Come parlare al gatto per farlo sentire tranquillo e al sicuro?
Sapere come parlare al gatto è un dettaglio indispensabile per una convivenza serena e pacifica. L'obiettivo è creare un rapporto di fiducia. I dettagli
Per avere un legame profondo e basato sul rispetto reciproco bisogna sapere come parlare al gatto. Secoli di convivenza a strettissimo contatto ha permesso di conoscere sempre di più Miao e, così, anche il suo linguaggio del corpo. Saperlo interpretare correttamente non è un dettaglio di poco conto: è attraverso i suoi movimenti che esprime felicità, paura, disagio, malessere. Ci sono dei casi in cui intervenire può fare la differenza e noi dobbiamo essere pronti.
Il gap comunicativo, inevitabile tra due specie così diverse, con il tempo si è andato riducendo. Il gatto non è più il mero cacciatore di topi, ma un membro della famiglia a tutti gli effetti. Ecco allora che sapersi dire le cose, dalle più stupide alle più importanti, è fondamentale. Ne va del tipo di rapporto che vogliamo avere con la nostra piccola palla di pelo.
Come relazionarsi con un gatto
Come parlare al gatto non è facile capirlo per l’essere umano. Partiamo però da una buona dose di coerenza e dal tono di voce giusto. Noi bipedi, infatti, partiamo in qualche modo svantaggiati perché abbiamo cinque sensi che sono meno sviluppati rispetto a quelli dei nostri amici a quattro zampe. L’udito e l’olfatto del gatto gli permettono di fare cose che possiamo solo immaginare e di sapere cose di noi che nemmeno arriviamo a supporre.
Per fortuna, però, anche tra esseri viventi così diversi, la volontà di stare insieme, l’amore e la condivisione riescono a ridurre le distanze oggettive. Lo si fa senza neanche rendersene conto: la mimica facciale, la tonalità della voce, gli odori e le posture del corpo dicono tanto, forse più delle parole o dei versi che – da soli – ci allontanerebbero reciprocamente. Stiamo parlando della comunicazione non verbale, di cui gli animali sono dei campioni: la capiscono e riescono a sfruttarla per parlare con specie diverse.
Come fare affezionare un gatto
L’apprendimento avviene ogni giorno. Non apprendono solo quello che esprimono i nostri movimenti, ma anche quello che diciamo. Più parliamo con loro, più parole entreranno nel loro vocabolario. Non conoscono il rapporto tra significato e significante, e non è una comprensione precisa, ma i suoni riescono a percepirli come pochi. I gatti possono sentire anche gli insetti. Molto dipende da come ci rivolgiamo.
I rimproveri non sortiscono alcun effetto, al massimo ansia e nervosismo: meglio parlare loro con calma e con dolcezza. Se fanno qualcosa di sbagliato, ignoriamoli e aspettiamo un comportamento virtuoso per premiarli e creare un’associazione positiva: è un approccio molto più efficace con i felini.
Come parlare al gatto? Ripetere lo stesso termine ogni volta che si compie la medesima azione aiuterà il nostro amato Micio a contestualizzare. Le parole da sole non bastano: indispensabile è l’utilizzo del corpo. Uno degli esempi più classici è dire “pappa” tutte le volte che stiamo per mettere la ciotola piena di cibo a disposizione del gatto. Una volta automatizzata l’associazione si mostrerà impaziente a questo specifico suono.
Non di secondaria importanza è anche accompagnare la parola con un tono di voce adeguato. Uno più basso deve corrispondere a tranquillità e approvazione, uno un po’ più alto (ma che non sia un urlo) per indicare il dispiacere quando assistiamo a un comportamento che non giudichiamo corretto.
La socializzazione non è importante solo per Fido, anche Micio deve imparare a interagire con il mondo esterno nel rispetto di tutti gli attori in gioco. In tal senso, non è certo l’animale più obbediente e fedele in assoluto, ma non è certo così indifferente come fanno credere alcuni falsi miti sui gatti, che andrebbero sfatati.
