Milza ingrossata nel gatto: è grave? Perché succede e cosa fare
Cosa vuol dire che il gatto ha la milza ingrossata? È qualcosa di cui ci dobbiamo preoccupare? Ecco cosa sapere su questa particolare condizione
La milza ingrossata nel gatto è una condizione chiamata anche splenomegalia ed è la conseguenza di un’altra malattia.
In sostanza la milza, organo che si trova sul lato sinistro dello stomaco, aumenta il suo volume per via di un’infiammazione. È dovuta a una concatenazione di eventi: il micio si ammala, si infiltrano cellule anomale nella milza e questa si infiamma ingrossandosi.
Questo aumento di volume può avvenire in modo uniforme o asimmetrico. In ogni caso la milza ingrossata richiede le cure del veterinario, il quale deve risalire alla malattia o al disturbo che ha generato questo problema.
Perché il gatto ha la milza ingrossata?
La milza ingrossata nel gatto non è una condizione che si manifesta all’improvviso, senza un motivo. C’è sempre un fattore scatenante, anzi ce ne possono essere tanti e molto diversi tra loro. L’ingrossamento della milza può essere conseguenza di una lesione addominale dovuta a un trauma o di malattie infettive, come la peritonite infettiva felina.
Ma le cause di milza ingrossata nel gatto non finiscono qui. Tra queste possiamo elencare anche la malattia infiammatoria intestinale del gatto, il cancro (mieloma multiplo, virus della leucemia felina), infezioni batteriche e anche infezioni fungine, come l’istoplasmosi. Naturalmente la milza ingrossata nel gatto può essere causata anche da un tumore che colpisce l’organo stesso, talvolta da malattie autoimmuni. C’è anche la possibilità che il gatto abbia una torsione splenica (o torsione della milza).
In definitiva le cause mediche della milza ingrossata nel gatto nella gran parte dei casi non sono direttamente correlate alla milza stessa, piuttosto il sintomo di un’altra malattia o condizione.
Emobartonella nel gatto: sintomi
Tra le cause di milza ingrossata nel gatto, come abbiamo visto, ci sono anche le malattie infettive. Una di queste è l’emobartonella, chiamata anche emobartonellosi o anemia infettiva felina, provocata da un parassita che si chiama Haemobartonella felis o Mycolpasma e che viene trasportato nell’organismo del gatto dalle pulci. Oltre al morso della pulce, questa malattia può contagiare il micio anche tramite contatto diretto con il sangue di un gatto infetto oppure dalla mamma gatta ai gattini sia in gravidanza che in allattamento.
L’emobartonellosi spesso non provoca alcun sintomo nella prima fase, anzi in alcuni gatti questi sintomi in realtà non compaiono mai (sono portatori sani). Nella maggior parte dei casi, però, i sintomi ci sono eccome e dobbiamo essere bravi a saperli riconoscere. L’emobartonellosi provoca una grave forma di anemia nel gatto che quindi diventa debole, letargico, non mangia e perde peso. Il micio può anche avere la febbre alta, difficoltà respiratorie e le mucose bianche o bluastre. Tra le conseguenze di questa malattia ci sono poi la splenomegalia, la epatomegalia (ingrossamento del fegato) e la linfoadenomegalia (ingrossamento dei linfonodi).
Sintomi di splenomegalia nel gatto
Dal momento che la milza è responsabile della conservazione e del filtraggio del sangue nell’organismo, della rimozione di vecchie cellule e corpi estranei dal flusso sanguigno e del buon funzionamento del sistema immunitario, un gatto con la milza ingrossata può manifestare una grande varietà di sintomi.
Innanzi tutto Micio può avere l’addome gonfio, quindi di fatto l’ingrossamento della milza è visibile anche esternamente. Le conseguenze sono sintomi come perdita di appetito, con conseguente diminuzione del peso corporeo, vomito e diarrea. In generale il gatto appare insolitamente letargico (più del solito), è debole e sembra sempre stanco anche se non fa praticamente nulla per tutto il giorno. Micio potrebbe anche avere i linfonodi ingrossati e dei forti dolori addominali che lo fanno stare davvero malissimo. Talvolta il gatto con la milza ingrossata ha anche episodi di svenimento improvviso (collasso).
Diagnosi di splenomegalia nel gatto
Prendiamo nota di tutti questi sintomi che abbiamo elencato e se il micio ne manifesta anche una sola parte, portiamolo subito dal veterinario. In questi casi è necessario un controllo approfondito e tempestivo da parte del medico, per risalire alla causa scatenante della splenomegalia. Alcune volte basta un’attenta osservazione per risalire alla diagnosi, perché la milza ingrossata sporge dalla pelle dell’addome. In ogni caso assicuriamoci di fornire al veterinario tutte le informazioni in nostro possesso, quindi tutti i sintomi che manifesta il micio e soprattutto quando sono apparsi per la prima volta.
Fatto ciò, il veterinario deve procedere con gli esami veri e propri. Prima di tutto un esame emocromocitometrico completo (emocromo), che determina la quantità dei globuli, i livelli dell’ematocrito, dell’emoglobina e diversi altri parametri del sangue. Poi procede con un profilo ematico biochimico e l’analisi delle urine (sempre molto utile). Tutti questi esami consentono al veterinario di determinare qual è la condizione primaria che ha provocato l’ingrossamento della milza. Inoltre sono esami che mostrano gli effetti di questo presunto disturbo o malattia sugli altri organi, come i reni e il fegato.
Oltre agli esami di laboratorio, tornano utili test diagnostici di imaging come le radiografie e le ecografie addominali. Grazie alle immagini ottenute il veterinario può osservare direttamente la milza e gli organi circostanti, visualizzandone le anomalie. Qualora lo ritenesse opportuno, il medico può anche effettuare una agobiopsia, ovvero prelevare con un ago sottile un campione di fluido direttamente dalla milza per poi farlo analizzare in laboratorio.
Come si cura la milza ingrossata nel gatto?
Ovviamente il trattamento per la milza ingrossata nel gatto dipende esclusivamente dalla malattia sottostante. Senza risalire alla causa scatenante non possiamo procedere con la cura del micio.
Il veterinario può prescrivere dei corticosteroidi per ridurre l’infiammazione della milza e degli altri organi. Nel caso di un’infezione batterica ovviamente deve somministrare al gatto un ciclo di antibiotici, gli unici in grado di uccidere i batteri. Se la causa della milza ingrossata nel gatto è una malattia autoimmune occorrono dei farmaci immunosoppressori mentre se si tratta di cancro si deve procedere con la chemioterapia. Di solito il gatto con la milza ingrossata diventa anemico, quindi in questo caso potrebbe essere una buona idea somministrargli anche degli integratori di ferro. Va da sé che nel caso di infezioni fungine servono farmaci appositi.
In caso di torsione splenica o trauma i farmaci non bastano. Il veterinario potrebbe dover asportare tutta o una parte della milza del gatto con un intervento chirurgico chiamato splenectomia. L’intervento ovviamente va fatto in anestesia generale, perché il veterinario deve praticare una piccola incisione nell’addome del gatto e da questa rimuovere l’intera milza o la parte interessata, suturando i vasi sanguigni attaccati all’organo. L’intervento chirurgico può essere una valida opzione anche per rimuovere eventuali tumori o masse che si sono formati a causa del cancro.