Come trattare la sindrome di Cushing nel gatto: tutto ciò che bisogna sapere
Per trattare la sindrome di Cushing nel gatto il veterinario può servirsi dei farmaci o dell'intervento chirurgico. Cos'è questa malattia e come si cura
Se c’è una malattia difficile da diagnosticare nei nostri amati felini è la sindrome di Cushing, da trattare nel gatto di volta in volta con terapie mirate a seconda delle cause e della gravità. Per fortuna si tratta di una patologia piuttosto rara e colpisce principalmente i gatti anziani.
La sindrome di Cushing è chiamata anche ipercortisolismo perché il micio che ne è afflitto produce una quantità eccessiva di ormoni steroidei, come il cortisolo appunto. Si tratta di ormoni che l’organismo produce naturalmente e che svolgono importanti funzioni, come ad esempio regolare la quantità di zuccheri nel sangue. Il cortisolo in particolare è una risposta del corpo del micio a condizioni di forte stress.
Quando l’organismo del gatto produce troppo cortisolo e troppi ormoni inizia a funzionare male perché va incontro a scompensi che possono danneggiarlo gravemente.
Sindrome di Cushing nel gatto: come si cura?
Per trattare la sindrome di Cushing nel gatto occorre prima di tutto risalire alle cause che l’hanno generata. Perciò il veterinario deve effettuare tutti gli esami del caso, confermare la diagnosi e infine decidere quale soluzione impiegare.
Dal momento che la sindrome di Cushing colpisce soprattutto i gatti anziani nella maggior parte dei casi il veterinario deve escludere l’intervento chirurgico. I gatti di una certa età hanno un fisico già debilitato e potrebbero non sopportare un’operazione difficile.
Perciò il veterinario opta per il trattamento medico, quindi una terapia a base di farmaci come il Trilostano. Si tratta di un farmaco molto potente e che va utilizzato con estrema cautela. La sua efficacia è innegabile ma al contempo deve essere accuratamente dosato in base alle condizioni di salute del micio.
Il Trilostano è il farmaco più indicato per il trattamento della sindrome di Cushing perché inibisce la produzione di cortisolo da parte dell’organismo.
Se il veterinario lo ritiene opportuno può scegliere di intervenire sul micio chirurgicamente. In molti casi l’ipercortisolismo è la conseguenza di una malattia dell’ipofisi, una ghiandola endocrina posta alla base del cranio. Un intervento sull’ipofisi oggi è possibile ma non tutti i veterinari sono in grado di eseguirlo, anche perché è difficile e piuttosto rischioso.
Talvolta, invece, la sindrome di Cushing è provocata da una malattia che interessa le ghiandole surrenali, poste accanto ai reni. Il veterinario può scegliere di asportare direttamente queste ghiandole mediante un intervento chiamato surrenalectomia, più semplice rispetto a quello sull’ipofisi.
Quali sono le cause della sindrome di Cushing nel gatto?
Come abbiamo visto le cause della malattia non sono sempre le stesse per tutti gli esemplari. Per questo è importante che il veterinario faccia una diagnosi accurata, in modo da scegliere poi come trattare adeguatamente la sindrome di Cushing nel gatto.
Questa malattia è tanto grave quanto (per fortuna) rara nei nostri amati felini e colpisce soprattutto i gatti molto anziani. Di fatto è la conseguenza di problemi e malattie dell’ipofisi o delle ghiandole surrenali.
L’ipofisi è una ghiandola endocrina situata alla base del cranio e si divide in due lobi. Si tratta di un organo molto importante perché regola la produzione di ormoni da parte di altre ghiandole endocrine del micio.
Le ghiandole surrenali – come si intuisce dal nome – sono due piccoli organi situati vicino ai reni (uno per ogni rene). Si suddividono in due porzioni che svolgono funzioni diverse: la porzione corticale, specializzata nella produzione di alcuni ormoni (aldosterone, progesterone, cortisolo e altri) e quella midollare, che produce due neurotrasmettitori (noradrenalina e adrenalina).
La sindrome di Cushing può essere provocata da una malattia delle ghiandole surrenali, come l’adenoma, che causa appunto una eccessiva produzione di cortisolo. Ma in altri casi la causa proviene dall’ipofisi che, se è malata, manda segnali sbagliati alle altre ghiandole endocrine facendogli produrre troppo cortisolo.
Le cause sono diverse, dunque, ma l’effetto è il medesimo e in entrambe le situazioni l’organismo del micio subisce degli scompensi molto gravi.
Quali sono i sintomi della malattia?
Per diagnosticare la sindrome di Cushing e poi trattarla nel modo corretto, occorre osservarne attentamente i sintomi. La diagnosi però non è semplice e per avere la certezza che si tratti di questa malattia il veterinario deve eseguire diversi esami.
Quel che possiamo fare noi, da bravi padroncini, è capire quando il micio sta male e riferire al medico tutto ciò che di anomalo abbiamo osservato. La sindrome di Cushing ha una sintomatologia comune alla gran parte dei gatti, ma anche sintomi più rari.
Il sintomo più frequente che possiamo osservare nel gatto è l’aumento della sete (polidipsia) e di conseguenza l’aumento della minzione (poliuria). Perciò può capitare di vedere il povero micio che fa pipì in giro per casa perché non riesce a trattenerla.
Il gatto presenta un insolito gonfiore dell’addome che può essere la conseguenza di diversi fattori. Tra questi l’aumento di volume del fegato, l’aumento del grasso viscerale o l’atrofia muscolare.
Un altro sintomo tipico dell’ipercortisolismo è la perdita di pelo, non in modo uniforme ma a chiazze (alopecia) e soprattutto sul tronco. Il micio, inoltre, può avere delle dermatiti perché la pelle diventa particolarmente sottile e sensibile alle infiammazioni.
Andiamo ora ai sintomi più rari della sindrome di Cushing, che non sempre possiamo osservare nel gatto:
- Letargia (il micio dorme praticamente sempre);
- Iperpigmentazione (la pelle diventa scura);
- Comedoni (punti neri sulla pelle);
- Atrofia testicolare (i testicoli dei gatti maschi si restringono);
- Anestro persistente (l’apparato riproduttivo delle femmine è inattivo);
- Tromboembolia (coaguli nel sangue ostruiscono le vene);
- Rottura dei legamenti (i tessuti che legano due o più strutture cedono);
- Paralisi del nervo facciale.
In ogni caso il micio appare molto debole al punto da non voler più muoversi.
Come diagnosticare la sindrome di Cushing nel gatto?
Come abbiamo accennato non è affatto semplice diagnosticare la sindrome di Cushing nel gatto, perché di fatto non esiste un esame specifico per individuare la malattia. Per questo motivo il veterinario deve eseguire diversi esami che possano dargli la totale certezza che si tratti di ipercortisolismo.
Le cause possono essere diverse perciò il veterinario deve indagare su più fronti. Oltre agli esami di routine come quelli del sangue e delle urine e oltre all’osservazione dei sintomi, deve fare esami specifici per capire quale organo è malato.
Se sospetta che si tratti proprio di sindrome di Cushing esegue innanzi tutto un’ecografia addominale. Grazie a questa tecnica di imaging non solo controlla lo stato di salute delle ghiandole surrenali, ma riesce a individuare altri problemi come ad esempio l’anomalo ingrossamento del fegato. Dopodiché esegue una risonanza magnetica per verificare se vi siano danni all’ipofisi.