Svezzamento gattini orfani o abbandonati: che cosa bisogna fare?
Lo svezzamento di gattini orfani o abbandonati è una fase molto delicata, la più complessa e va gestita con consapevolezza. Vediamo insieme come
Lo svezzamento dei gattini orfani o abbandonati è un tema molto delicato da affrontare. Si sta parlando di un sottile equilibrio tra la vita e la morte nel momento i cui i micetti sono troppo piccoli quando perdono la loro mamma: per loro una vera e propria fonte di protezione, sostentamento e amore. Un porto sicuro a cui rivolgersi in qualsiasi momento e senza il quale tutto si complica. Ecco perché il compito di chi decide di aiutare i piccoli in difficoltà è quanto mai delicato. Ma non impossibile.
Le prime settimane di vita, se tutto procede secondo il normale decorso, i micetti si nutrono del latte materno, noi ci concentreremo sulla fase immediatamente successiva. Un momento in cui dovremo essere bravi a sostituirci a chi purtroppo non può esserci. La prima cosa da fare, con l’aiuto del veterinario, è comprendere con cosa e con quale frequenza i nostri piccoli amici vanno nutriti.
Il momento dello svezzamento
Lo svezzamento di gattini orfani o abbandonati è un processo che comincia più o meno attorno alla quarta settimana e finisce nel periodo compreso tra l’ottava e la decima. In linea di massima, sempre con il benestare del veterinario di fiducia che conosce pregressi clinici e caratteristiche di razza, lo svezzamento può coincidere con l’apertura degli occhi e dopo aver acquisito un’andatura stabile.
Le orecchie e gli occhi cominciano ad aprirsi quando Miao ha circa 10/15 giorni; tra le due e le tre settimane inizia a stare in piedi, ma ha ancora un incedere insicuro e bisognerà aspettare che i muscoli siano abbastanza forti da garantirgli di andare in giro in totale autonomia. Arrivati a questo punto, bisogna essere pronti con tutto il necessario per cominciare il cambio di dieta.
Tutto quello che serve
Soprattutto nel periodo iniziale, quando priviamo il nostro amico a quattro zampe del latte materno, dobbiamo assicurargli un sostituto che sia capace di fornirgli il nutrimento di cui necessita. In commercio esistono degli alimenti studiati ad hoc che, oltre a garantire le opportune proprietà nutrizionali, riescono ad assicurare persino lo stesso sapore.
Il cibo che scegliamo, inoltre, deve essere di ottima qualità e in grado di abituare, passo dopo passo, il micio a una dieta da adulto. Tra le prime regole, oltre ad affidarsi al consiglio esperto di un nutrizionista, c’è la corretta lettura dell’etichetta.
Infatti, se la carne è il primo ingrediente indicato significa che abbiamo di fronte una formula ricca di proteine, ideale per la crescita sana ed equilibrata di cani e gatti (notoriamente dei carnivori).
Importantissimo è non dare al gattino il latte vaccino: il suo stomaco, infatti, non riesce ad assimilare correttamente gli enzimi che contiene. Tra gli effetti collaterali, anche la possibilità di trovarsi di fronte alla diarrea. Non solo fastidiosa ma anche, e soprattutto, pericolosa qualora dovesse persistere nel tempo. A tal proposito potrebbe tornare utile conoscere i cibi tossici per i gatti.
Contenitori diversi per acqua e pappa
Uno degli aspetti che sembra trascurabile, e invece è fondamentale per mettere a proprio agio il micio, è quello delle ciotole. Devono essere ben distinte: una per il cibo e una per l’acqua rappresentano la base, ma potremmo arrivare anche a tre qualora Miao mangiasse sia il cibo umido che quello secco.
Il materiale è indifferente, possono essere sia di plastica che di ceramica, quel che importa è che siano pulite e che il nostro amico a quattro zampe sia in grado di raggiungere con facilità il fondo, così da assimilare sia il latte artificiale che tutto il resto consigliato dal veterinario in base alle condizioni di salute e all’età.
L’allontanamento brusco dalla mamma
Nel caso dello svezzamento di gattini orfani o abbandonati il trauma maggiore, che può influire anche sul nutrimento, è il distacco inaspettato e repentino dalla mamma. Si tratta di un vero e proprio trauma. Per questo motivo, ogni passo che faremo per portare a compimento il percorso dovrà essere improntato alla massima prudenza e attenzione.
