Insegnare al gatto a farsi fare un prelievo: i trucchi per farlo rimanere calmo
Insegnare al gatto a farsi fare un prelievo è importante per la sua salute. Ecco come fare affinché non diventi un'esperienza traumatica
Insegnare al gatto a farsi fare un prelievo non è un’impresa proprio semplice e per diversi motivi. Vista la straordinarietà dell’evento non è una di quelle azioni a cui Micio è abituato, perciò in generale non la vive proprio bene. Non possiamo dargli torto, in fondo se ci pensiamo per un attimo anche per noi umani non è piacevole che qualcuno ci infili un ago nella pelle per prendere del sangue. E poi, in generale, i gatti non sono esattamente propensi al contatto fisico con gli estranei, salvo rare eccezioni.
Abituare il gatto al contatto con il veterinario e ad essere maneggiato (anche con le siringhe) è utile, sia per i controlli di routine che per dei casi specifici in cui fare anche un semplice esame di sangue è determinante per raggiungere una diagnosi in caso di disturbi o malattie. Vediamo come possiamo insegnare al gatto a farsi fare un prelievo senza traumi e in modo tranquillo.
Perché è importante fare gli esami di sangue al gatto
Insegnare al gatto a farsi fare un prelievo è importantissimo perché questo tipo di esami sono utili sia quando è malato che quando non lo è. Proprio come le persone, anche i gatti e in generale gli animali domestici dovrebbero sottoporsi periodicamente a controlli approfonditi. Tanto per intenderci, non dovremmo portare il micio dal veterinario soltanto quando sta male. Fare le analisi del sangue ci può dire davvero tanto sulle condizioni di salute del gatto e spesso può essere un modo per fermare l’insorgere di una patologia.
Ecco i principali esami di sangue che si possono fare al gatto con un prelievo:
- Emocromo: chiamato anche esame emocromocitometrico o emogramma, consente di effettuare un’analisi completa del sangue di Micio. Il veterinario può contare globuli rossi, globuli bianchi, trombociti e piastrine, i livelli dell’ematocrito e dell’emoglobina. Insomma, è un esame utile per capire quali sono le condizioni generali del gatto;
- Profilo biochimico: questo esame è più specifico e fornisce informazioni sulla funzionalità di reni, fegato, pancreas e di altri organi;
- Protidogramma: questo esame serve per analizzare la quantità (e qualità) delle proteine presenti nei liquidi biologici. È utile, quindi, per individuare l’eventuale presenza di proteine anomale e se i valori di quelle normali sono entro parametri medi. Con il protidogramma il veterinario può diagnosticare alcune malattie come quelle renali oppure infezioni, infiammazioni e malattie autoimmuni;
Tra gli esami di sangue possiamo menzionare anche il profilo coagulativo, cioè gli esami della coagulazione. In questo caso parliamo di esami molto specifici e non di routine, che vengono richiesti dal veterinario solo in situazioni particolari. Il profilo coagulativo consente al medico di capire se il sangue di Micio coagula normalmente.
Come si fa un prelievo di sangue al gatto
Insegnare al nostro gatto a farsi fare un prelievo dal veterinario senza dimenarsi o lanciarsi su di lui con morsi e graffi è importante per un duplice motivo. Innanzi tutto perché questa esperienza non deve essere traumatica per Micio né tanto meno per il medico, che rischia seriamente di farsi male. Non dimentichiamo che il morso del gatto è un’arma potentissima, non solo perché incide la pelle e causa sanguinamento ma anche perché può trasmettere malattie e infezioni.
L’altro motivo per cui è importante insegnare al gatto a farsi fare un prelievo riguarda strettamente la sua salute. Ogni movimento brusco del micio potrebbe danneggiarlo, portando ad esempio il veterinario a sbagliare nell’inserimento dell’ago o a spezzare inavvertitamente una vena. Il prelievo per i gatti funziona praticamente come quello di noi umani, con l’unica differenza che noi non mordiamo il medico mentre lo pratica, al massimo sveniamo. Ecco dove sta il problema.
Ma come si fa il prelievo al gatto? Dipende sostanzialmente da come si comporta, cioè se è ben disposto nei confronti del veterinario e in generale a farsi maneggiare. In genere i veterinari prelevano il sangue dalla zampa, soprattutto da quelle anteriori dove i vasi sono ben visibili e inserire l’ago è più semplice. Quando il gatto è tranquillo e non si agita, il veterinario si limita a disinfettare la zona con un batuffolo di cotone imbevuto di alcol, tosare il pelo in modo tale che la vena sia ben visibile e, infine, applicare un laccio emostatico per concentrare meglio il sangue. Dopo questi passaggi semplicemente inserisce la siringa o l’ago a farfalla (cioè un piccolo ago attaccato ad un tubo sottile e flessibile) ed effettua il prelievo.
C’è anche l’opzione del prelievo dalla giugulare, una grossa vena che si trova nel collo. Non si tratta della scelta primaria ma può tornare utile quando al veterinario occorrono grandi quantità di sangue. In questo caso l’operazione è ancor più complicata se Micio si agita e si muove in continuazione, e anche più pericolosa. Consideriamo che da questa vena passano grandissime quantità di sangue e con una manovra sbagliata rischiamo che il gatto si dissangui.
Insegnare al gatto a farsi fare un prelievo: come fare
Quando un gatto deve fare il prelievo di sangue c’è una cosa imprescindibile e che non si può evitare: il veterinario deve maneggiarlo. L’operazione si può fare solo ed esclusivamente in clinica tra medici e infermieri perciò è ovvio che Micio dovrebbe essere abituato a frequentarli. E a farsi toccare.
Prima di infilare l’ago il veterinario deve bloccargli la zampa in modo che non la muova, per non rischiare che non centri la vena e si faccia male. Vale sia nel caso di un prelievo dalla zampa anteriore che nel caso in cui il veterinario opti per il prelievo dalla vena femorale. Se Micio si agita dovrà ripetere la procedura più volte, con l’unico risultato che il gatto si stressa e innervosisce sempre più e diventa poco incline a farsi mettere le mani addosso. Diventando, tra l’altro, aggressivo.
In definitiva più che insegnare al gatto a farsi fare un prelievo dobbiamo abituarlo sin da piccolo ad avere contatti con il veterinario. È l’unico modo per evitare che la visita sia un momento traumatico, oltre che rischioso per la sua salute. In casi estremi il veterinario può procedere con la sedazione del gatto.
Abituare il gatto al veterinario sin da piccolo
Micio dal veterinario deve stare tranquillo, senza agitarsi o fare scenate melodrammatiche in cui cerca di scappare o prova a mordere il personale della clinica (padroncino incluso). Insegnargli a fidarsi del veterinario è un processo lungo e che deve iniziare sin da quando è piccolo. Solo in questo modo da adulto non avrà problemi a farsi manipolare, anche per fare un prelievo di sangue. Ma diciamolo, non parliamo affatto di un’impresa semplice.
Badiamo con attenzione al nostro approccio. Se il gattino ci vede arrabbiati, aggressivi e se lo rimproveriamo non vedrà mai la visita dal veterinario come qualcosa di positivo. In questo modo non facciamo altro che incoraggiare la sua reazione negativa e non gli infondiamo quel senso di sicurezza necessario per vivere l’esperienza dal veterinario come qualcosa di normale e tranquillo. Un modo per abituare il gattino è recarsi con lui in clinica anche al di fuori del calendario delle visite. Ciò gli permette di familiarizzare con un ambiente diverso dalla propria casa, ma che dovrà vedere spesso per via delle vaccinazioni o delle visite di routine.