Calicivirosi nel gatto: tutto su questa malattia
Sembra che il gatto abbia il raffreddore? Attenzione perché potrebbe trattarsi di calicivirosi, una malattia infettiva
I gatti sono creature forti e resistenti quanto delicate, per questo è importante conoscere malattie come la calicivirosi, quali sintomi provoca e come possiamo evitare il contagio nel gatto.
Si tratta di una malattia infettiva piuttosto grave che colpisce le vie respiratorie di Micio, comune soprattutto nei luoghi in cui convivono più esemplari, quindi ovunque sia facilitato il contagio.
La maggior parte dei gatti guarisce completamente dall’infezione da calicivirus, ma i ceppi più rari possono essere anche mortali. Ecco cosa sapere sulla calicivirosi nel gatto, dalle cause alla prevenzione.
Indice
- Cause dell’infezione da calicivirus felino
- Come avviene il contagio della calicivirosi
- Sintomi della calicivirosi nel gatto
- Diagnosi del veterinario
- Come si cura la calicivirosi
- L’importanza della prevenzione
- Vaccinazioni
Cause dell’infezione da calicivirus felino
La calicivirosi è provocata da un virus che si chiama calicivirus felino (FCV), appartenente a una vasta famiglia di virus denominata Caliciviridae, i cui membri infettano un’ampia gamma di animali vertebrati, tra cui conigli, bestiame, rettili, uccelli e anfibi.
Al contrario dell’herpesvirus felino (che causa la rinotracheite felina), il calicivirus ha una maggiore resistenza nell’ambiente, specialmente in quelli umidi. Inoltre è anche resistente alla maggior parte dei comuni disinfettanti. La calicivirosi si diffonde facilmente (e velocemente) laddove vivano molti gatti e la maggior parte degli esemplari infetti resta portatore del virus a vita.
Il calicivirus felino attacca il sistema respiratorio, gli occhi, la bocca (con ulcerazioni della lingua), l’intestino e il sistema muscolo scheletrico. Esistono diversi ceppi di FCV che circolano nei gatti domestici e selvatici, perché si tratta di un virus che muta facilmente e che riesce ad aggirare l’effetto dei vaccini esistenti. In base al ceppo del virus varia la gravità della malattia, anche se per fortuna nella maggior parte dei casi il gatto viene colpito in maniera lieve.
Come avviene il contagio della calicivirosi
Il calicivirus felino provoca la calicivirosi nel gatto mediante il contagio, che può essere sia diretto che indiretto. Questo si verifica più comunemente negli ambienti in cui vivono più gatti, perciò il rischio di contagio aumenta nei rifugi, nei negozi di animali e negli allevamenti, dove il 25-40% degli esemplari può risultare portatore (sano) del virus.
Il virus della calicivirosi si diffonde mediante il contatto diretto con la saliva e le secrezioni nasali e oculari, ovvero a causa delle goccioline di aerosol che si diffondono quando i gatti infetti starnutiscono. I test di laboratorio hanno anche rilevato che il virus “sopravvive” nelle urine, nelle feci e nel sangue. I gatti in genere rilasciano il virus per circa due o tre settimane dopo l’infezione, ma alcuni gatti diventano portatori a lungo termine e continuano a diffonderlo per tantissimi mesi.
La pericolosità della calicivirosi è dovuta all’altissima resistenza di questo virus nell’ambiente e sulle superfici, in cui può restare attivo addirittura per un mese. Inoltre anche noi bipedi possiamo diventare veicolo per il contagio, quando ci prendiamo cura di un gatto con la calicivirosi, così come gli oggetti che entrano in contatto con i fluidi corporei del gatto infetto (ciotole, lettiere) possono essere una fonte di infezione.
Cosa succede durante l’infezione
Dopo l’esposizione del gatto al calicivirus, il periodo di incubazione varia da due fino a quattordici giorni (tantissimi!) prima che inizino a comparire dei sintomi. All’inizio il virus infetta le mucose posteriori della bocca, per poi replicarsi e diffondersi attraverso il flusso sanguigno ad altri organi.
Generalmente il calicivirus colpisce le mucose orali e i tessuti dei polmoni, ecco perché la dei gatti sviluppa un’infezione del tratto respiratorio superiore mentre, nei casi più gravi, il virus viaggia fino ai polmoni, provocando una polmonite.
Sintomi della calcivirosi nel gatto
I sintomi della calicivirosi nel gatto variano a seconda del ceppo di FCV che contrae. Inizialmente comincia a manifestare tutti i sintomi comuni del raffreddore del gatto con starnuti, congestione nasale, febbre ed eccessiva salivazione. A questi dobbiamo aggiungere, poi, la produzione di secrezioni anomale sia dal naso che dagli occhi.
Altri sintomi tipici della malattia sono infiammazioni e ulcere nella bocca, sia nelle mucose che sulla lingua. Tutto questo è inevitabile che provochi una condizione di estremo malessere nel dolce Micio, che comincia ad apparire sempre più letargico e a non mangiare la sua pappa con gusto.
