Sindrome di Wolff-Parkinson-White nel gatto, cosa sapere
La sindrome di Wolff-Parkinson-White nel gatto è una rara malattia cardiaca, difficile da diagnosticare ma che può essere gestita. Ecco di che si tratta
La sindrome di Wolff-Parkinson-White nel gatto è una malattia cardiaca piuttosto rara che causa il malfunzionamento del cuore. In molti casi questa condizione è ereditaria o congenita, ma in altri è associata ad altre malattie come la cardiomiopatia ipertrofica. In fase iniziale spesso la sindrome non è ben visibile e il gatto non presenta particolari sintomi. Il problema è che con il passare del tempo la condizione peggiora e via via causa sempre più problemi al micio, con il rischio che di fatto possa diventare letale. Ma vediamo nel dettaglio cos’è la sindrome di Wolff-Parkinson-White nel gatto e cosa dobbiamo sapere per il bene del nostro amato micio.
Cos’è la sindrome di Wolff-Parkinson-White nel gatto?
Come si evince dal nome piuttosto lungo, la scoperta della sindrome di Wolff-Parkinson-White si deve si tre studiosi. Louis Wolff, John Parkinson e Paul Dudley White risalirono alla malattia studiando gli esseri umani. Questa particolarissima quanto rara sindrome che può colpire i nostri amati felini domestici viene identificata con il termine pre-eccitazione ventricolare. Significa che gli impulsi originati nel nodo senoatriale o nell’atrio attivano prematuramente una porzione dei ventricoli attraverso una via accessoria senza passare attraverso il nodo principale, provocando una preoccupante accelerazione del battito cardiaco (tachicardia sopraventricolare).
Sono paroloni difficili e che magari fatichiamo a capire, ma il meccanismo della sindrome di Wolff-Parkinson-White è più semplice di quanto sembri. Normalmente nel gatto (come nelle persone) l’impulso elettrico necessario al cuore per battere inizia nel nodo senoatriale, che non è altro che il pacemaker naturale del cuore situato nell’atrio destro, una delle due camere superiori del cuore. Questo impulso poi viene trasmesso ai ventricoli, cioè le due camere inferiori del cuore, per poi passare attraverso il nodo atrioventricolare (AV). Nel gatto con la sindrome di Wolff-Parkinson-White in sostanza l’impulso sbaglia percorso e tempistiche e provoca un malfunzionamento e un affaticamento del cuore.
Sintomi della sindrome di Wolff-Parkinson-White nel gatto
La sindrome di Wolff-Parkinson-White per fortuna è una malattia cardiaca piuttosto rara nel gatto. Tuttavia ha un enorme difetto: spesso per un lungo periodo il micio con pre-eccitazione ventricolare non mostra alcun sintomo. Perciò è davvero molto difficile per un padroncino capire se il proprio gatto potrebbe avere una malattia del genere. Per poi accorgersene di fatto soltanto quando è troppo tardi e il cuore non regge più. In linea generale quando la sindrome è in stadio avanzato il gatto ha il battito cardiaco accelerato e può avere episodi di svenimento improvviso (sincope). La sindrome di Wolff-Parkinson-White nel gatto, inoltre, nel tempo porta a insufficienza cardiaca e in questo caso i sintomi più evidenti e a cui dobbiamo prestare attenzione sono difficoltà respiratorie o respirazione a bocca aperta, oltre a letargia e debolezza diffusa.
Sindrome di Wolff-Parkinson-White nel gatto: cause
La sindrome di Wolff-Parkinson-White spesso è un difetto congenito nel gatto, quindi in buona sostanza il micio nasce con questa malattia e se la porta appresso sin dalla nascita. In altri casi può essere associata ad altre malattie cardiache congenite o a malattie cardiache acquisite. Sebbene non siano state identificate predisposizioni di razza, sesso o età per la sindrome di Wolff-Parkinson-White nel gatto gli studiosi hanno notato che alcune razze feline sembrano maggiormente predisposte sviluppare malattie cardiache congenite e acquisite. Il che vuol dire che sono potenzialmente a rischio di sindrome di Wolff-Parkinson-White. Tra queste razze feline possiamo citare gatti come il Maine Coon, il Ragdoll e il Persiano.
