Caratteristiche dell’intelligenza del gatto: le curiosità e le cose che bisogna sapere
Scopriamo le caratteristiche dell'intelligenza del gatto, un affascinante argomento che ci aiuta a capire meglio Micio e il suo mondo
Quali sono le caratteristiche dell’intelligenza del gatto? Con questo termine si fa riferimento alla capacità di Micio di comprendere il mondo che lo circonda, di raccogliere e memorizzare informazioni. È tutto ciò che forma il suo bagaglio di conoscenze e che, di fatto, gli consente di risolvere problemi e capire come comportarsi in una determinata situazione.
Com’è fatto il cervello del gatto?
L’organo preposto all’intelligenza del gatto è il cervello, proprio come per noi esseri umani. Ma com’è fatto il cervello di Micio e come funziona? Gli studi in merito sono tanti e hanno trovato risposte specifiche a tali domande. Il cervello del gatto domestico pesa dai 25 ai 30 gr ed è lungo circa 5 cm. In proporzione alle sue dimensioni, costituisce circa lo 0,91% del corpo di Micio. Non ha un cervello proprio grandissimo ma del resto è un animale piccino, perciò possiamo dire che mantenga comunque un’ottima media.
Alcune ricerche partono dal presupposto che vi sia un collegamento diretto tra le caratteristiche dell’intelligenza del gatto o di qualsiasi altro essere vivente e le dimensioni del cervello. Per spiegarlo meglio, la capacità di comprendere il mondo e memorizzare informazioni dipenderebbe dalla complessità dell’organo. Tesi che non è stata comunque dimostrata in modo effettivo.
Secondo i ricercatori della Cummings School of Veterinary Medicine della Tuft University (Massachussets) gatti e umani hanno strutture cerebrali molto simili. Il cervello di Micio e quello nostro, in sostanza, sono composti da corteccia cerebrale con lobi che funzionano praticamente allo stesso modo. Analizzando i cervelli di gatti e persone i ricercatori hanno appurato che entrambi sono suddivisi in aree, ognuna delle quali specializzata in un determinato compito. Le aree sono connesse tra loro tramite dei “nodi”, e formano quindi una sorta di rete in cui passano continuamente informazioni sensoriali. Questo complesso sistema di trasmissione è quello che consente al micio (come all’umano) di costruire la percezione del mondo reale e, quindi, di interagire con esso.
Uno studio recente, inoltre, ha stabilito che i gatti possiedono una sorta di memoria visiva, cioè il loro cervello fa affidamento in gran parte alla vista per raccogliere informazioni e codificarle nella memoria. Ciò conferisce a ogni micio una grande capacità di adattamento in qualsiasi situazione.
Caratteristiche dell’intelligenza del gatto
Gli esperimenti sull’intelligenza del gatto ci danno tante informazioni utili e interessanti per comprendere meglio i nostri amati felini domestici. Innanzi tutto i dati dimostrano che i gatti hanno memoria degli oggetti per circa 16 ore. Come se non bastasse, mantengono la consapevolezza di oggetti anche se non li vedono direttamente esattamente come i bambini di due anni. Ci sono studi che affermano che i gatti possano anche sognare, proprio come facciamo noi persone.
Diciamo che in generale i gatti sono animali dall’ottima memoria, non son affatto smemorati come talvolta possiamo credere. Ciò però dipende da tanti fattori, come ad esempio il rapporto con l’uomo e l’età. Di sicuro Micio è in grado di ricordare molte cose, memorizza quello che ha imparato in passato e riesce ad applicare questi ricordi alle situazioni nuove. Tanto per fare un esempio, se ricorda un pericolo vissuto in passato oggi è in grado di evitarlo.
Gatto e memoria: l’apprendimento inizia sin da cucciolo
L’intelligenza del gatto ha caratteristiche ben precise, prima di tutto la capacità di memorizzare informazioni. Questa capacità è profondamente influenzata da ciò che il micio impara nei primi mesi di vita, quindi di fatto dalla sua infanzia. I gatti ricordano per tutta la vita quello che hanno imparato da piccoli, quindi attraverso il gioco che per ciascun gattino è una parte fondamentale della crescita e dello sviluppo. Il gioco per i gatti non è solo divertimento, ma rappresenta la prima occasione per interagire con i propri simili, affinare il proprio istinto di caccia e sviluppare le capacità di sopravvivenza. Ecco perché è molto importante non separare i gattini dalla mamma troppo presto. È lei la prima grande maestra di vita per ciascun piccolo!
Le prime settimane di vita sono importantissime per i gatti anche per un altro motivo. Se in questo lasso di tempo non hanno mai contatti con le persone è molto probabile che da adulti avranno difficoltà a interagirvi. Capita soprattutto ai gatti randagi, quando tentiamo di avvicinarli e soffiano allontanandoci quasi con aggressività. Con molta probabilità una situazione simile è dovuta proprio al fatto che quei gatti non hanno mai imparato a interagire con le persone, perciò non si fidano di nessuno.
Come influisce l’età sulla memoria del gatto
Quando noi persone invecchiamo inevitabilmente percepiamo che la nostra memoria risente del passare del tempo. Succede la stessa cosa anche a Micio che, diventando sempre più grande, subisce dei cambiamenti per quanto riguarda le caratteristiche dell’intelligenza. L’invecchiamento non influenza soltanto il fisico, le abilità o la resistenza agli sforzi ma incide anche sulla capacità di apprendimento e di memorizzare informazioni. Ecco perché i gatti, proprio come le persone, quando diventano grandi e si avvicinano sempre di più alla vecchiaia possono riscontrare qualche problemino di memoria.
Con l’avanzare dell’età, le cellule del cervello invecchiano e muoiono. Diventando sempre meno, proprio come nelle persone, il gatto perde lentamente la capacità di memorizzare le cose. Non abbiamo studi al riguardo, ma gli scienziati ritengono che la memoria a breve termine dei gatti sia colpita dall’invecchiamento esattamente come quella di noi esseri umani. Quindi se un micio adulto mediamente ha una memoria a breve termine stimata in 16 ore circa, quando diventa vecchietto questo dato diminuisce.
Invecchiare significa anche essere maggiormente soggetti a malattie. Anche i gatti possono subire l’effetto di patologie tipiche dell’età, prima fra tutte la disfunzione cognitiva felina. Si tratta di una sindrome che colpisce un gran numero di gatti anziani e che è molto simile al morbo di Alzheimer nell’uomo. A causa della disfunzione cognitiva felina il gatto anziano perde la memoria e ciò influenza negativamente anche le più semplici azioni. Non ricorda il padrone né le proprie ciotole o le proprie cose, non riconosce l’ambiente in cui si trova, quindi di fatto non ricorda più la propria casa. Appare disorientato, non ha voglia di interagire e, insomma, non è più il micio di un tempo.