Iperestesia felina: cause, sintomi e cura di questa malattia
troppo? La risposta è sì, ed è una brutta malattia: stiamo parlando dell'iperestesia felina.
L’iperestesia felina è una malattia molto complessa, poiché a seconda dei sintomi può svilupparsi attaccando a livelli più o meno severi la pelle del gatto o il suo sistema nervoso, influenzando ovviamente anche la sfera comportamentale. In questo articolo proveremo ad analizzare tutte le caratteristiche di questo disturbo, che solo di recente è diventato oggetto di studi approfonditi da parte degli scienziati.
Tutti quanti abbiamo una certa familiarità con la parola “anestesia”: questo termine indica un’assenza di sensibilità, da parte di tutto o di una parte del corpo, a delle sollecitazioni esterne, che generalmente si verifica in seguito alla somministrazione di farmaci che, per questa ragione, vengono appunto chiamati anestetici. Cosa vuol dire invece “iperestesia”?
Ebbene, si tratta di un concetto diametralmente opposto e indica un’eccessiva sensibilità della pelle o dei muscoli sottostanti. Se all’inizio può risultare una sensazione semplicemente sorprendente e a tratti persino piacevole – un po’ come il solletico sarebbe per noi – nel giro di poco tempo comincerà a provocare disagio e infine un vero e proprio dolore fisico nel gatto che ne è affetto. La sua reazione a questo fenomeno, a seconda del grado di severità, può essere più o meno scomposta e portarlo anche a mordersi nel disperato tentativo di far cessare il dolore.
L’iperestesia felina è una malattia molto rara, difficile da individuare e ancora poco compresa dagli studiosi del settore. È stata documentata per la prima volta nel 1980 e da allora è stata indicata con diversi nomi, tra cui FHS (Feline Hyperesthesia Syndrome), neurodermatite atipica, neurite, epilessia psicomotoria felina, sindrome del gatto nervoso o anche sindrome della pelle increspata (Rolling Skin Syndrome).
Possibili cause e problemi nella diagnosi
Non è stata ancora individuata una causa primaria per l’iperestesia felina, che però tende a colpire maggiormente i gatti da 1 a 5 anni di età, senza particolari distinzioni di sesso; le razze più colpite sono l’Abissino, il Burmese, il Persiano e il Siamese. La diagnosi avviene solitamente tramite un laborioso processo di esclusione di altre patologie. Allo stesso tempo, però, ci sono molte malattie che possono incoraggiarne la comparsa: tra queste vi sono senza dubbio i disturbi della pelle che causano prurito, le infestazioni da parassiti, le allergie a certi tipi di polline o di cibo.
Come già accennato, oltre che a livello dermatologico questa sindrome agisce anche per via neurologica: in questo caso qualunque disturbo pregresso che coinvolga il midollo spinale o il sistema nervoso potrebbe essere coinvolto, soprattutto se provocano convulsioni. Vanno inclusi nella lista anche tumori, traumi cranici, lesioni alla schiena o alla coda ed encefaliti. Dal punto di vista comportamentale, le statistiche riportano una maggiore incidenza di questa malattia in un gatto stressato, ansioso o affetto da disturbo ossessivo-compulsivo.
In quest’ultima categoria rientra poi il gatto che presenta il cosiddetto displacement behavior (attività di spostamento), ossia un comportamento di reazione a due comportamenti – in conflitto tra loro – che il gatto si ritrova a non poter mettere in atto. Un esempio di questo caso è quello di un gatto che vuole nutrirsi ma che si ritrova la strada sbarrata da un cane aggressivo che abita con lui.
Influenzato dalla fame e dalla paura e non riuscendo ad intervenire su nessuno di questi due problemi, si abbandonerà a un terzo comportamento che però con essi non ha alcuna correlazione: quello cioè di pulirsi ossessivamente il pelo. Se questa situazione si protrae nel tempo, questo comportamento si verificherà anche in assenza del conflitto che lo aveva causato, dando origine a un comportamento compulsivo.
