Kitty, la gattina restituita ben 5 volte per la sua voglia di giocare (VIDEO)
I gatti possono essere dei gran giocherelloni a volte e non mancano mai l’occasione per dimostrarcelo. Eppure, per quanto questo comportamento possa essere adorabile, c’è una gattina di nome Kitty che ha fatto dell’energia la sua sfortuna.
Esatto, la sua voglia di giocare, la sua irrefrenabile energia è stata per la gatta un grosso punto a sfavore. Tutte le famiglie che nel corso di questi anni hanno accolto in casa Kitty, l’hanno in seguito restituita perché considerata troppo “attiva”.
Una motivazione che ha dell’assurdo e che mai ci aspetteremo di ascoltare, tuttavia si tratta della pura realtà dei fatti. Ecco, Kitty non sarà certo la gattina più tranquilla che incontrerete, questo non lo mettiamo in dubbio, ma a tal punto da negarle una casa?
La sua eccessiva voglia di giocare e divertirsi può essere un fattore determinante nel capitolo adozione?
Sono domande che nascono spontanee, perché non si riesce davvero a capire come 5 famiglie abbiano potuto compiere lo stesso gesto con le stesse motivazioni.
Perciò, dopo 5 avventure finite male, la sesta doveva andare per forza alla grande, così in effetti è stato. Noelle Fischer è venuta a conoscenza della sua storia ed ha deciso di mettersi alla prova, verificando la realtà dei fatti.
Con grande piacere Noelle ha potuto confermare la grande attività del felino, non rimanendo affatto delusa, anzi, il contrario. La proprietaria asseconda quelle che sono le particolari passioni della gatta.
La donna cosparge le stanze, i corridoi e tutti gli altri luoghi della casa con cartoni, scatole e rotoli di carta igienica. Per Kitty si tratta del paradiso terrestre, nulla può essere più divertente che rotolarsi nella carta igienica e distruggere scatole su scatole.
Noelle ha notato anche una cosa alquanto curiosa; maggiore è la libertà della gattina nel fare ciò che vuole, più pacata sarà la sua reazione al gioco. Una scoperta che spiega la meravigliosa relazione fra la donna e la sua energica gattina.