Questa sindrome, però, nella maggior parte dei casi è associata alla cardiomiopatia ipertrofica acquisita, una condizione piuttosto comune nei gatti che provoca l’ispessimento delle pareti dei ventricoli del cuore, diminuendo l’efficienza cardiovascolare. La cardiomiopatia ipertrofica può portare a insufficienza cardiaca congestizia nel corso della vita di micio, quindi dovrebbe essere affrontata il prima possibile con l’aiuto di un bravo veterinario al fine di garantire la migliore prognosi.
Diagnosi del veterinario
Non è facile individuare la sindrome di Wolff-Parkinson-White nel gatto ma, come sempre, l’unica persona che può realmente aiutarci è il veterinario. Fare visite veterinarie di routine regolarmente è di fondamentale importanza proprio alla luce dell’esistenza di malattie come questa, che magari noi da “profani” non siamo in grado di identificare immediatamente.
Quando notiamo i sintomi di cui abbiamo parlato sopra, dobbiamo portare il micio immediatamente in clinica per un controllo, descrivendo per filo e per segno al veterinario tutto ciò che abbiamo osservato nel piccolo felino. Naturalmente informiamolo anche su eventuali precedenti diagnosi di malattie o disturbi cardiaci, anche queste informazioni importantissime ai fini di una diagnosi corretta. Per quanto riguarda la diagnosi, il veterinario sicuramente deve effettuare tutti gli esami standard come l’emocromo completo, l’analisi del sangue e delle urine. Ma l’unico test che può dare un risultato effettivo e individuare la sindrome di Wolff-Parkinson-White è l’ECG, ovvero l’elettrocardiogramma.
La sindrome di Wolff-Parkinson-White si può curare?
Malattie come la sindrome di Wolff-Parkinson-White non hanno un trattamento specifico, sono insidiose e anche rare quindi la ricerca sta ancora facendo il suo corso. In base alle informazioni disponibili possiamo affermare che il trattamento varia a seconda delle patologie sottostanti. Non possiamo dire che esista una cura specifica, dipende dai difetti cardiaci presenti nel gatto. Il veterinario, in sostanza, può prescrivere un trattamento che aiuti il micio a gestire i sintomi specifici del gatto. Non esiste una cura per il difetto genetico in sé, né tanto meno per la cardiomiopatia ipertrofica. Quindi l’unica cosa che possiamo fare per un gatto affetto da sindrome di Wolff-Parkinson-White è somministrare farmaci che lo aiutino a vivere meglio. Farmaci per tenere la frequenza cardiaca sotto controllo o che prevengano la formazione di coaguli di sangue.
Sindrome di Wolff-Parkinson-White: gatto e invalidità
Il recupero e la prognosi possono variare a seconda dei sintomi, delle condizioni sottostanti e dei metodi di trattamento utilizzati per curare il micio. Nei gatti con difetti congeniti e senza altre malattie sottostanti la prognosi può essere eccellente e quindi possono vivere serenamente per diversi anni. I gatti con cardiomiopatia ipertrofica acquisita, invece, possono avere qualche complicanza in più. In generale se la sindrome di Wolff-Parkinson-White viene gestita con i farmaci, il micio può vivere a lungo e in condizioni piuttosto buone.
Il padroncino ha una bella responsabilità, prendersi cura di un micio con la sindrome di Wolff-Parkinson-White richiede delle attenzioni particolari. Micio è più delicato rispetto agli altri gatti perciò dobbiamo assicurarci che possa stare a riposo, limitandone l’attività fisica all’aria aperta ed evitando quindi che possano peggiorare i danni al cuore. Il micio con questa malattia va tenuto sempre sotto controllo, dobbiamo monitorare se respira bene o se ha difficoltà, specialmente durante il sonno. La cosa importante è contattare immediatamente il veterinario ogni volta che notiamo anche il minimo cambiamento.
Visite di controllo e possibili complicanze
Dal canto suo il veterinario programma delle visite di controllo, più o meno frequenti a seconda delle condizioni di salute specifiche del micio. Durante queste visite deve eseguire ogni volta un elettrocardiogramma. In questo modo può verificare il funzionamento del cuore e vedere se il gatto ha bisogno di cambiare trattamento o di nuovi farmaci. I gatti in condizioni più gravi generalmente hanno bisogno di farmaci liquidi che il veterinario deve somministrare tramite iniezione. Perciò in quel caso devono andare in clinica ogni volta che devono prendere le loro medicine.
Nei casi più gravi può capitare che il gatto perda la funzionalità degli arti, che non riesca a reggersi in piedi o a camminare normalmente. In questo caso dobbiamo portarlo subito dal veterinario perché questa condizione può essere segno della presenza di coaguli di sangue.