Forse non lo sai, ma qui c’è una statua che serve a chiedere scusa ai gatti vittime della crudeltà umana
A Triora è stata inaugurata un'enorme statua di bronzo che rappresenta un gatto. Per capirne il significato si deve conoscere la storia del borgo
Se pensate che al giorno d’oggi siano molti gli animali maltrattati da alcuni esseri umani, forse non avete idea delle ingiustizie che hanno dovuto subire nel passato. È proprio per chiedere scusa che a Triora, un piccolo borgo ritenuto delle streghe e situato nella valle Argentina, nell’entroterra della Liguria di Ponente, è stata eretta una statua di bronzo alta 3 metri che raffigura un enorme gatto. Per comprendere a pieno il significato della statua occorre conoscere la storia del borgo, che a che fare con stregoneria, carestia e gatti neri.
Negli anni dell’Inquisizione a Triora, più precisamente tra 1587 e il 1589, si svolse un processo volto a condannare delle giovani donne per stregoneria. La causa alla base del processo era il prolungarsi di una carestia. Molte di loro alla fine furono assolte, mentre 2 andarono incontro alla morte. Una delle ragazze morì per sfuggire alle stenuanti torture, mentre l’latra si gettò da una finestra. In quei anni bui però, non erano solo le donne ad essere perseguitate. Anche i gatti neri venivano catturati, torturati e infine uccisi, accusati di essere vicini al demonio.
Per scusarsi con tutti questi animali è nata l’idea della statua “Grand pardon”, vale a dire un grande perdono. Il progetto vuole rendere onore ai gatti “vittima della crudeltà umana e dell’Inquisizione“. Il progetto nasce da due Russi che vivono a Triora, Svetlana Lin e Alezander Orlov. La coppia ha commissionato all’artista Elena Rede la statua e la donna ha lavorato sodo per molti anni per realizzarla. I tempi si sono allungati per via della pandemia, ma finalmente Elena è riuscita a portare a termine il progetto.
La statua è finalmente stata inaugurata e il suo obbiettivo è quello di “preservare la memoria di tutti gli animali che sono stati torturati e bruciati insieme alle streghe, affinché le testimonianze di queste atrocità non vengano dimenticate“.