“I gatti lo sapranno”: questa è la splendida poesia di Cesare Pavese da leggere durante l’inverno

La poesia fu pubblicata postuma nel 1951 nella raccolta “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”

Ai gatti sono state dedicate, nel tempo, moltissime leggende ma, per chi non lo sapesse, anche molte poesie. Una di queste, è stata scritta da uno scrittore molto noto nel panorama letterario italiano: Cesare Pavese. Pavese, nato a Santo Stefano Belbo il 9 settembre 1908 , è uno dei massimi esponenti della letteratura italiana del 900. Come ci ricorda Libreriamo, nei suoi scritti sono ricorrenti dei riferimenti alla realtà popolare e contadina, ma sempre con uno sguardo rivolto alla letteratura europea. Ora, però, passiamo a mostrarvi la sua poesia, dal titolo “I gatti lo sapranno”.

Gatto a terra
Pixabay

Ancora cadrà la pioggia
sui tuoi dolci selciati,
una pioggia leggera
come un alito o un passo.
Ancora la brezza e l’alba
fioriranno leggere
come sotto il tuo passo,
quando tu rientrerai.
Tra fiori e davanzali
i gatti lo sapranno.

Ci saranno altri giorni,
ci saranno altre voci.
Sorriderai da sola.
I gatti lo sapranno.
Udrai parole antiche,
parole stanche e vane
come i costumi smessi
delle feste di ieri.

Farai gesti anche tu.
Risponderai parole –
viso di primavera,
farai gesti anche tu.

I gatti lo sapranno,
viso di primavera;
e la pioggia leggera,
l’alba color giacinto,
che dilaniano il cuore
di chi più ti spera,
sono il triste sorriso
che sorridi da sola.

Ci saranno altri giorni,
altre voci e risvegli.
Soffriremo nell’alba,
viso di primavera.

Questa meravigliosa poesia, è parte della raccolta “Verrà la morte ed avrà i tuoi occhi”, pubblicata postuma. Tutte le poesie di questa raccolta furono ritrovate nella scrivania in cui Pavese lavorava, quasi come un testamento lasciato dall’autore, suicida nel 1950.

Gatto sdraiato
Pixabay

C’è chi sostiene che Pavese scrisse questi versi per una donna da lui amata, con tutta probabilità l’attrice Constance Dowling, che però lo abbandonò per un altro uomo. Questo avvenimento ebbe sicuramente un effetto negativo sul cuore del già fragile poeta. I gatti, in questo caso, sono visti come custodi di una verità superiore.

Stupisce sempre, nei versi di Pavese, la sua incredibile delicatezza, il suo modo di usare con cura le parole nonostante la sua anima tormentata.

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