Come migliorare il rapporto con il gatto
Perché il linguaggio, verbale e non, possa trasformarsi in comunicazione non può essere unilaterale. Dobbiamo anche imparare a leggere le risposte della nostra piccola palla di pelo. Come parlare al gatto è il primo passo, ma non basta se non sappiamo interpretare quello che lui vuole dire a noi. Non tutti lo sanno, ma Micio ci riserva un verso specifico. Il miagolio, facciamoci caso, non lo utilizza con i propri simili o con altri animali: lo usa solo in nostra presenza. E anche in questo caso la frequenza, il tono, le espressioni connesse ci dicono tanto, tutto.
Non si tratta di un comportamento istintivo, diciamo così. In natura preferiscono altri versi e forme di comunicazione. L’olfatto è indispensabile, sufficiente spesso e volentieri. Si dimostra efficace anche se il loro interlocutore rimane in perfetto silenzio. Inoltre, non dimentichiamolo mai, è un ottimo osservatore di quello che il corpo dice anche senza volerlo.
Il felino utilizza un determinato miagolio per chiederci del cibo, noi impariamo a conoscerlo e, se non ci sono effetti collaterali, accordiamo la richiesta. Sentirsi compresi a vicenda è una sensazione che non ha prezzo e avere una connessione profonda con il nostro pet ci riempirà il cuore di gioia. Ne guadagneremo senz’altro in termini di fiducia. Il miagolio, inoltre, possiamo anche stimolarlo. L’allenamento, se non avviene forzatamente, non può fare altro che migliorare la comunicazione. A tal proposito, potrebbe tornare utile sapere perché il gatto miagola forte nel sonno.
Come iniziare con un gatto, la comprensione reciproca
Lo abbiamo già accennato, il nostro amico a quattro zampe può imparare le parole umane, ma a dire molto di più è il linguaggio non verbale, i segnali paraverbali. Per favorire la comunicazione è importante creare un ambiente a misura di felino. Un luogo che sia stimolante, accogliente e che preveda una zona rifugio dove Miao possa sentirsi al sicuro. In quest’ottica, il kennel può diventare un alleato e non un nemico che contribuisce al trasferimento dal veterinario. Perché questo accada, però, è importante sapere come abituare il gatto al trasportino. In sostanza non dobbiamo sottovalutare le capacità di Miao, che sa:
- Comprendere le emozioni e stati d’animo;
- Trasmettere la propria felicità;
- Comunicare un eventuale disagio.
Il segreto però è sapere leggere il suo modo di comunicare, altrimenti è come se parlasse da solo e questo non fa altro che creare frustrazione e nervosismo. Sensazioni che non vanno sottovalutate e che, nei casi più gravi, possono evolversi in un attacco di panico nel gatto. A tal proposito, ecco come comprendere il linguaggio dei gatti.
Come abituare il gatto al suo nome
Come parlare al gatto ormai lo sappiamo, ma qualche trucchetto extra può aiutare a migliorare la comprensione reciproca. Per prima cosa, se Miao ci ‘rivolge la parola’, rispondiamogli e facilitiamo l’apprendimento.
Inoltre, potrebbe rivelarsi utile ammiccare lentamente mentre lo guardiamo negli occhi. È un segno di pace, contrario allo sguardo fisso che significa sfida. Indispensabile è essere coerenti, chiari e costanti. In caso contrario rischiamo di innescare un meccanismo di confusione che ci fa fare passi indietro.
Importante è sviluppare un tono di comando per fermare un eventuale comportamento errato, senza arrivare al rimprovero che non sortisce alcun risultato virtuoso. È sufficiente mutare il tono di voce, con uno più secco e deciso, che però sia naturale e quindi replicabile.
Le carezze facciamole partire dal muso, in corrispondenza del punto in cui finiscono le labbra. È quella la zona dove ci sono le ghiandole che producono gli ormoni del piacere. Passando, poi, la mano su tutto il corpo possiamo prolungare quell’odore così gradevole anche altrove. Infine, quando abbracciamo il nostro amico a quattro zampe, facciamolo senza applicare troppa pressione. Rischiamo che si faccia male e che si senta a disagio, in trappola.