Lo dicono anche le nuove ricerche: in questi modi i gatti ci dicono quando stanno davvero male
Queste ultime ricerche sono importantissime per diagnosticare in tempo ai nostri quattrozampe delle malattie
Capire i gatti, alcune volte è una vera impresa. Ci sono delle situaizoni in cui facciamo davvero molta fatica a capire cosa vogliano dirci con i loro mille e diversi modi di fare. Una di queste è di certo quando dobbiamo capire se i nostri cuccioli sono o meno ammalati. Tanto è importante capirlo il prima possibile, quanto delle volte tardiamo a comprenderlo proprio perchè gli atteggiamenti dei nostri cuccioli sono faintendibili. Per fortuna, però, oggi a darci una mano in questo senso è arrivato uno studio davvero interessante di cui vi parliamo oggi.
I risultati di questo studio sono stati riportati sul Journal of Veterinary Behavior. Si tratta di una ricerca condotta dai ricercatori dell’Università di Córdoba in Spagna che hanno identificato dei comportamenti tendenzialmente inequivocabili che indicherebbero uno stato di sofferenza del gatto.
Nello specifico, ci sono sette comportamenti che vanno tenuti particolarmente d’occhio: fare pipì fuori dalla lettiera, leccarsi freneticamente, non usare la lettiera, automutilarsi, attaccare gambe e piedi, masticare oggetti e ringhiare o sibilare quando viene accarezzato. Questo è stato possibile grazie alla partecipazione di 816 proprietari, chiamati a rispondere ad alcune domande sulla frequenza con cui i loro gatti mostravano vari comportamenti sani e malsani.
Questi comportamenti, poi sono stati valutati su una scala che va da “mai” a “sempre”. Ovviamente quei comportamenti più insoliti e raramente manifestati, secondo i ricercatori, suggerirebbero che l’animale sia mentalmente o fisicamente malato.
Si tratta di una scoperta interessantissima. Infatti, più ricercatori stanno lavorando in questo senso. Solo pochi giorni fa, infatti, vi parlavamo di una azienda che sta sviluppando un’app in grado di rilevare il dolore dei gatti.
“Comprendere il comportamento normale aiuta a migliorare il benessere degli animali, e in particolare dei gatti, i cui atteggiamenti possono essere tanto mistificanti quanto carini”. Queste le parole dell’autore principale dello studio David Minor-Campos.