I sintomi a cui fare attenzione
Tanti gatti vengono spesso “accusati” di comportarsi in modo strano, ma quando c’è di mezzo questa malattia è difficile pensare di non accorgersi che qualcosa non va. È possibile infatti individuare dei segnali piuttosto evidenti, che dovrebbero mettere in allarme chiunque si prenda cura del gatto che li presenta. In particolare:
- Il gatto ha le pupille dilatate, e si ritrova a fissare il vuoto con un’espressione disorientata.
- La zona lombare della schiena del gatto presenta, come uno dei nomi suggerisce, delle increspature sulla pelle; questa zona è probabilmente affetta da spasmi muscolari.
- La coda del gatto si muove in modo frenetico.
- Il gatto proverà dolore e potrebbe persino avere delle convulsioni per una semplice carezza in questa zona.
- Allo stesso tempo, però, è proprio la zona che Micio prende di mira leccandola ossessivamente o arrivando anche a morderla o graffiarla. Alcuni gatti cominciano a mordicchiarsi la punta delle zampe o la coda, e le conseguenze di questo gesto disperato vanno dalla alopecia o all’abrasione della pelle a lesioni ben più gravi.
- Il gatto miagolerà insistentemente e disperatamente anche di notte, ritrovandosi a volte a correre all’impazzata in giro per casa senza una meta apparente.
- Nel corso di un episodio di questo tipo il gatto potrebbe essere incontinente.
- Anche i gatti solitamente considerati mansueti diventeranno estremamente aggressivi nei confronti degli esseri umani quando sono colpiti da un episodio di iperestesia, che di solito si verifica di mattina o di sera.
- Alcuni gatti faticheranno a riconoscere i propri umani e l’ambiente in cui si trovano.
Se il vostro gatto presenta anche solo alcuni dei sintomi qui elencati è il caso di non perdere un solo minuto di tempo e portarlo immediatamente dal veterinario, per arrivare al più presto a una soluzione che porti un po’ di sollievo al vostro amico a quattro zampe. Anche se non si dovesse trattare di iperestesia felina è chiaro che in queste condizioni sta soffrendo molto ed è fondamentale aiutarlo meglio che possiamo.
Come trattare questa malattia?
Lo scopo principale di qualunque terapia per questa malattia, una volta opportunamente diagnosticata, è appunto quello di dare sollievo al gatto e liberarlo dal disagio che ha sconvolto la sua vita: convulsioni, incontinenza, aggressività e autolesionismo saranno i primi problemi da risolvere nel corso del trattamento scelto.
Se Micio non si è provocato delle lesioni ma si è limitato solo a pulirsi il pelo in modo ossessivo, o se gli episodi in questione possono essere evitati del tutto astenendosi dal toccare le zone più sensibili del corpo del gatto, non sarà necessaria una terapia farmacologica. Se però le cose non stanno così o se il gatto si provoca degli attacchi nelle sue normali sessioni di pulizia, sarà inevitabile intervenire in modo diretto.
Il prurito è un’altra conseguenza da debellare al più presto, poiché è quello che provoca una concatenazione di reazioni sempre più aggressive da parte del gatto. Per debellare ogni fonte di prurito è bene anche ispezionare a fondo l’ambiente in cui il gatto vive ed escludere la presenza di pulci o altri parassiti.
Se il problema sono le convulsioni o se il micio continua ad avere degli attacchi anche dopo un intervento sulle cause del prurito, bisogna intervenire dal punto di vista neurologico con dei farmaci appositi, studiati per combattere epilessia e dolore causato da ipersensibilità dei nervi.
Se invece si ritiene necessario concentrarsi su dei comportamenti compulsivi come l’eccessiva pulizia del pelo – come nell’episodio sopra citato – il trattamento richiederà la somministrazione di psicofarmaci, parallelamente all’impiego quotidiano di giocattoli e altri accessori che distraggano il micio dal sopraggiungere di un attacco. Poiché questi ultimi derivano, come già spiegato, da dei conflitti comportamentali, è molto importante stabilizzare il più possibile la quotidianità del gatto regolarizzando i suoi pasti e riducendo ogni causa di stress, in particolare le situazioni di conflitto con altri animali domestici.