Bobtail Giapponese: la leggenda del Maneki Neko
Quella del Maneki Neko è una delle figure più diffuse nella cultura popolare giapponese e non solo. Ne parliamo qui.
Se vi è capitato di andare in Giappone è molto probabile che vi siate imbattuti in un simbolo esposto di frequente in uffici, ristoranti, negozi e persino templi del luogo: si tratta del Maneki Neko. In questo articolo parleremo proprio di lui e delle leggende che lo riguardano.
Il Maneki Neko (letteralmente “gatto che fa un cenno”) è un popolare portafortuna diffuso anche in Cina. Esso raffigura, sia in statuette di ceramica che in illustrazioni appese alle pareti, un gatto di razza Bobtail Giapponese seduto e con una zampa anteriore alzata in segno di saluto o richiamo.
È talmente famoso che in Giappone ha persino una sua festa, chiamata Kuru Kuru Maneki Neko Matsuri e celebrata dal 29 settembre al 10 ottobre. Ma quali sono le origini di questa figura e perché si pensa che porti fortuna?
Come accade spesso per le credenze fortemente radicate nella cultura di un popolo, è difficile stabilire con certezza quando si sia originata questa rappresentazione e perché. Alcuni sostengono che provenga dalla città di Osaka, altri da Tokyo; e come ogni leggenda che si rispetti è presente in molteplici versioni a seconda della regione in cui si indaga. La più famosa di queste leggende è comunque ambientata nel periodo Edo (1603-1867):
Molto tempo fa vi era un monaco che viveva in povertà in un piccolo tempio. Aveva con sé un gatto e si prendeva cura di lui come se fosse suo figlio, condividendo con lui il poco cibo che aveva. Un giorno il monaco disse al gatto: “Se vuoi ringraziarmi in qualche modo, portami un po’ di fortuna”. Dopo molti mesi, un pomeriggio d’estate il monaco sentì dei rumori provenire dal cancello d’ingresso e vide cinque o sei guerrieri samurai di ritorno a casa, che si avvicinarono a lui lasciando i loro cavalli sul sentiero.
Essi dissero: “Stavamo per passare oltre il tuo cancello, ma c’era un gatto rannicchiato sulla soglia e improvvisamente ha alzato una zampa cominciando ad agitarla quando ci ha visti. Siamo rimasti sorpresi e incuriositi, e questo ci ha portati a entrare qui”. Tutto ad un tratto il cielo si rannuvolò e scoppiò una violenta tempesta. Un fulmine cadde nel punto in cui i cavalli erano ancora fermi ad aspettare i loro padroni. Felici di essere scampati a una morte certa, i samurai fecero una generosa donazione per ricostruire il tempio caduto in miseria, che divenne ricco e famoso.
Secondo altre versioni il monaco avrebbe semplicemente ospitato e sfamato i samurai durante la tempesta, ricevendo una lauta ricompensa dopo aver scoperto che uno di loro era in realtà un re. Il tempio in cui la leggenda è ambientata esiste davvero e si chiama Gotokuji o Tempio dei gatti, poiché vi sono esposte decine se non centinaia di statuette di Maneki Neko. Una credenza comune è che i proprietari di gatti che si sono smarriti o allontanati si rechino a pregare in questo tempio per riuscire a ritrovare presto il loro amico a quattro zampe.
Fu comunque solo nel periodo Meiji (1868 – 1912) che il Maneki Neko cominciò a comparire con regolarità e progressiva frequenza nei principali esercizi commerciali giapponesi. Questo improvviso aumento di popolarità è attribuito da alcuni studiosi alla riapertura del Paese nei confronti dell’Occidente e alla conseguente sostituzione di alcune immagini portafortuna considerate troppo licenziose con le ben più rassicuranti statuette a forma di gatto.
Esistono diversi modi in cui il Maneki Neko viene raffigurato, e ognuno di essi ha un significato particolare. Se ad esempio solleva la zampa sinistra vuol dire che sta invitando i clienti a entrare, se solleva quella destra il suo scopo è quello di attrarre denaro e buona sorte. O ancora, se entrambe le zampe sono alzate ha lo scopo di proteggere la casa o il negozio in cui è collocato.
Anche il colore ha un ruolo preciso: se il gatto tricolore è il portafortuna più diffuso e potente ne esistono anche versioni di colore bianco (purezza), rosso (contro le malattie), nero (contro gli spiriti maligni), blu (per salvaguardare la salute), dorato (per attirare ricchezza), rosa (per trovare l’amore), verde (per avere successo negli studi).
E se tengono qualcosa in mano? Ecco il significato corrispondente:
- Un koban del valore di un ryo: si tratta di una moneta giapponese del periodo Edo, in cui un ryo era considerato una enorme somma di denaro;
- Un piccolo martello: rappresenta la ricchezza, soprattutto se agitato;
- Un pesce, solitamente una carpa: il pesce simboleggia abbondanza e fortuna negli affari.
- Una pietra preziosa o una biglia: è un altro simbolo di ricchezza, secondo alcuni anche di saggezza.
Al giorno d’oggi il Maneki Neko ha un’enorme influenza sulla cultura popolare giapponese e fa la sua comparsa anche in manga e anime. L’esempio più famoso e diffuso è sicuramente Hello Kitty, il cui nome stesso è il risultato di una maldestra traduzione di “gatto che fa un cenno”.