Perché i baffi del gatto sono così lunghi?
Perché i baffi del gatto sono così lunghi? Qual è il loro formato e quale ruolo svolgono all'interno dell'esistenza del felino.
Un mistero avvolge l’aspetto fisico del felino di casa ovvero perché i baffi del gatto sono così lunghi, per quale motivo spiccano in lunghezza. Un quesito davvero affascinante che rende il quadrupede ancora più enigmatico, proprio grazie alla presenza di quelle che comunemente sono note come vibrisse. Il termine tecnico riconducibile ai baffi stessi, una presenza molto importante come scopriremo.
Lunghi, tesi, rigidi, tonici, i baffi partono dal muso dello stesso felino per dirigersi verso l’esterno, con tutta la loro fierezza. Ma questa non è l’unica posizione consueta delle vibrisse, perché le stesse si possono trovare sopra gli occhi e dietro le zampe. Svolgendo un ruolo importante in grado supportare il gatto e ampliare la sua concezione dello spazio.
Ma scopriamo più approfonditamente il ruolo dei baffi nella vita del loro proprietario, quale la posizione sul corpo e l’impiego consueto da parte del felino. Cosa accade se si spezzano, la loro struttura e complessità. E principalmente perché i baffi del gatto sono così lunghi.
Baffi: a cosa servono e come funzionano
I baffi del gatto posizionati accanto al naso sono definiti mandibolari, risultano molto lunghi e servono per misurare lo spazio circostante. Sono dodici per parte, simmetrici e uguali, indispensabili per calibrare le distanze accanto al corpo e necessari per coordinare gli spostamenti. Grazie a questa particolare misurazione i baffi permettono al gatto di comprendere se riuscirà o meno a muoversi da un luogo all’altro, in particolare se lo spazio è sufficiente ad accogliere il suo corpo.
Ma i baffi o vibrisse sono presenti anche sopra gli occhi del felino, meglio noti come sopraccigliari e servono a proteggere gli stessi. Infatti la lunghezza è adeguata a captare i movimenti più vicini così da permettere al gatto di proteggere per tempo il senso più importante, la vista. I baffi sono presenti anche sul mento e sul retro delle zampe anteriori, noti come baffi carpali e molto utili per avvertire la vibrazione lanciata delle prede nelle vicinanze. Ma perché i baffi del gatto sono così lunghi e a cosa servono?
Sono parte integrante del sistema sensoriale del felino di affezione, in grado di spedire informazioni direttamente al cervello. Grazie ai baffi e alla loro lunghezza può percepire anche il più piccolo movimento che lo circonda, così da valutare la presenza di una preda o anche di un eventuale pericolo. Non solo perché riescono a trasmettere l’umore del gatto e lo facilitano nei movimenti, come vero strumento di navigazione.
Baffi, forma e crescita
Abbiamo scoperto a cosa servono ma non perché i baffi del gatto sono così lunghi e principalmente quanto lo sono. Come anticipato servono al gatto per orientarsi, per muoversi con facilità, una sorta di bussola anche durante le notti più scure. La lunghezza dei baffi equivale alla larghezza del corpo dello stesso gatto, così da misurare lo spazio circostante e comprendere se è sufficiente per permettergli il passaggio. Sono così lunghi che una ciotola piccola potrebbe infastidire il felino, impedendo di nutrirsi con serenità senza sbattere i baffi contro il bordo della stessa.
Tutti i gatti possiedono i baffi, tranne gli esemplari di razza Sphynx, ma tutti possono vantare estensioni identiche di pura cheratina. Le vibrisse possiedono un spessore pari al doppio dei normali peli, con radici profonde circa tre volte di più rispetto agli altri peli del corpo del gatto. Sono considerati al pari di un organo perché collegati con il sistema nervoso. Sono dodici per lato, come anticipato, divisi in quatto file per parte con le prime due superiori che risultano semi indipendenti rispetto a quelle inferiori.
I baffi cadono in modo autonomo ma ricrescono facilmente per tutta la vita del felino, con tempistiche differenti in base alla razza. In generale possono trascorrere anche 13 settimane prima che rispunti il baffo perso, che andrà a sostituire l’elemento caduto. I ritmi di crescita sono pari a quelli degli altri peli presenti sul corpo del gatto stesso. Il micio se ne occupa personalmente lavandoli e curandoli, per questo è vietato accorciarli o tagliarli. Questo potrebbe incidere negativamente sul senso dell’orientamento e sull’equilibrio fisico.
Falsi miti e leggende
Dopo aver scoperto perché i baffi del gatto sono così lunghi è importante conoscere i miti e le leggende che circondano queste vibrisse. Storie davvero singolari nate spesso come conseguenza della curiosità che i baffi suscitano, ad esempio non è vero che tagliare i baffi li fa sanguinare. E non è vero che tagliarli non provochi conseguenze nel felino, che come abbiamo visto potrebbe risultare più confuso e disorientato. Alcune leggende metropolitane sostengono che senza i suoi baffi il gatto non riesce ad atterrare sulle sue zampe e che se tagliati non ricresceranno mai più. Sono vere e proprie inesattezze, fake news pure, ma ciò che è certo è che i baffi sono estensioni delicate che non vanno toccate o manipolate. Il micio è in grado di curarle da solo, attraverso la delicatezza delle sue zampe e dei suoi movimenti così eleganti.
Il loro compito sensoriale e di connessione con il cervello è di fondamentale importanza per l’esistenza dello stesso felino, per questo vanno preservati e rispettati. Sarà compito del proprietario quello di monitorarne il benessere verificando se l’eventuale caduta è occasionale e regolare, oppure se le tempistiche risultano troppo ravvicinate. In questo caso andrà allertato il veterinario di fiducia che potrà valutare la situazione semplicemente visitando il gatto di affezione, così da intercettare la presenza di eventuali problematiche di tipo dermatologico. Con l’età la caduta risulterà sempre più frequente, come il cambio di colorazione degli stessi baffi che potranno apparire cromaticamente più scuri. Una condizione che non dovrà allarmare ma del tutto comune.
Del resto i baffi invecchiano come tutto il manto e il corpo del gatto, una condizione naturale per questi elementi di connessione così fondamentali. Non dovrebbe stupire visto che con l’aiuto dei baffi riesce a comunicare anche il suo umore, se troppo agitato e preoccupato tanto da appiattire i baffi contro il muso. Oppure rilassato e serafico con vibrisse aperte e tese al fianco del naso. Fino a protenderli in avanti come segno inequivocabile della sua innata curiosità.