Hanno trovato questo gatto con la mascella rotta: nel giro di poco tempo si è trasformato del tutto – Video

Dal soffio alla fusa: il lento ritorno alla fiducia

Nel tardo pomeriggio, un gatto dalla mascella rotta ha fatto capolino sulla soglia della clinica. Pareva in equilibrio tra la diffidenza e una sottile speranza. Il pelo, opaco e infeltrito, rivelava una lunga storia di trascuratezza. Gli occhi, semichiusi, lasciavano trasparire una stanchezza profonda.

Gatto randagio viene randagio

Lo staff veterinario, dopo averlo notato, ha cercato di avvicinarsi con calma. Uno dei medici, Doğan, si è mosso con rapidità e cautela, riuscendo a bloccarlo prima che scappasse di nuovo. Il micio ha reagito con soffi e zampate, come se ogni contatto fosse una minaccia. Alle carezze rispondeva con proteste disperate, convinto che l’unico modo per sopravvivere fosse la fuga.

Nel corso della prima visita, i veterinari hanno subito compreso la delicatezza della situazione. Il respiro era aspro, i polmoni rumorosi, la bocca gonfia di infezione. Un’eventuale sedazione sarebbe stata troppo rischiosa, considerato lo stato dei suoi polmoni. Si è optato, quindi, per una terapia più prudente: ossigeno, antibiotici e flebo per combattere debolezza e dolore.

Gatto sul lettino del veterinario

Il gatto dalla mascella rotta, inizialmente, non ha accolto volentieri l’idea di rimanere in clinica. Scalciava, ringhiava, tentava di liberarsi a ogni occasione. Eppure, dietro quella corazza di paura, si scorgeva il bisogno di aiuto. Con il passare delle ore, l’ossigenoterapia ha dato un piccolo sollievo al suo respiro, e l’antibiotico ha iniziato a contrastare l’infezione. A quel punto, lo staff gli ha proposto del cibo morbido: solo dopo un lungo momento di esitazione, il gatto ha fatto qualche boccone, come se temesse di tradire il suo istinto di guardarsi le spalle.

Giorno dopo giorno, i segni di tensione hanno cominciato ad attenuarsi. Pur continuando a restare in allerta, il felino ha mostrato qualche fusa timida, soprattutto quando capiva di non dover più temere zampate o colpi. Lo staff è rimasto vigile ma fiducioso, vedendo in quei piccoli progressi la luce di una nuova possibilità.

Oggi, il gatto non rifiuta più le carezze come in passato. Quando i veterinari si avvicinano, tiene le orecchie tese, ma non si ritrae. Nel suo sguardo, si legge ancora un pizzico di diffidenza, eppure ha già scelto di lasciarsi curare. E questa, per chi lo ha accolto, è la vittoria più grande.

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