I micetti, infatti, esattamente come i neonati, imparano attraverso l’esempio e l’osservazione. Guardano la loro mamma quando mangia, usa la lettiera e gioca. Diventa un vero e proprio gioco dei mimi. Quando questa fase viene a mancare, riuscire a sopperire è praticamente impossibile, ma bisogna fare in modo che il gatto riesca a sopravvivere e a diventare autonomo. Questo normalmente avviene attorno alla decima settimana di vita, spontaneamente.
L’allontanamento, dalle quattro settimane in avanti, può avvenire solo per poche ore al giorno, facendo attenzione che il cucciolo abbia a disposizione lettiera e ciotole. Questo servirà a renderlo più indipendente in futuro e ad avere meno difficoltà quando arriverà il momento di separazione dalla mamma. Ecco dove saperne di più sul gattino piccolo e su una corretta gestione.
E se Miao è orfano?
Tutto questo ovviamente non avverrà se lo svezzamento riguarda gattini orfani o abbandonati. Certamente ci verrà richiesto maggiore impegno e più attenzione nella gestione del micetto, ma non dobbiamo avere più paura del previsto.
Per fortuna, infatti, in questo caso i felini sono in grado di sviluppare un forte istinto di conservazione, di sopravvivenza. Ecco allora che, soprattutto con il nostro aiuto, troveranno il modo di nutrirsi anche senza la presenza della mamma.
In genere succede che lo svezzamento con cibi solidi inizi intorno alla quarta settimana: ovvero quando lo stomaco è sufficientemente sviluppato da poter elaborare questa tipologia di alimenti. Il nostro compito consiste nell’insegnare loro come si fa a mangiare.
Un latte sostitutivo
Il nostro amico a quattro zampe, specialmente all’inizio, dovrà fare scorta di cibo più volte al giorno: la media, solitamente, è di quattro o cinque volte nell’arco delle 24 ore. Il dosaggio consigliato è di circa 80 ml di latte artificiale, possibilmente accompagnato da piccole dosi. A dirci se avrà fame sarà proprio il micetto, che potrebbe miagolare o lamentarsi in caso di appetito non soddisfatto del tutto.
Di solito, considerati i quattro o cinque pasti durante il giorno, potrebbe anche resistere tutta la notte senza sentire il bisogno di ingerire altro cibo. Tuttavia, lasciargli un’eventuale scorta notturna potrebbe essere un porto sicuro a cui rivolgersi in caso di fame improvvisa.
Quando parliamo di cibo e di latte sostitutivo, un discorso a parte va fatto se siamo dinanzi a un cucciolo allontanato prematuramente dalla madre. In questo caso, infatti, bisogna trovare un sistema per “simulare” la naturale poppata. Il metodo più utilizzato si basa sull’utilizzo di un contagocce: quest’ultimo va riempito con il latte artificiale prima di cominciare a interagire con Miao. Gli esperti la chiamano alimentazione a siringa.
Specialmente nel caso dei gattini diffidenti o spaventati da una situazione che non conoscono, è opportuno trovare il modo per giochicchiarci un attimo prima di procedere con il momento della pappa. In sostanza, è necessario trovare il modo per guadagnarci la fiducia del piccolo.
E arriviamo adesso al momento in cui bisognerà garantire al piccolo il necessario fabbisogno di latte artificiale. Prestando la necessaria attenzione, agguantiamo il nostro amico a quattro zampe tenendolo fermo in modo saldo. A quel punto, avendo cura di non fargli del male, somministriamo gradualmente le gocce del latte. Per evitare un approccio troppo fisico, o per favorire le fasi iniziali dell’interazione con il piccolo, una possibile alternativa può essere quella di intingere un nostro dito nel latte e vedere se il micetto lo lecca. Non è detto che funzioni, ma si può pur sempre fare un tentativo.
L’approccio alla ciotola
Uno dei passaggi più complessi nello svezzamento di gattini orfani o abbandonati è rappresentato dall’approccio alla ciotola. Il motivo è piuttosto comprensibile: se Miao è sempre stato abituato a succhiare il latte direttamente dalle mammelle della madre, potrebbe non riconoscere immediatamente nella ciotola il posto in cui trovare il cibo. Bisogna, quindi, educarlo ad avvicinarsi al contenitore dove potrà trovare il suo sostentamento.
Come comportarsi in questi casi? Come prima cosa, dobbiamo indurlo ad avvinarsi alla ciotola. Un espediente al quale potere ricorrere resta sempre quello del dito. Dopo averlo intinto nel latte presente all’interno del contenitore, avviciniamolo al gattino. Il piccolo sarà incuriosito dall’odore e inizierà la sua esplorazione. A quel punto cerchiamo di attrarlo verso la ciotola, magari riavvicinandoci a essa. Potrebbe rivelarsi una mossa vincente.
