Malattia di Lyme nel gatto: sintomi, cause e cure di questa patologia
La malattia di Lyme nel gatto, conosciuta anche come borreliosi, è una delle più recenti in circolazione. Conoscerne le cause e i sintomi è fondamentale
La malattia di Lyme nel gatto altro non è che una patologia infettiva che può colpire anche i cani e gli esseri umani. Questo dipende dal fatto che si tratti di una zoonosi. Non va sottovalutata e richiede l’intervento del veterinario di fiducia, che conosce eventuali pregressi clinici e caratteristiche di razza.
La diagnosi, infatti, visto che i sintomi sono riconducibili anche a tante altre condizioni di malessere, non è facilissima da effettuare e di conseguenza è difficile trovare la terapia più adeguata.
Di cosa si tratta
La malattia di Lyme nel gatto, come la toxoplasmosi, è pericolosa sia per bipedi che per quadrupedi. Ad esserne maggiormente colpiti, inoltre, sono gli amici a quattro zampe che vivono in strada o hanno la possibilità di uscire da casa per poi rientrare da mamma e papà umani.
Da evitare, in un’ottica di prevenzione, sono soprattutto le zone che presentano arbusti e erba alta, incolta. Perché è lì che si trovano le zecche, portatrici di questa patologia abbastanza subdola. A tal proposito potrebbe tornare utile saperne di più sulle zecche nel gatto.
Attenzione, però, se il nostro adorato Miao non esce mai, certamente è meno soggetto a questo tipo di disturbi, ma non è esente al 100%. Questi fastidiosissimi parassiti, che possono essere deleteri anche per l’uomo e che vanno rimossi con delicatezza e attenzione, possono essere ‘passati ad altri animali’. I loro morsi sono sempre da evitare, data l’elevata probabilità di infezione.
Le cause principali
La borreliosi, questo è l’altro nome con cui è nota questa patologia, come precedentemente accennato, è causata da un batterio. Il suo nome scientifico è Borrelia burdogferi, uno spirochete che viene trasmesso dalle zecche appartenenti alla specie Ixodes.
Fortunatamente colpiscono raramente i felini, ma questo non vuol dire che si debba abbassare la guardia: un check ogni volta che il nostro amato Miao rientra a casa da un’avventura in giardino o – ancora peggio – in aperta campagna è altamente consigliabile.
In natura ci sono diverse varietà di zecche che possono trasmettere la malattia di Lyme nel gatto. La larva, la ninfa o la zecca, infatti, ingeriscono i batteri responsabili della malattia quando si nutrono dal terreno infestato. A tal proposito potrebbe tornare utile un focus sul gattino con le zecche.
Oltre a fare particolare attenzione in determinate zone non proprio urbane, a incidere particolarmente è anche la temperatura. Questi parassiti, infatti, sono un vero problema soprattutto con l’arrivo della bella stagione: si presentano molto più frequentemente a inizio primavera, per tutta la durata dell’estate; in autunno e inverno, invece, sono molto più rare.
Il loro habitat preferito sono i parchi, i giardini e i boschi: ovunque si trovino cespugli ed erba. Il vero pericolo, però, sopraggiunge quando si attacca al nostro amico a quattro zampe – soprattutto nelle aree del corpo maggiormente irrorate dal sangue – per nutrirsi come fosse una sanguisuga.
Più tempo il parassita rimane ‘ospite’ dell’animale, più aumentano le probabilità di contagio. In ogni caso, però, gli specialisti stimano che la malattia di Lyme nel gatto raramente si trasmetta prima di 24 o 48 ore. Ecco perché un controllo frequente da capo a zampe diventa fondamentale in chiave di prevenzione.
I sintomi più frequenti
Nel caso in cui la zecca infetta dovesse contagiare il nostro amato Miao, i sintomi più frequenti – che possono sopraggiungere anche dopo due o tre mesi dopo l’episodio scatenante – sono:
- Febbre persistente (a tal proposito, potrebbe tornare utile saperne di più sulla temperatura del gatto adulto);
- Zoppia a uno o più arti;
- Inappetenza o difficoltà durante i pasti;
- Linfonodi ingrossati.