Complicanze della malattia
Ma non è finita qui, perché col progredire della calicivirosi possono aggiungersi anche delle complicanze piuttosto gravi. Pensiamo ad esempio all’abbassamento delle difese immunitarie, che rende il gatto maggiormente esposto alle infezioni batteriche. Oppure alle gatte incinte che possono arrivare perfino ad abortire i propri piccoli.
La maggior parte dei gatti guarisce completamente dalla malattia, ma alcuni sviluppano forme croniche di gengivite e di disturbi respiratori. E la cosa riguarda principalmente i gatti anziani e i gattini molto giovani, ma (per fortuna) la morte con i ceppi più comuni di calicivirus non è da mettere in conto.
Diagnosi del veterinario
Ma se è vero che la calicivirosi nel gatto all’inizio sembra un semplice raffreddore, come facciamo diagnosticarla? Come sempre a questo punto occorre l’intervento del veterinario con tutti gli esami specifici necessari ad effettuare la diagnosi.
La primissima cosa che il veterinario deve fare è capire qual è il virus che causa i problemi respiratori nel gatto. Potrebbe essere calicivirus, ma anche herpesvirus felino ad esempio. Talvolta l’origine del disturbo potrebbe essere batterica, come nel caso di batteri come Chlamydia felis e Mycoplasma felis. Occorre che si facciano dei tamponi, prelevando campioni da occhi, naso e bocca, poi mandarli in laboratorio e analizzarli.
Come si cura la calcivirosi
Attualmente purtroppo non esiste un trattamento per fermare il calicivirus, ma il veterinario può prescrivere al gatto una cura di supporto mentre il suo sistema immunitario combatte l’infezione. La maggior parte dei gatti può seguire la terapia tranquillamente a casa, ma quelli con le forme più gravi di calicivirosi potrebbero aver bisogno di cure infermieristiche intensive.
Cosa fare, allora? Innanzitutto dobbiamo tenere naso e occhi del gatto sempre puliti, usando vaporizzatori o gocce nasali per aiutarlo a liberare le vie respiratorie. Possono tornare utili i farmaci che riducono la produzione di muco e che decongestionano naso e polmoni. In caso di febbre, invece, il veterinario prescriverà dei farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), che servono anche a ridurre le infiammazioni della bocca. A questi si aggiungono gli antibiotici ad ampio spettro, nel caso in cui sia presente anche un’infezione batterica.
Il gatto con la calicivirosi tende a mangiare sempre meno, a volte anzi smette completamente a causa delle difficoltà respiratorie e delle ulcere dolorose nella bocca. Per questo dobbiamo prestare attenzione al tipo di pappa che gli diamo, preferendo quella morbida e che sia facile da masticare e ingerire. Mai prendere l’inappetenza sotto gamba, perché già dopo tre giorni di digiuno il gatto rischia moltissimo ed è necessario l’intervento del veterinario in clinica.
È di fondamentale importanza ricorrere al giusto trattamento per la calicivirosi nel gatto, specialmente se vive a contatto con i suoi simili. La malattia (e il virus) non si trasmette all’uomo, ma non dimentichiamo che potremmo diventare inavvertitamente veicolo per il contagio verso altri animali.
L’importanza della prevenzione
Non smetteremo mai di ripetere quanto sia importante la prevenzione per i nostri amici a quattro zampe. Prevenire il contatto diretto tra gatti infetti e non, ad esempio, riduce notevolmente la possibilità che quelli sani possano contrarre l’infezione.
Allo stesso modo è di fondamentale importanza seguire delle buone pratiche igieniche, come lavarsi accuratamente le mani prima e dopo aver accarezzato un gatto estraneo. Sembra un’esagerazione a volte quando diciamo di evitare di accarezzare gatti randagi che non conosciamo, ma un semplice gesto come questo potrebbe esporre il nostro Micio domestico al rischio di contrarre una malattia!
Se in casa convivono più gatti, invece, dobbiamo assolutamente isolare il Micio infetto in modo che non entri a contatto con i suoi compagni di giochi. Stessa cosa vale per gli oggetti e gli accessori, che devono essere disinfettati a fondo con i giusti prodotti (in genere va bene una soluzione di candeggina diluita in acqua), così come le superfici della casa dove abitualmente i gatti gironzolano.
Vaccinazioni
Se di prevenzione si parla, non possiamo che menzionare le vaccinazioni, una delle risorse più preziose che abbiamo a disposizione per evitare problemi nei nostri gatti. Il vaccino contro il calicivirus felino non protegge completamente il gatto dalla calicivirosi, però riduce notevolmente la gravità dell’infezione e dei sintomi in caso di contagio.
Generalmente il veterinario somministra le cosiddette trivalenti, che nascono dalla combinazione di diversi vaccini contro malattie virali come rinotracheite infettiva o panleucopenia felina. Ma attenzione, perché le vaccinazioni vanno somministrate nei tempi giusti, seguendo con attenzione il calendario mensile/annuale.
Quando fare le vaccinazioni al gatto? Il trivalente è obbligatorio in Italia (e non solo), perciò si somministra normalmente ai gattini a partire dalle otto settimane di vita. Poi si devono eseguire due richiami alla dodicesima e alla sedicesima settimana di vita e, infine, si consiglia un richiamo annuale (o triennale).
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