Sarà fondamentale evitare comportamenti basati sulla forza, che potrebbero spaventare il nostro amico a quattro zampe. Per esempio, esiste l’errata convinzione che una delle mosse da compiere sia quella di spingere la testa del cucciolo all’interno della ciotola: assolutamente sconsigliato.
La reazione più plausibile del micetto potrebbe essere quella di scappare via lontano e non avvicinarsi più. Oppure, ancor peggio, il nostro gattino potrebbe inalare il latte e questo potrebbe provocargli delle difficoltà a livello polmonare. Quindi, il consiglio è quello di essere abbastanza cauti e di non fare mosse azzardate.
Anche perché l’avvicinamento può avvenire per tappe. Magari, all’inizio basterà un giro perlustrativo. Poi, potremmo provare col dito intinto nel latte e così via. La teoria del tutto e subito, specialmente con i gattini orfani o abbandonati, non funzionerà. Eventualmente, qualora il micetto dovesse essere turbato dall’esplorazione della ciotola, si può sempre tornare a usare il contagocce così da riportarlo a un momento da lui già conosciuto e individuato come sicuro.
La pappetta
Il latte è la base, ma da solo non basta. Proprio per questo, un altro passaggio fondamentale è quello della graduale educazione agli alimenti solidi. Sempre per gradi, senza forzature. Abituatosi al latte dalla ciotola, lo step successivo può essere quello della pappetta.
Per convincere il nostro gattino bisogna garantirgli un cibo di ottima qualità. La regola deve essere: buono e nutriente. Quindi, il consiglio è quello di unire ingredienti tritati e specifici per gattini in fase di svezzamento con un po’ di latte artificiale. Giusto per avere un’idea, la consistenza deve essere simile a quella della farina d’avena.
Una sorta di poltiglia gustosa, nutriente e capace di convincere il nostro gattino. Come dicevamo prima, anche in questo caso il passaggio dovrà avvenire per gradi. Poco per volta, introduciamo il nostro amico a quattro zampe: generalmente, il momento ideale corrisponde a quello in cui il gattino avrà già superato le cinque o le sei settimane di vita.
I cibi solidi
L’ultimo step del nostro percorso sarà quello del contatto con i cibi solidi veri e propri. Lì il nostro micio è chiamato a fare un salto di qualità, abbandonando latte artificiale e pappette per cominciare a prendere dimestichezza con l’umido. Non un cibo qualsiasi, specialmente all’inizio. Dobbiamo sempre e comunque servirci di alimenti adatti per gattini che stanno per avvicinarsi alla fase adulta.
Chiaramente, si tratta di un momento di transito che il nostro amico a quattro zampe dovrà vivere nella maniera meno traumatica possibile. La presenza dell’acqua, all’interno di una specifica vaschetta, si rivelerà fondamentale. Il cibo fornito dovrà essere man mano meno umido, fino a raggiungere la completa e totale accettazione degli alimenti nella loro consistenza, e nel loro gusto, reale.
Il passaggio ai cibi solidi avverrà tra l’ottava e la decima settimana. In questa fase, dobbiamo garantire al piccolo non meno di quattro pasti al giorno. Questi ritmi nutrizionali dovranno essere assicurati sino al sesto mese di vita. Da quel momento in avanti, con il gatto oramai entrato in piena fase adulta, potranno essere ridotti a due nell’arco delle 24 ore.
In molti si chiedono se ci siano orari specifici in cui fare mangiare Miao: a seconda del percorso fatto e dell’attitudine al cibo mostrata dal gattino, facciamoci consigliare dal veterinario di fiducia. Magari si potranno stabilire delle fasce orarie fisse, oppure lasciare al semplice appetito del micetto. Ovviamente, il percorso si rivelerà vincente se il gatto non risulterà sotto peso o se, al contrario, non avrà preso qualche etto di troppo.
In caso di gatto in sovrappeso, specie dopo lo svezzamento, programmare i pasti potrebbe essere un buon metodo per evitargli di cibarsi in modo irregolare, oltre che pericoloso per la sua salute.
All’inizio potrebbe anche lamentarsi e comunicarci il suo disagio anche con qualche dispetto: consigliamo una buona dose di pazienza e di resistenza alle sue pressioni, ricordandoci che una buona alimentazione è una delle condizioni base per garantire al nostro amico a quattro zampe una vita serena e senza affanni.