Conoscere il possibile quadro clinico è fondamentale perché in noi si accenda un campanello d’allarme che ci spinga a contattare il nostro veterinario di fiducia per programmare una visita urgente, eventualmente confermare la diagnosi e ricevere la prescrizione della terapia più adatta alle condizioni del nostro amico a quattro zampe.
Un’anamnesi dettagliata da parte nostra, come accade nella maggior parte delle problematiche di salute, sarà un valido aiuto nell’individuazione del malessere: più informazioni ha in possesso lo specialista, più completo sarà il quadro della situazione.
La diagnosi
Come precedentemente detto, questa fase è parecchio complessa. Il fatto che la malattia di Lyme di presenti raramente nel gatto e che i segnali siano riconducibili anche ad altro, non rende facile la vita anche allo specialista migliore. Niente paura, però, effettuare una diagnosi è possibile.
Tra le prime cose da fare ci son dei test sierologici e/o una coltura. In base ai risultati, se la borreliosi verrà confermata, verrà prescritta la cura più idonea. Questa, eventualmente, terrà conto anche delle condizioni generali di salute di Miao, eventuali pregressi clinici e caratteristiche di razza.
Altri esami diagnostici – come gli esami del sangue e delle urine, eventuali radiografie e il prelievo di campioni di liquido articolare – possono essere richiesti per individuare le conseguenze più gravi della malattia, come eventuali danni ai reni, e per escludere altre patologie che si presentano con un quadro clinico simile. Una certezza c’è, però: l’antibiotico.
Cure e trattamenti
Se la patologia dovesse manifestarsi, o essere individuata, quando ha già raggiunto uno stadio avanzato, si opterà per la somministrazione di un siero per via endovenosa. In questo modo di preverrà la disidratazione, e contemporaneamente si tratteranno i sintomi con farmaci antinfiammatori.
Visto che molti amici a quattro zampe, spesso e volentieri, non sviluppano i segnali tipici dopo l’infezione, per arrivare alla diagnosi deve essere messa in ordine una serie di fattori. Fondamentale è conoscere il contesto in cui la zecca potrebbe avere infettato il felino, i sintomi vanno interpretati correttamente e si deve sperare in una risposta rapida del trattamento a base di antibiotici.
La prevenzione
Non a caso si dice “meglio prevenire che curare“. In ambito medico, che si tratti di bipedi o quadrupedi poco importa, questo mantra deve rimanere sempre ben impresso nelle nostre menti. La prevenzione, infatti, è il metodo migliore per proteggersi e proteggere i nostri cari, amici a quattro zampe compresi. Tra le possibili soluzioni ci sono:
- I collari: che hanno un’efficacia che va da uno a sei mesi (a seconda del marchio) e in genere tengono alla larga la maggior parte dei parassiti, zecche incluse;
- Gli spray, che vanno spruzzati direttamente sul mantello del nostro amico a quattro zampe, evitando la bocca, il naso, gli occhi e l’area genitale e anale;
- Le pipette: si trovano in commercio già suddivise in pratiche dosi, di solito si rimuove il cappuccio che sigilla il contenitore di plastica e si applica sulla collottola del gatto (questa zona è particolarmente indicata perché è l’unica dove Miao non arriva a leccarsi);
- Le pillole, ovviamente, si somministrano per via orale e si preferiscono nei casi più gravi (quelli in cui il trattamento topico non è sufficiente e quando gli altri rimedi non sono stati efficaci).
La tipologia di rimedio, la frequenza di somministrazione e il monitoraggio periodico è bene che li stabilisca il veterinario di fiducia, l’unico in grado di avere un quadro completo della situazione.
È altamente non consigliabile ricorrere al fai da te, a maggior ragione se si è alla prima esperienza con un amico a quattro zampe. L’improvvisazione, infatti, potrebbe rallentare l’individuazione del reale problema e la sua risoluzione. Inoltre, più si temporeggia, più Miao rischia di avere conseguenze anche di una certa entità.