammatorio della cistite. Quindi, se il flusso urinario è impedito da un’ostruzione, il loro utilizzo deve essere rimandato a dopo il ripristino della funzione. Dopo che il flusso urinario si è ristabilito.
Questione di stile di vita
Rivolgersi prontamente al proprio veterinario o alla clinica veterinaria più vicina, in casi di emergenza o durante le ore notturne, è caldamente consigliato. Aspettare potrebbe significare un peggioramento della patologia, con una sua più complessa risoluzione. A tal proposito, potrebbe tornare utile conoscere le nozioni di base del primo soccorso per il gatto.
La terapia, in conclusione, deve essere stabilita di volta in volta dallo specialista. Come succede quasi sempre, una nostra anamnesi il più possibile dettagliata può fare la differenza, in termini di tempestività e di risultato.
Superata la fase critica, invece, siamo noi bipedi, sotto la supervisione del veterinario di fiducia, che dobbiamo fare in modo di cambiare lo stile di vita del nostro amico a quattro zampe, ed eliminare le storture che lo hanno portato a stare male.
Eventi traumatici
A incidere sulla cistite nel gatto possono essere tutti quegli eventi che vanno a stravolgere la tanto agognata routine. Eventuali traslochi – soprattutto se il nostro adorato Miao è in là con gli anni – la riduzione degli spazi a disposizione, l’impossibilità di potersi dissetare o la presenza di ciotole sporche oppure con acqua stagnante da tempo possono incidere su tutto quello sinora descritto.
Facciamo attenzione anche all’arrivo di una new entry in casa, che sia un bebè o un altro quadrupede. Anche in questo caso andiamo a stravolgere le abitudini di Micio, che si sente minacciato e in pericolo. A tal proposito, potrebbe tornare utile sapere come assecondare una presentazione pacifica e graduale di un gatto adulto e di un gattino.
La dieta di Miao
Durante la quarantena dovuta all’emergenza sanitaria del Coronavirus, per esempio, le cistiti nel gatto sono statisticamente aumentate. Questo dipende dall’inaspettata presenza di tutti i componenti della famiglia in casa 24 ore su 24. Una situazione a cui la nostra palla di pelo non era mai stata abituata. A incidere negativamente potrebbe essere anche l’alimentazione, se non è sana, bilanciata e non tiene conto del fabbisogno nutrizionale del nostro amico a quattro zampe (proteine in primis).
Infatti, indipendentemente dal fatto che la dieta sia naturale o industriale, nel caso in cui venisse diagnosticata la cistite, il veterinario potrebbe raccomandare di prevedere esclusivamente cibo umido. In questo modo si favorisce l’idratazione e un conseguente abbassamento della concentrazione dell’urina, rendendola più fluida e con meno corpuscoli. Inoltre, sarebbe il caso di aumentare le fonti di acqua, fornendo al gatto più ciotole o fontanelle in giro per la casa.