Margherita Hack e i suoi gatti: la storia di Ciccino, il micio coraggioso che le ha fatto compagnia durante la seconda guerra mondiale (VIDEO)
La grande astrofisica italiana italiana Margherita Hack ha sempre amato i gatti, e Ciccino occupava un posto speciale nel suo cuore
“C’è chi sogna di incontrare gli extraterrestri, e poi non ha mai avuto un cane o un gatto. Non sa che cosa ha perso, non sa di quanto affetto e intelligenza sono capaci. Non conoscere e non amare gli animali è una grave perdita per la nostra vita e felicità”. Queste parole sono state pronunciate dalla grande astrofisica italiana Margherita Hack, scomparsa nel 2013.
Si dice che non si muore fin quando non si viene dimenticati e certamente la brillante scienziata ha lasciato un’ impronta indelebile su questa Terra, non solo per i grandi traguardi lavorativi raggiunti, ma anche per la sua personalità e il suo buon cuore.
Margherita ha sempre vissuto circondata dai gatti, animali teneri e affascinanti che ha sempre amato profondamente, tanto da aver dedicato proprio a loro due dei suoi libri: “Nove vite come i gatti, I miei primi novant’anni laici e ribelli” e “I gatti della mia vita”.
Cirilla, Smeraldina, Ciompa, Melchiorre, Fiocchino, Trappola, sono solo alcuni dei nomi dei mici tanto amati dalla celebre astrofisica, che, per tutta la sua vita, li ha avuti al suo fianco in ogni momento.
Alcuni di loro erano trovatelli, altri figli di altri gatti che precedentemente le avevano fatto compagnia durante la sua infanzia e i suoi studi. I gatti addirittura dormivano sopra i libri mentre faceva le sue ricerche. In seguito, ormai anziana, Margherita continuò ad accudire tanti piccoli felini aiutata dal marito.
Si dice che la celebre astrofisica sia stata addirittura la madre adottiva di una intera colonia di gatti presente all’Osservatorio Astronomico di Trieste. Tale colonia è nota come “I gatti di Margherita” e, ancora oggi, dopo anni dalla morte della scienziata, popola ogni angolo dell’Osservatorio.
Fra i tanti gatti della Hack ce n’era uno in particolare che si distingueva dagli altri, e del quale Margherita ha narrato una storia davvero emozionante.
Correvano i tempi della seconda guerra mondiale, e un gatto coraggioso e ribelle era entrato nella vita di questa giovane donna, che allora frequentava il terzo anno di università a Firenze. Ciccino, questo il nome che Margherita aveva dato al micio, visse con lei dal 1932 al 1943. Era molto curioso e tanto legato alla sua padroncina.
Un giorno, riuscì a compiere un’impresa davvero esilarante quanto particolare: riuscì a intrufolarsi nella casa di un federale e a rubare una forma di formaggio pecorino. Riportò il gustoso bottino a Margherita, che, a malincuore, dovette restituirlo, per non incorrere in guai più grandi. Il povero Ciccino rimase così male che la ragazza si sentì in dovere di cedergli la sua dose di cibo, che, durante la guerra, era razionato.
Margherita non ha mai dimenticato il suo gatto Ciccino, e ha parlato spesso di lui durante le sue conferenze e nei suoi libri. Un’altra gattina rimasta nel suo cuore è stata la piccola Jenny, di pochi mesi, che riusciva ad aprire la porta di casa, per andarsene a zonzo per strada.
La grande scienziata ha spesso affermato che vivere a contatto con gli animali non può che renderci migliori e più in sintonia con questo mondo.
Margherita Hack, morta nel 2013 era atea. Ma noi vogliamo pensare che abbia attraversato anche lei il ponte dell’arcobaleno, e che, ad attenderla, abbia trovato tutti i piccoli felini che prima di lei hanno lasciato questa Terra, compreso il coraggioso e tanto affezionato gatto Ciccino.
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